Recensione in anteprima – Venezia ’23 – Orizzonti Extra – Selezionato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti Extra, all’interno della quale ha vinto il Premio degli Spettatori, l’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti è un sincero dramma familiare che, al netto di qualche ridondanza, affronta in maniera delicata il tema della salute mentale. Dal 21 settembre al cinema
La trama
Questa è la storia di una famiglia storta, di genitori egoisti e manipolatori, un mostro a due teste che divora ogni speranza di libertà dei propri figli. Desirè (Micaela Ramazzotti) è la sola che può salvare suo fratello Claudio (Matteo Olivetti) e continuerà a lottare contro tutto e tutti in nome dell’unico amore che conosce, per inseguire un po’ di felicità.
Un sincero dramma familiare
E’ senza dubbio un film fatto col cuore, la pellicola d’esordio di Micaela Ramazzotti, che dopo una lunga carriera da attrice ha deciso di mettersi alla prova dietro la macchina da presa. Scritto dalla regista stessa con Isabella Cecchi e Alessandra Guidi, Felicità è un dramma che parla di una famiglia problematica, un intrico di relazioni tossiche che rischia di distruggere la vita di Desirè e Claudio, i due protagonisti.
Al centro della scena c’è lei, Desirè, una figura che rientra perfettamente nella galleria di personaggi interpretati nel corso della sua carriera dalla Ramazzotti: semplice, ingenua, un po’ patetica, ma allo stesso tempo dolce e di buon cuore, e con un’insospettabile forza di volontà, Desirè è una protagonista cui è impossibile non voler bene, una donna che al netto della propria ignoranza riesce ad affrontare problemi enormi con grande coraggio. Soprattutto, è l’unica che tiene veramente a Claudio, il fratello depresso e con inclinazioni suicide, laddove i genitori, col loro atteggiamento egoistico e manipolatorio, non fanno che aggravare la situazione.
Il film affronta dunque con delicatezza il tema del disagio mentale, illustrandone in maniera molto chiara cause e conseguenze, comportamenti che lo aggravano e modalità di affrontarlo, il tutto stando sempre vicino ai propri personaggi, rappresentati con grande affetto dalla regista. Felicità diventa quindi un titolo paradossale, una chimera che sembra irraggiungibile per Desirè e Claudio, condannati come sembrano essere dai traumi della loro infanzia e dalla disfunzionalità dei loro genitori a essere eternamente infelici; invece tramite il loro reciproco amore fraterno, nonostante tutto e tutti, non rinunceranno a inseguirla.
Un esordio meritevole
La carne al fuoco è tanta, perché, oltre al tema principale, il personaggio di Bruno, ossia il compagno di Desirè, interpretato da Sergio Rubini, un professore universitario in perenne conflitto con la cafonaggine dei suoceri, mette in campo la questione del conflitto di classe e dell’ipocrisia di una certa élite intellettuale, che ponendosi con fare paternalistico di fronte a persone semplici come Desirè finisce per generare nuovi traumi invece di essere d’aiuto. Che la pellicola punti ad essere anche un affresco sociale, d’altronde, è stato dichiarato dalla stessa regista, che aveva spiegato che con questa storia intendeva mostrare
“come lo spirito dell’Italia di questi anni si rifletta sulle persone meno attrezzate”.
Dove il film pecca, forse, è proprio nella rappresentazione esasperata e un po’ schematica di questi concetti, con il rischio talvolta di sfiorare lo stereotipo e la ridondanza; d’altro canto, è pur vero che, anche grazie alle interpretazioni dell’ottimo cast, lo sguardo dell’autrice è sempre in qualche modo compassionevole e anche nelle terrificanti figure dei coniugi Mazzoni (bravissimi Max Tortora e Anna Galiena) si scorgono a tratti barlumi di umanità, motivo per cui vengono percepiti dallo spettatore come, a loro volta, vittime di sé stessi e del loro ambiente, e non solo come carnefici dei loro figli.
In conclusione, al netto di qualche schematismo e di qualche ridondanza, di toni talvolta sin troppo esasperati, nell’esordio di Micaela Rammazzotti ci sono molti elementi interessanti che rendono Felicità meritevole di una visione, un’opera forse un po’ acerba ma capace di affrontare con coraggio e delicatezza tematiche difficili e importanti, mantenendosi in equilibrio tra dolore e positività, tra amarezza e sorriso. Da oggi nelle sale.
Voto: 6,5