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Recensione in anteprima – Venezia ’23 – In concorso – Dopo 8 anni dall’uscita di “Blackhat” torna al cinema il regista Michael Mann varcata la soglia degli ottant’anni. Si tratta del suo quattordicesimo lungometraggio, un film biografico incentrato principalmente su un solo anno della vita di Enzo Ferrari, quel 1957 crocevia di importanti sconvolgimenti personali e lavorativi del costruttore. Al cinema dal 30 novembre.

La storia

“Ferrari” è ambientato nell’estate del 1957. L’ex pilota Enzo Ferrari (Adam Driver) è in crisi. La bancarotta ha messo in ginocchio l’azienda che lui e sua moglie Laura (Penelope Cruz) hanno costruito dal nulla dieci anni prima. La loro relazione è messa a dura prova dalla perdita prematura per malattia del figlio Dino e dal riconoscimento di un altro, Piero, nato fuori dal matrimonio con l’amante Lina (Shailene Woodley). Ferrari decide così di colmare le varie perdite cui la vita l’ha messo di fronte scommettendo tutto su una gara automobilistica che per 1000 miglia avrebbe percorso tutta l’Italia: la leggendaria Mille Miglia.

L’atteso film di Michael Mann, che torna alla regia all’età di ottant’anni dopo 8 dall’ultima direzione, si concentra principalmente su un solo anno di vita del “Drake” Enzo Ferrari. Nella vita di Ferrari ci sono diversi successi, delusioni sia in ambito personale che, soprattutto lavorativo e sportivo. Il suo estro, intuito, la sua passione, dedizione al lavoro hanno creato, probabilmente l’azienda italiana più conosciuta al mondo e, nell’ambito delle corse automobilistiche e nelle auto uno dei marchi più seguiti, adorati, tifati.

Concentrarsi su un solo anno di vita rappresenta allo stesso tempo un rischio e un’opportunità. Il film coglie l’opportunità al meglio e approfondisce la figura di Enzo Ferrari, le sue controverse relazioni affettive, le sue, allora problematiche situazioni lavorative.

L’uomo e il pilota

L’inizio del film riporta dei filmati in bianco e nero di Adam Driver vestito da quel Enzo Ferrari pilota dei primi anni del novecento. Un inizio che dimostra un non perfetto fotomontaggio dove appare più che evidente il filmato d’epoca sullo sfondo e la figura dell’attore che si barcamena nella guida di un’auto in uno studio. “Ferrari” ha costantemente la presenza, in quasi tutte le scene, di Enzo Ferrari. Quando lui non è presente siamo a bordo di un’auto con il cavallino rampante che sfreccia a tutta velocità per le strade italiane, per i circuiti di prova.

L’esperienza di Ferrari pilota viene poi diffusa durante le discussioni con i suoi piloti dell’epoca, sempre quel 1957 dove il contatto tra presidente proprietario della scuderia e ingegneri e piloti alle sue dipendente era molto più diretto. Sia nel bene sia nel male, compresa la stessa stampa che poteva essere mandata via se poco gradita.

“Ferrari” si concentra sull’uomo Enzo. Vive una relazione con la moglie ormai finita, è in costante lutto per l’amato figlio morto da poco, vive una relazione poco chiara e sostanzialmente chiusa con l’amante. Ha un nuovo figlio che vorrebbe amare come merita. Il conflitto interiore generato da tutte queste situazioni viene presentato molto bene e l’interpretazione di Adam Driver sopperisce a una fisionomia non proprio simile allo storico Enzo. Infatti l’attore risulta sostanzialmente più alto e più magro in viso rispetto al “Drake”

Passione letale e gioia vitale

Buona la scrittura dei personaggi della moglie Laura, un’ottima Penelope Cruz e dell’amante Lina, una rinata Shailene Woodley. Enzo Ferrari sembra essere in balia di queste due donne. Non le subisce solo e unicamente in quanto ha creato una corazza attorno a sé a causa del grande dolore causato dalla perdita del figlio Dino e dei tanti amici e piloti durante le corse automobilistiche.

Quella corazza costituisce un punto di forza per il lavoro di Ferrari. A tratti cinico ma estremamente risoluto per arrivare all’obiettivo, famosa una sua frase, anche nel film:

“…non si gareggia per arrivare secondi”

e inoltre sempre nel film Enzo dice:

“Correre è la nostra passione letale e la nostra gioia vitale”

consapevole dei rischi che le corse automobilistiche comportano. Tutta questa passione per le auto e i piloti viene messa abilmente in mostra dal film. La ricostruzione della Mille Miglia del 1957 risulta accurata ma con qualche difetto di montaggio e l’incidente di Guidizzolo appare drammatico e impressiona  ma ha una dinamica degli effetti speciali che, da una produzione di questo calibro, ci si aspetta migliore.

“Ferrari” è un bel film, molto coraggioso in quanto mette in pista una parte piccola e meno gloriosa della storia di Enzo. E’ una parte importante però, messa in scena con abilità, buona sceneggiatura e qualche appunto si può fare alla scenografia. Spesso risulta troppo “moderna”, ne è un esempio la tipologia di asfalto delle strane, la segnaletica orizzontale che è bianca quando a quei tempi molto spesso non esisteva e se c’era era gialla ai lati. Da vedere, non solo per appassionati Ferrari.

Voto: 7,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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