Recensione in anteprima – Nata nel 1979 con “Interceptor” la saga creata da George Miller approda nuovamente al cinema con il quinto film. Si tratta del prequel che affronta la storia della vita di Furiosa che è stato introdotto al fianco di Mad Max nel precedente “Mad Max fury road” del 2015. Un film pieno di azione e che narra in modo magistrale una storia di odio e vendetta. Al cinema dal 23 maggio.
La storia
C’è una bambina coi capelli rossi nel giardino dell’Eden, una terra verde da qualche parte nel deserto australiano dove la gente vive in pace e coglie le mele senza peccato. Ma l’irruzione di barbari mascherati, strappa la bambina alla sua mamma e al suo paradiso per andare incontro a un destino di dominazione, non senza lottare.
Perché Little D (Alyla Browne), così la battezza il sanguinario Dementus (Chris Hemsworth), non si arrende e si fa posto in un mondo di uomini, cresce in mezzo a loro ma diversa da loro. Lo sguardo all’orizzonte e un chiodo fisso nella testa. Il piano è vendicare la morte della madre e ritornare a casa. Dementus non sente ragione e le mette di nuovo il bastone tra le ‘ruote’. Ceduta per una manciata di benzina e un misero privilegio all’Immortan Joe (Lachy Hulme), sovrano mostruoso della Cittadella, Furiosa/Little D. (Anya Taylor-Joy) farà fruttare l’esilio sviluppando competenza e bellezza, la bellezza dei giusti.
A prima vista una semplice storia di vendetta acuita dal dramma subito e vissuto in diretta durante l’infanzia. In modo barbaro, cruento, senza pietà in un mondo distopico che si è allontanato da tempo dalla civiltà. Ma la storia seppur lineare, non si sviluppa con una sceneggiatura poco originale. Affonda le sue radici nella scenografia, nei gesti dei personaggi, nei continui inseguimenti e fughe.
Raccontare deserti
In “Mad Max Fury Road” ma, tendenzialmente in gran parte della saga, il deserto la fa da padrone per quanto riguarda l’ambientazione di tutte le vicende. “Furiosa, a Mad Max saga” inizia con un inseguimento nel deserto. Protagoniste, questa volta le moto. Un inseguimento folle, a perdifiato per recuperare la figlia. E’ il primo capitolo del film. Film che si divide in 5 capitoli ben ritmati e annunciati, all’interno dei 146 minuti del film da 5 titoli: “Il posto dell’inaccessibilità”, “Lezioni dalle terre lontane”, “La clandestina”, “Verso casa”, “Oltre la vendetta”.
Cinque parti che narrano la genesi di Furiosa, la sua trasformazione da spensierata e furba bambina a spietata donna che ha un unico obiettivo: la vendetta. Ma Furiosa, come vedremo, non è solo vendetta. Di lei però, se abbiamo visto il precedente capitolo del 2015 conosciamo già qualcosa, soprattutto riguardo alla sua menomazione fisica.
La regia di George Miller è chiara e non soltanto riguardo alle bellissime scene d’azione. Il regista è chiaro anche nella sceneggiatura scegliendo di non affidarsi alle parole ma appunto all’azione come mezzo narrativo. Non c’è bisogno di spiegazioni, sono superflue, lo spettatore ha ben chiaro quale sia l’animo di Furiosa, cosa vuole fare e l’obiettivo finale. Si racconta il deserto come paesaggio ma anche come assenza di speranza interiore di molti personaggi che hanno una tremenda sete di vendetta.
Oltre la vendetta
“Furiosa, a Mad Max saga” porta sul grande schermo un’essenzialità di scrittura rara in cui è l’azione a guidare il racconto. Sono i gesti e le azioni dei corpi, delle auto, delle moto, le coreografie, le pause, i rituali, etc a dire al pubblico cosa desiderano i personaggi, cosa vogliono fare, cosa stanno provando e cosa stanno pensando.
Ed infatti Furiosa non è solo vendetta. Lo si capisce per tutto il film con indizi e momenti di pausa ma anche e soprattutto nell’ultimo capitolo: il confronto con il Dementus che le ha ucciso la madre. Un confronto fisico impari, lei minuta contro quello che appare, proprio come un gigante e, non a caso ha le stesse sembianze del Thor della Marvel.
Il film ha un ottimo comparto tecnico che mette in scena veicoli, scenografie, ambientazioni impressionanti e affascinanti. La regia e la fotografia son ben bilanciate e offrono uno spettacolo perfetto sia nelle scene d’azione sia in quelle più riflessive o di pausa. La prova degli attori mette in evidenza un Chris Hemsworth che si prende un po’ in giro tra il “demente” e il “folle egocentrico sanguinario”. E, soprattutto, una credibile Anya Taylor-Joy che da un’ulteriore prova della sua abilità recitativa.
George Miller, in pratica, riesce a creare nuovamente un film affascinante ampliando il suo mondo post apocalittico e distopico. Un’operazione non semplice quando si mette mano a sequel, prequel e quant’altro. Un’operazione riuscita perfettamente, in questo caso.
Voto: 8