Recensione in anteprima – Debutto alla regia di un lungometraggio per S.J.Clarkson, già regista dal 2001 di diversi episodi di diversi serial televisivi. Un debutto che lascia perplessi non solo per la regia ma anche per sceneggiatura ed effetti speciali. Un nuovo capitolo dell’SSU (Sony Spiderverse Universe) che, in questo caso, risulta confusionario e scambiabile per un lungo preambolo a qualcosa che, forse mai arriverà. Al cinema dal 14 febbraio.

La storia che non inizia mai

“Madame Web” comincia dalla giungla peruviana del 1973, dove la Dott.ssa Constance Webb (Kerry Bishé) pur se incinta di 9 mesi continua imperterrita a seguire le tracce di un misterioso ragno dai poteri incredibili. Viene tradita e lasciata in fin di vita dal collega esploratore: Ezekiel Sims (Tahar Rahim). Soccorsa da una misteriosa popolazione di uomini ragno del posto, questi riescono solo a salvare la neonata, Cassandra Webb. A darle il volto vent’anni dopo è Dakota Johnson.

Cassandra (Cassie) fa il paramedico a New York, ha come solo amico il collega Ben Parker (Adam Scott) e dopo essere quasi morta in servizio, comincia ad avere strane visioni sul futuro. Anche Sims, diventato una sorta di superuomo grazie ai poteri del ragno peruviano, ora ne è preda, e vive nel terrore causato da una visione premorte che gli mostra continuamente le giovani Julia (Sydney Sweeney), Mattie (Celeste O’Connor) e Anya (Isabela Merced) distruggerlo. Le tre al momento sono adolescenti prive di superpoteri, ma deciso a non lasciare nulla al caso, Sims si mette sulle loro tracce, senza sapere che pure Cassandra è destinata ad incrociarle.

La trama non brilla in originalità ma non si può chiedere tanto altro a un cinecomic che vuole introdurre dei nuovi personaggi. Il problema è nella sceneggiatura, firmata dalla coppia Matt Sazama e Burk Sharpless, già autori di scempi cinematografici quali “Gods of Egypt”, “Power Rangers”, “Morbius”. Dialoghi fermi a serie tv televisive degli anni 90, azzoppati da una velocità e una poca profondità da non far apprezzare pienamente le dinamiche tra i personaggi.

Un multiverso di confusione (ed errori)

Il film inizia subito in modo totalmente differente dalla genesi della supereroina fumettistica. Per stessa ammissione di sceneggiatori e produttori  “Madame Web” è qualcos’altro rispetto alla versione cartacea. Assistiamo quindi a una storia parallela, quasi un nuovo universo dove c’è anche modo di incrociare, sullo sfondo, furbescamente e scorrettamente, un po’ di personaggi, senza spoilerare, che fanno parte dello spiderverse Sony.

Lo smarrimento iniziale dello spettatore conoscitore della storia cartacea viene amplificato da una sceneggiatura piatta, dialoghi banali e una regia che non si discosta particolarmente da un episodio televisivo di una serie anni 90. Inoltre il montaggio non aiuta e l’effetto volutamente straniante delle visioni non arriva quasi mai a buon fine.

In un settore estremamente saturo e assueffatto di super eroi e super eroine “Madame Web” non aggiunge assolutamente nulla al panorama dei film di questo genere, anzi sottrae e impoverisce qualitativamente il futuro Sony dell’SSU.

Person of (no) interest

“Madame Web” ha un budget dichiarato di 80 milioni. Un buon budget per un film ma, sicuramente, estremamente basso per cinecomic che necessitano di effetti speciali credibili. E, infatti, a tutto quanto scritto sopra si aggiunge una CGI e un’effettistica nelle scene degli incidenti e degli scontri spesso non all’altezza di tanti altri titoli, cosa che, a tratti, risulta anche imbarazzante.

Se, sorprendentemente, Dakota Johnson riesce a dare un’interpretazione che sopperisce solo in parte a una sceneggiatura e una direzione “non pervenuta”, lo stesso non si può dire per gli altri interpreti. Le tre adolescenti, come da stramba tradizione americana, sono interpretate da tre attrici ultraventenni. Senza una particolare alchimia tra loro e senza approfondire nulla delle tre.

A margine di questa specie di “Mean Girls” involontario abbiamo anche un villain che sembra avere a disposizione tecnologie che, nel 2003 molti si potevano solo sognare, tantomeno rubare senza che nessuno muova un dito per riappropriarsene. Specularmente le quattro donne e l’insipido Ben Parker sempre nel 2003 non hanno nemmeno un cellulare, un cercapersone e Ben e Cassie son paramedici.

E’ tutto una cassandra, o quasi

In teoria “Madame Web” poteva diventare qualcosa di importante inserendosi nell’SSU in modo armonico. Purtroppo, in pratica, non lo è. Anzi tutti i problemi avuti in fase di progettazione e produzione dell’opera oltre al basso budget descinato hanno mortificato e ridotto la possibilità di avere un prodotto qualitativamente valido.

“Madame Web” sembra, a visione ultimata, un lungo trailer di anticipazione di qualcosa che, forse vedremo nei prossimi anni. La volontà di affidarsi a un futuro di nuove narrazioni con la pretesa di narrare poco o nulla nei film del presente. Il film diventa un grosso campanello d’allarme per Sony, anzi una sirena d’allarme. Un po’ come le tante sirene d’ambulanza di questo film che lo fanno sembrare un episodio di una qualsiasi serie medical drama. Probabilmente solo l’episodio 4×12 “Rigenerazione” di X-Files, a mia memoria, ha visto un uso maggiore delle ambulanze.

Campanelli o sirene che siano, la pellicola “Madame Web” può trasformarsi tragicamente nella dea mitologica che da il nome alla protagonista ed essere così portatrice di brutte notizie per il proseguio delle avventure di queste eroine sul grande schermo.

Voto 4,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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