Recensione in anteprima – Senza spoiler – Uno dei registi più acclamati del nostro tempo, Denis Villeneuve, prosegue con il secondo capitolo di Dune. La trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo cult sci-fi del 1965 di Frank Herbert. Visione in sala non solo consigliata, necessaria. Un film epico, profondo e con una narrazione che appassiona. Dal 27 febbraio al cinema.

La storia continua

Scampato alla caduta della casata degli Atreides, Paul (Timothée Chalamet) si è rifugiato presso i Fremen, che però guardano a lui come a un lungamente atteso Messia. Per lui sembra una situazione senza uscita: per sconfiggere gli usurpatori Harkonnen non può non seguire il proprio destino tra i Fremen, anche se questo sembra preludere a future e sanguinose guerre.

La storia riprende esattamente da dove era stata interrotta con un riassunto minimo di quanto è successo nel primo capitolo. Si tratta di pensieri, sogni e ricordi di Paul. Il giovane erede al trono ducale, ora fuggitivo, diventa man mano parte integrante del popolo Fremen tra chi lo osanna come il nuovo messia e chi invece ci vede un falso profeta.

Il potere, la religione, le profezie e il controllo economico del commercio della spezia si ripropongono anche in questo film e lo fanno in maniera anche più intrecciata e appassionante.

La religione oltre la spezia

La prima parte di Dune, uscita nel 2021, aveva il compito di introdurre la storia, preparare il terreno per quella restante epopea che coinvolge Paul Atreides. La religione e come viene visto il giovane Paul sono caratteristiche dominanti di questo capitolo. E’ una religione radicata in alcuni e ormai oltrepassata per altri. Uno scontro sotterraneo che affiora solo in alcune occasioni e che mette a confronto idee diverse anche all’interno degli stessi Fremen, degli stessi gruppi.

“Dune 2”, grazie alla sua narrazione, si prende tutto il tempo necessario per spiegare con immagini più che con le parole quanto passa nell’animo di Paul, nel suo cammino per diventare Muad’dib Usul. Una trasformazione non scontata, attraverso passaggi non banali e con l’interpretazione di Timothée Chalamet che offre profondità recitativa. Un personaggio che cresce nel corso del film e che fa coincidere in maniera più identitaria attore e personaggio rispetto a quanto non riusciva pienamente a fare il primo capitolo.

Il film appare anche mistico in certi passaggi. Le componenti religiose, soprattutto, creano spessore anche nei personaggi delle Bene Gesserit con una Rebecca Ferguson in stato di grazia.

Opera epica e di passione

La parte riflessiva del film è affidata alle dinamiche religiose ma non solo. Paul effettua anche un’introspezione personale piena di domande e di risposte che, a causa della preveggenza, Paul stesso vorrebbe allontanare. Si rischia in alcuni punti di concentrarsi troppo su questo singolo personaggio ma è, forse, un unico appunto a un film che coinvolge invece molteplici personaggi.

Anche i personaggi di contorno ma importanti per lo svolgersi della vicenda vengono coinvolti in maniera adeguata con un’interazione efficace. La colonna sonora, la fotografia, la regia attenta e ben curata impreziosiscono questo film che, a tutti gli effetti, riporta in grande stile la narrazione epica e del fantastico al cinema.

Dopo diversi anni, dopo  l’epilogo di una fase dell’MCU con “End Game”, lo spettatore ha la possibilità di appassionarsi a una nuova (vecchia) storia. Dimostrazione, ennesima, che non importa il minutaggio monstre o la dinamica di cose “già viste” ma è importante saper scrivere di cinema e toccare le corde giuste dell’immaginario, del riflessivo, dell’interesse dello spettatore.

L’esperienza oltre la tecnica

“Dune parte 2”, come ci si può aspettare, è ricco di effetti speciali e di scene di azione. I duelli sono coreografati in maniera eccelsa. Una parte del film, diversi minuti centrali girati con un particolare colore sottolineano anche un forte rimando alla storia del cinema e, soprattutto, alla storia (triste) dell’umanità.

Le ottime interpretazioni degli attori suggellano anche una sorprendente chimica di coppia tra Paul e Chani (Zendaya). L’espressione di Zendaya nella parte finale del film è già un film in sé, il terzo, o comunque anticipazione dello stesso. Le corse sui “vermi” e tutta la scenografia immergono lo spettatore nel film.

“Dune parte 2” non è ascrivibile solo come semplice bel film. Si tratta di un’esperienza cinematografica che deve essere vissuta sul grande schermo. Possibilmente con impianti audio e video adeguati.

Voto: 8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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