Recensione in anteprima – Roma FF 2022 – Presentato in anteprima europea alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, il nuovo film firmato da Steven Spielberg è un atto d’amore al cinema e alla sua infanzia. Una autobiografia romanzata, fuori dal tempo, ed espressa tramite la passione per la celluloide, le immagini, le riprese sin dalla giovanissima età. Al cinema dal 22 dicembre.

La storia di Sam

1952. Sammy Fabelman (Mateo Zoryon Francis-DeFord/Gabriel LaBelle) ha sei anni e al cinema non ci vuole andare, ha paura di affrontare quel mondo di giganti. La madre gli assicura che i film sono sogni indimenticabili, il padre lo rassicura descrivendogli il prodigio di una macchina che fa muovere immagini fisse. Davanti al loro bambino, Mitzi (Michelle Williams) e Burt (Paul Dano) assumono ciascuno il proprio ruolo: la poesia da un lato, la tecnologia dall’altro. In sala “Il più grande spettacolo del mondo” di Cecil B. DeMille fa il resto. Sam esce dal cinema e l’avvenire è aperto.

Recrutando come figuranti compagni di scuola e sorelle, comincia a girare western ed epopee belliche nel deserto dell’Arizona. Gli anni intanto passano e Sam, adolescente, scopre nel flusso dei suoi fotogrammi aspetti insospettabili della vita dei suoi genitori.

Questa è una storia che Steven Spielberg ha sempre voluto raccontare e ha iniziato a pensare a questo film nel 1999 con una prima idea. Somma ed estensione romanzata della sua vita tra infanzia e adolescenza il film racconta la folgorazione del regista per la settima arte, l’inizio del suo amore per il cinema.

Essere Steven Spielberg

Attraverso la famiglia Fabelman Spielberg ripresenta i temi della sua filmografia che scaturiscono proprio dalla sua vita. Troviamo quindi la curiosità, la fantasia, l’affetto per quella passione filmica che poi diventerà il suo lavoro, le angherie antisemite e il rapporto interrotto tra i suoi genitori. Soprattutto quest’ultimo, già presente nelle varie coppie divorziate, senza padre o madre presenti nei film precedenti è un elemento determinante di “The Fabelmans”.

Una famiglia presente compatta e unita nella prima, folgorante scena del film che è una perfetta sintesi di narrazione, meraviglia, stupore e fascino per il buio in sala, per le immagini “grandi che fanno paura” ma che scaturiscono nello spettatore fantasia, evasione. Sam davanti alle immagini sul grande schermo ricorda quello sbalordimento che abbiamo visto sul viso di Salvatore in “Nuovo cinema paradiso” o negli occhi di John Coffey de “Il miglio verde”.

“The Fabelmans” è quindi il film che ci si aspetta da un autore quando vuole raccontare una parte della sua storia. E’ un racconto senza tempo, con poche date, con pochi riferimenti storici, senza infiltrazioni di carattere politico, sociale, quasi incontaminato e totalmente funzionale al racconto di una storia, quella del regista, costellata da tanto amore ma anche da tante difficoltà.

Un cinema (non) alieno

“Non basta amare una cosa, bisogna anche sapere prendersene cura”

E’ questo uno degli insegnamenti della mamma a Sam, quando ancora è un bambino, quando sta muovendo i primi passi nella sua “folle” idea di voler ricostruire con i suoi modellini la famosa scena del treno de “Il più grande spettacolo del mondo”.

E’ una frase chiave per tutto il film, si rivelerà importante sia per la “carriera” cinematografica di Sam sia per tutta la famiglia, nei rapporti col padre, nei rapporti con la madre e, soprattutto per le ferite nascoste che il rapporto tra genitori cela.

“The Fabelmans” è un film di 150 minuti, forse troppi, ma sicuramente pochi per riassumere quanto il regista vorrebbe dire della sua vita di quel periodo. E’ un film intimo, con momenti che coinvolgono, affascinano spesso senza urlare, perchè le urla a tempo debito arriveranno, come succede nella vita, come succede in un film che ha i suoi colpi di scena.

Il film, pur non essendo immerso nei fatti storici del tempo (ed essendo gli anni 50 e 60 di storia americana ce ne sarebbe da raccontare) come per esempio in film come “Schindler’s List”, è comunque realtà (romanza) della vita di un bambino e poi ragazzo che insegue, con successo, un sogno.

Voto: 8,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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