Recensione Nuovo film di David Yates, noto al grande pubblico principalmente per il suo lavoro nel mondo della saga di Harry Potter, è una coproduzione tra Gray Matter Productions e Wychwood Pictures.Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival l’11 settembre 2023, è uscito in sale selezionate negli Stati Uniti il 20 ottobre 2023.

Disponibile su Netflix dal 27 ottobre 2023, il film è ispirato ad una storia vera, e basato sul romanzo di Evan HughesPain Hustlers: Crime and Punishment at an Opioid Startup”.

Trama

Siamo in Florida nel 2011, all’interno del business, come dal titolo, delle grandi case farmaceutiche (Big Pharma), preludio alla crisi degli oppioidi, che ha scosso gli Stati Uniti negli ultimi anni. Liza Drake (interpretata da Emily Blunt), un tempo lavoratrice quasi sul lastrico in un locale di lapdance, un giorno incontra un dipendente della Zanna Therapeutics, Pete Brenner (Chris Evans), che le promette un futuro milionario.

In seguito al licenziamento e al conseguente sfratto da parte della sorella, che per quasi due mesi l’ha ospitata con la figlia in casa sua, insieme anche alla madre Jackie (Catherine O’Hara), ormai a corto di risorse, decide di accettare l’offerta. Metterà così in piedi, mentendo sulle sue generalità e sui pregressi professionali, insieme a Pete e al fondatore dell’azienda, il Dr. Jack Neel (Andy García), un Impero farmaceutico, diffondendo sul mercato il Lonafen. In questo modo in breve tempo l’azienda verrà salvata dalla bancarotta, e la concorrenza ne risulterà sconfitta.

Per Liza ne deriverà un percorso di crescita professionale, che veramente la farà arrivare alla ricchezza promessa, facendole ottenere la tanto agognata dignità lavorativa e personale, ma ne metterà in discussione l’onestà e umanità.

Fino a dove è possibile spingersi per denaro e avidità?

Verità e finzione

Pain Hustlers è vagamente basato sugli eventi che circondano l’ascesa e la caduta di un’azienda farmaceutica chiamata Insys Therapeutics. Zanna ne è il sostituto e Lonafen è una rappresentazione del farmaco contenente fentanyl di Insys chiamato Subsys. Il personaggio di Andy García è ispirato a John Kapoor, che ha creato Insys e ha lottato duramente per riuscire a vendere il Subsys.

Anche nella vita reale, dopo l’immissione sul mercato, Subsys non ha funzionato così bene come Kapoor aveva pensato. Lui era però dedito all’idea di far funzionare la cosa, anche se ciò significava prendere strade illegali. Allo stesso modo si comporta il Dr. Neel, che pur di diffondere il proprio farmaco impiega ogni mezzo, dall’assunzione di persone giovani e attraenti come rappresentanti di vendita al targeting di medici specifici, fino al lancio del “programma degli oratori” (“speakers program”).

Fondamentalmente, un modo per corrompere i medici affinché prescrivessero il farmaco ai loro pazienti. Come Lonafen, Subsys è uno spray che si dice sia più rapido nel mostrare effetti rispetto ai suoi omologhi sul mercato. È destinato al trattamento del “dolore episodico intenso dovuto al cancro che non è controllato da altri medicinali”. Dopo aver iniziato gli studi clinici nel 2007, il farmaco ha ricevuto il sigillo di approvazione nel 2012.

A causa del suo uso specifico, Subsys è piuttosto costoso, con la sua unità da 100 mcg disponibile nel range di circa $ 70-$ 80, il che lo rende un prodotto redditizio per l’azienda.

Il destino dell’industria

In seguito all’incremento sempre più ampio nella quota di vendita sul mercato, e al correlato guadagno sempre più ricco, per avidità si spingono oltre. Oltrepassando la fatidica zona grigia, in cui poter agire senza essere puniti legalmente, e seguendo il motto

“il dolore è dolore”,

iniziano infatti a esortare i medici, tramite mazzette e tangenti, a prescrivere il farmaco al di fuori della categoria dei malati oncologici. Tutto diventa possibile, in quanto, come dicono,

“non c’è niente di più stimolante e redditizio della disperazione assoluta.”

Dandolo così a chi soffriva di dolori da lieve a cronico a causa di altri problemi, commettono la frode nota come “commercializzazione off-label”, al di fuori quindi del target per cui specificatamente dovrebbe essere indirizzato il medicinale.

Il film mostra bene gli effetti di tali decisioni sulla gente comune, fra cui si verificano overdose e decessi. Fa capire anche come non fosse una pratica inconsueta per le industrie farmaceutiche. Solitamente queste ricevevano come penale semplici multe disciplinari e divieti temporanei di arruolare i medici. Diversi informatori hanno consentito, nella realtà storica dei fatti, all’accusa di avviare un caso contro John Kapoor, che si è beccato la condanna per 66 mesi di carcere.

Altri sette dirigenti e dipendenti della Insys sono stati giudicati colpevoli del loro coinvolgimento. Nel 2020, l’ex amministratore delegato, Michael Babich, è stato condannato a trenta mesi. L’ex vicepresidente delle vendite, Alec Burlakoff, ha ricevuto ventisei mesi di prigione. Il farmaco è ancora in commercio, in seguito a cause legali intentate dall’azienda, e alle promesse di impiego del farmaco unicamente per lo scopo col quale è stato creato.

Riflessioni finali

Il film, anche grazie al cast di notevole impatto e bravura, riesce bene a trasmettere al pubblico le vicende reali e contemporanee. Seppur, come sempre avviene, la realtà sia un po’ romanzata. La regia resta classica e senza troppe innovazioni. Comunque, sicuramente questo film ha il merito di aver mostrato un problema così influente nella società odierna.

Le vicende passate raccontate a colori, si alternano alle interviste ai personaggi, rese in bianco e nero, secondo la tecnica del falso documentario. Queste vengono fatte in seguito alla condanna storica che, seppur con risultati inferiori a quelli sperati, ha messo in luce i crimini dell’industria di settore. Nel finale, si impiega anche il found footage, mostrando immagini di telegiornali e notiziari reali, nel racconto dei processi e specialmente degli effetti ottenuti.

Pain Hustlers è nel suo complesso un film di forte impatto visivo, adrenalinico nel mostrare il marciume e la corruzione del settore farmaceutico. Riesce bene a rappresentare la psicologia dei diversi personaggi, nonostante in alcuni punti proceda a rilento. Interessante l’impiego della musica ad opera di James Newton Howard e Michael Dean Parsons, con l’uso di sonorità in prevalenza soul e indie rock.

Particolare la presenza del brano “Brenner’s Rap”, scritto da Deadman Raschaun ed interpretato da Chris Evans.

Per approfondire la tematica legata alla crisi degli oppioidi è consigliabile la visione di “Dopesick – Dichiarazione di dipendenza”, miniserie sviluppata da Danny Strong e disponibile su Disney+, e del film con cast corale “Confini e dipendenze” del 2021, diretto da Nicholas Jarecki.

Voto: 6,7

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