Recensione in anteprima – Con il titolo “Il mio amico robot” arriva in Italia il candidato a miglior film d’animazione agli Oscar 2024. Il film del regista spagnolo Pablo Berger affronta temi importanti attraverso l’amicizia tra un cane e un robot. Un piccolo gioiello poetico già molto apprezzato da critica e pubblico. Al cinema dal 4 aprile.

La storia

New York, anni 80, settembre. Dog, cane antropomorfo, vive un’esistenza solitaria, fatta di televisione e cibi preconfezionati. Durante una serata malinconica, consulta dei modelli di robot da acquistare e ne ordina uno per corrispondenza. Quando Robot gli viene recapitato a domicilio, nasce un’intensa amicizia tra questi e Dog: i due girano Manhattan in lungo e in largo, condividendo esperienze inebrianti.

Dopo una giornata trascorsa in spiaggia Robot si blocca e non riesce più a rialzarsi: Dog cerca una soluzione, ma al suo ritorno trova lo stabilimento chiuso fino alla stagione successiva. Costretti a rimanere separati l’uno dall’altro per molti mesi, Dog e Robot finiranno per trovare soluzioni alternative alla rispettiva solitudine.

Il film offre un’animazione vecchio stile. Si direbbe vintage che non fa rimpiangere il digitale moderno e che si sposa perfettamente con l’ambientazione e il periodo storico nel quale si immerge la storia. Un’operazione nostalgia difficilmente comprensibile dai bambini ma che farà felici gli adulti.

Senza bisogno di parole

“Robot Dreams” è diretto da Pablo Berger, regista spagnolo già apprezzato in passato per altri film d’animazione. Si rivolge al pubblico con una scelta tecnica molto rischiosa. Il film non ha dialoghi. Le interazioni tra i vari personaggi avvengono attraverso sguardi, gesti, espressioni, movimenti. Anche la presenza della musica soprattutto diegetica rivela un modo di comunicare che va oltre le parole del testo raggiungendo soprattutto i ricordi dei protagonisti.

Le parole, in questo film, non sono importanti. “Robot Dreams” si concentra soprattutto sui rapporti tra le persone, anzi gli animali, che popolano questa New York degli anni ’80. Un modo di relazionarsi molto diverso da quello a cui lo spettatore è abituato in questi ultimi anni che vedono l’invasione delle parole, scritte e orali, tramite internet specialmente attraverso l’immediatezza dei social.

Una vita più lenta, e, senza parole o dialoghi non significa necessariamente che viene dato spazio al silenzio. I rumori di una città, le urla e grida di felicità dei più piccoli, la musica, i rumori degli elettrodomestici riempiono la scena e danno un contributo preciso alla narrazione.

Amicizia, abbandono, attesa

“Robot Dreams” è, principalmente, una storia di amicizia. Un’amicizia che sboccia tra un cane Dog che vive tristemente da solo in un anonimo appartamento e un robot che viene comprato dallo stesso Dog tramite una delle tante pubblicità viste in tv.

Nonostante il robot sia, giocoforza, uguale a tanti altri della sua produzione commerciale, questo Robot diventa un amico speciale per Dog. Il legame diventa talmente forte che, il problema che coinvolge i due determina un’abbandono inaspettato e, di conseguenza un periodo d’attesa non programmato.

Il film infatti, attraverso quelli che saranno i sogni del robot durante il periodo di forzata attesa, ripercorre dei sentimenti umani che devastano il cuore di ogni persona ma con i quali bisogna anche fare i conti. Un film che scava a fondo sull’instaurare, mantenere, perdere, superare e ricostruire il rapporto d’amicizia e, più in generale, i rapporti tra le persone. Un film d’animazione non solo rivolto ai più piccoli ma anche ad un pubblico più adulto.

Voto: 7,5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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