Recensione in anteprima – No spoiler – Trentaquattresimo film del Marvel Cinematic Universe. Il primo film con Deadpool dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney. Un ingresso nell’MCU che non snatura il personaggio e che, anzi, cerca di farsi beffe sia del passato Fox sia del presente Disney. Ottimo il ritmo, divertente l’azione e l’irriverenza del personaggio. Molto interessante la regia di Shawn Levy. Al cinema dal 24 luglio.
La storia
La vita di Wade Wilson (Ryan Reynolds), che ha ormai smesso di fare il mercenario in costume, non ha preso una bella piega. Negli ultimi anni la sua compagna l’ha lasciato; al lavoro, come venditore di auto al fianco di Peter (Rob Delaney), gli affari arrancano; il colloquio per entrare negli Avengers è andato malissimo. Ciò nonostante Wade ha ancora i suoi amici intorno e, quando la TVA lo rapisce e gli comunica che la sua linea temporale sta per essere cancellata, ecco che Wade torna a mettere i panni di Deadpool e si lancia in una assurda impresa, per cui ha assolutamente bisogno di collaborare con una variante di Wolverine (Hugh Jackman).
Dopo vari tentativi abortiti, trova un Logan depresso dai molti fallimenti e lo porta con sé per fermare la TVA, che però li esilia entrambi nel “vuoto”, un’apocalittica dimensione dominata da Alioth (una grande tempesta dal volto di lupo) e da Cassandra Nova (Emma Corrin), la folle e potentissima gemella di Charles Xavier.
Questo è solo un riassunto parziale delle tante storie che vengono richiamate nel film e della continua citazione. Si parte subito dai titoli di testa, da un Deadpool che disintegra la quarta parete e parla con il pubblico con grande ironia e mettendo spesso in mezzo la Fox, ormai acquistata dalla Disney.
La fragilità di un “non” eroe
“Non ti hanno voluto con gli Avengers, non ti hanno voluto nemmeno gli X-Men e quelli prendono tutti…”
Queste le tristi e ciniche parole di Wolverine a Deadpool che impattano su quest’ultimo. E’ la triste verità di un Deadpool emarginato, e, di conseguenza di un Wade Wilson ridotto ai minimi termini. Ha attorno a sé una ristretta e fidata cerchia di amici ma ha perso l’amore. E’ sfigurato e non disdegna l’essere comunque sboccato e sincero nel suo lavoro… ma è chiaro che non è soddisfatto della sua vita.
La fragilità di Wade si nasconde dietro la corazza del Deadpool che è un fiume in piena di parole, spesso volgari. Un continuo sentirsi al centro dell’azione e dell’attenzione. Un crescente bisogno di salvare ed essere salvato.
L’incontro con un Wolverine molto più cupo e negativo crea una coppia strana e sempre sull’orlo dell’esplosione. Nel vuoto, espediente cinematografico perfetto per raccogliere come in un magazzino tutti gli scarti dei precedenti progetti sui supereroi Marvel-Fox, l’incontro con altri supereroi (spoilerarne anche solo uno sarebbe un vero peccato) è calibrato e ricco di grande stupore da parte del pubblico.
Il multiverso è morto, viva il multiverso
“…e basta con questo multiverso, il multiverso è stato un fallimento…”
Queste le parole di Deadpool di fronte a tutte le sue versioni armate fino ai denti. Un preambolo che anticipa di qualche secondo una delle scene più iconiche: un pianosequenza con carrello laterale che avvicina il film all’azione da videogioco e che scatena ancor di più l’animo splatter del film stesso.
C’è tanta violenza nel film ma il film non impressiona, non è un horror. La dinamica delle morti e degli scontri è quasi cartoonesca, quei cartoon dove i personaggi lottano con tante botte tra loro ma sopravvivono, anche perchè spesso questi supereroi si rigenerano.“Deadpool & Wolverine” è, per distacco, il miglior film della serie. L’introduzione di Deadpool nel MCU della Disney avviene quindi senza snaturare oppure edulcorare il personaggio che, anzi prende in giro spesso Fox e Disney, senza risparmiare battutine a Marvel e al woke.
Pieno di azione, con tanta musica conosciuta, incredibili camei, il film punta anche all’effetto nostalgia. Passati i canoni 20 anni l’obiettivo son gli adolescenti di allora e, quindi i 30enni di adesso. Purtroppo la sceneggiatura non brilla per originalità ma ha il pregio di inondare lo spettatore di parole, battute, alcune molto divertenti, con un ritmo forsennato.
Film divertentissimo dall’inizio alla fine, un cambio di passo dell’MCU che si prende in giro per i fallimenti e, forse, potrà capire come reinventarsi nuovamente. La sensazione che, a differenza dei film che han portato lo spettatore fino a “End Game”, si navighi un pochino più “a vista” in barba alla programmazione.
Voto: 7,7