Recensione in anteprima – Venezia ’23 – In concorso – Sesto lungometraggio per il regista danese Nikolaj Arcel, sei anni dopo il fallimento di pubblico e critica “La torre nera”. Film in concorso al Lido che porta nelle sale una sorta di western in salsa danese. Cupo, violento, avventuroso e con una dinamica di affetti che fanno breccia nel cuore del pubblico.
La trama
Nel 1755, lo squattrinato capitano Ludvig Kahlen (Mads Mikkelsen) parte alla conquista delle aspre e desolate lande danesi con un obiettivo apparentemente impossibile: costruire una colonia in nome del Re. In cambio, riceverà per sé un titolo reale disperatamente desiderato. Ma l’unico sovrano della zona, lo spietato Frederik De Schinkel (Simon Bennebjerg), ha la presuntuosa certezza che questa terra gli appartenga.
Quando De Schinkel viene a sapere che la cameriera Ann Barbara (Amanda Collin) e il marito servitore sono fuggiti per rifugiarsi da Kahlen, il privilegiato e perfido sovrano giura vendetta, facendo tutto ciò che è in suo potere per scoraggiare il capitano. Kahlen non si lascerà intimidire e ingaggerà una battaglia impari, rischiando non solo la sua vita, ma anche quella della famiglia di emarginati che si è venuta a formare intorno a lui.
Un western danese
“Bastarden” (“La terra promessa”) è il nuovo film del regista danese Nikolaj Arcel, di ritorno in patria dopo la pessima parentesi americana (nel 2017 aveva diretto il fallimentare adattamento di “La torre nera” di Stephen King con Idris Elba e Matthew McConaughey). Il ritorno in Danimarca ha senz’altro giovato ad Arcel, che con questo lavoro riesce a realizzare una grande storia epica, un film storico d’avventura vecchio stampo, con palesi venature western, nonostante l’ambientazione – splendidamente fotografata – sia la brughiera danese del ‘700.
Il grande Mads Mikkelsen, che aveva già affrontato il western nel 2014 (“The Salvation” di Kristian Levring), veste qui i panni dello stoico ex capitano Ludvig Kahlen, determinato più che mai a raggiungere l’obiettivo che si è prefissato: costruire la prima colonia reale nella brughiera, terra aspra e apparentemente incoltivabile, in modo da ottenere un titolo nobiliare che sente di meritare, dato che è il figlio bastardo di un nobile. Il suo, almeno nella prima parte del film, è un personaggio tutt’altro che simpatico: il volto monolitico di Mikkelsen si presta alla perfezione a rappresentare la dedizione ferrea di Kahlen, cui però fa da contraltare una certa rigidità caratteriale che gli rende difficile entrare in empatia con le altre persone.
Kahlen, insomma, è calcolatore dalla tenacia ammirevole, interessato però più al raggiungimento dei propri obiettivi che non al fattore umano. Col progredire della storia, tuttavia, questa rigidità comincerà pian piano a scricchiolare, perché Kahlen diventerà suo malgrado una figura aggregatrice, costruendo attorno a sé una piccola comunità composta prima dai briganti della zona e poi dai primi coloni. E Kahlen si ritroverà a mettere in dubbio le proprie granitiche certezze, perché, come spiegato dal regista stesso nel momento in cui ha presentato il film,
“le nostre ambizioni e i nostri desideri siano destinati a fallire se rappresentano la sola cosa che abbiamo”.
Una grande epopea
Antagonista di Kahlen è il ricco De Schinkel, interpretato dal sorprendente Simon Bennebjerg: l’attore danese riesce nell’impresa di mettere in scena uno dei villain più feroci e detestabili degli ultimi anni, un sadico sostenitore della teoria del caos, terrorizzato all’idea di perdere il proprio potere, che nel suo essere sopra le righe si contrappone alla perfezione al rigido e quadrato Kahlen.
Siamo insomma di fronte a un racconto molto classico, una storia alla Davide contro Golia in cui un eroe che può fare affidamento solo su se stesso e su un manipolo di aiutanti deve combattere contro un antagonista molto più potente di lui. Eppure il film funziona proprio seguendo questi archetipi, sfrutta benissimo l’originalità dell’ambientazione storico-geografica, ha il respiro della grande epopea e si segue con passione dall’inizio fino all’intenso finale. Molto brava la giovanissima attrice Melina Hagberg.
Da vedere.
Voto: 7,5