Recensione in anteprima – Venezia 23 – Fuori concorso – Liliana Cavani è Leone d’oro alla carriera  dell’80esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia. La regista torna al cinema dopo oltre vent’anni dal successo de “Il gioco di Ripley”. I suoi novant’anni si confrontano con le tematiche del tempo del saggio del famoso divulgatore Carlo Rovelli da cui è tratto il film. Al cinema dal 31 agosto.

La storia (da un saggio)

Pietro (Alessandro Gassmann) ed Elsa (Claudia Gerini) sono una coppia di lungo corso con una figlia adolescente, Anna (Alida Calabria). Si avvicina il cinquantesimo compleanno di Elsa e gli amici storici si riuniscono per festeggiarla nella casa sul litorale laziale. Fra loro tre esperti di fisica: Enrico (Edoardo Leo), da sempre innamorato di Paola (Kseniya Rappoport) , che però è venuta alla festa con il marito Viktor (Richard Sammel); Greta (Valentina Cervi), accompagnata dallo psicanalista Jacob (Fabrizio Rongione); e la ricercatrice Giulia (Francesca Inaudi).

A loro si aggiunge la giornalista Jasmine (Angeliqa Devi). Due degli scienziati sanno qualcosa che è ignoto a tutti gli altri: l’asteroide Anaconda sta viaggiando a velocità altissima attraverso il sistema solare e rischia di abbattersi sulla Terra, distruggendola. È dunque il momento di tirare le somme della vita di ognuno dei presenti, che potrebbero essere spazzati via da un momento all’altro: il che significa fare un bilancio delle loro esistenze e delle loro relazioni.

Tutta la storia, le diverse sotto trame che coinvolgono il cast  stellare sono inventate dalla Cavani, qui anche sceneggiatrice. Si tratta però di prendere spunto dal saggio di Carlo Rovelli e descrivere le reazioni di un gruppo di amici che si confronta con la fine del mondo e, soprattutto con il trascorrere del tempo.

Calma piatta…o forse no

Il contesto attraverso il quale si installano queste discussioni sul tempo, sulla notizia, più o meno svelata, dell’asteroide che dovrebbe colpire la Terra è un contesto un po’ esclusivo. Si tratta di una famiglia e di una cerchia di amici intellettuali, alto locati, affermati nel loro lavoro, o comunque, fieri di quella parte di popolazione che rappresentano. Una scelta un po’ troppo didascalica, semplificata e, a volte reiteratamente stereotipata.

La notizia dell’asteroide “Anaconda” è solo un pretesto per parlare del tempo che trascorre e si trascorre in vita. Se il presente è la scena che si vede, il tempo passato sembra assumere via via una grande importanza. Per le relazioni che ritornano, per i progetti e amori sfumati, per le scelte fatte o non fatte.

Un banco di prova a volte provocatorio che sembra specchio dell’animo della regista che vuole confrontarsi sul tempo del suo vissuto, consapevoli, forse, che ognuno e ogni cosa ha il suo personale tempo di accadere o non accadere. La scelta di Liliana Cavani di espandere troppo l’insieme di argomenti fa perdere d’identità al film che, in certi passaggi risulta quasi forzatamente “moderno” con tradimenti passati banalmente giustificati, con una scelta alquanto innaturale e cinica di trattare le relazioni amorose.

Tempo guadagnato, tempo perso

“Si ama una volta soltanto, per tutti gli altri si prova affetto”

Questa la dichiarazione di Elsa, condivisibile o meno, esplicita nel parlato o taciuta nel segreto di vero, unico, totale amore. Una definizione romantica, che lotta con il tempo che scorre e che caratterizza alcune delle considerazioni delle dinamiche di coppia presenti all’interno del gruppo di amici.

“L’ordine del tempo” presenta delle spiegazioni scientifiche ma mai il tono diventa apocalittico come in “Don’t look up”. Sembra essere piuttosto un ritrovo alla “Compagni di scuola”. L’asteroide che minaccia la fine del mondo obbliga i presenti a fare un bilancio della loro vita, li spinge a fare dichiarazioni e scelte che altrimenti non avrebbero mai fatto e sempre rimandato.

Per l’assurda convinzione che “c’è sempre tempo” il film sembra ammonire lo spettatore che prima o poi il tempo finisce. Il modo in cui lo fa, con troppi argomenti, con troppa verbosità ricalcando il clima da commedia francese senza riuscirci lascia perplesso lo spettatore che si trova di fronte  a dialoghi a tratti scontati e a recitazioni poco convincenti. Considerando anche che tre fisici sembrano proprio in vacanza mentre il mondo è soggetto a una minaccia di tale portata, che la luce in alcune scene appare molto poco naturale il film sembra avere solo uno scopo provocatorio.

Voto: 4,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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