Recensione in anteprima – Venezia ’23 – Fuori concorso – Cinquantunesimo lungometraggio per il regista ottantottenne Woody Allen che porta al Lido, fuori concorso, una commedia brillante e che affonda la sua storia nelle dinamiche di coppia. Divertente e con un colpo di scena finale molto ben studiato. Al cinema dal 6 dicembre.

La storia

Jean (Melvil Poupaud) e Fanny (Lou de Laâge) formano una coppia apparentemente ben assortita. Hanno un lavoro redditizio, vivono in un quartiere elegante di Parigi e sembrano innamorati come all’inizio della loro relazione. Di lui si mormora che abbia uno scheletro nell’armadio sul piano professionale. Lei invece inizia a provare un senso di colpa che si unisce alla passione che sente nascere per un compagno di liceo incontrato un giorno in modo casuale.

Può un incontro casuale cambiare la vita di una persona? Quell’incontro casuale è un colpo di fortuna oppure un azzardo? Quanto del vissuto può essere razionale e quanto deve essere abbandonato all’irrazionale? Queste le tante domande che lo spettatore si trova ad affrontare durante la visione e che il regista Woody Allen pone.

Un intreccio tipico da commedia, una commedia molto più giocosa di quanto ci si possa aspettare e quasi teatrale nel suo evolversi concludendosi con un finale che strappa applausi liberatori.

Evasioni

L’incontro fortuito tra Alain (Niels Schneider) e Fanny sembra, a lungo andare, non essere una vera e propria coincidenza. Ma innesca un vortice nell’animo di Fanny tale da mettere in discussione tutto il suo presente, soprattutto il presente con Jean. I due formano una coppia solida anche se appiattita sulla quotidianità benché benestante e altolocata. Alain costituisce una sorta di evasione dal quotidiano, dall’abitudinario che, sebbene è un’uscita dalla “confort zone” e quindi un rischio, è anche qualcosa di nuovo, da esplorare.

L’evasione dal quotidiano è rappresentato dal regista anche attraverso l’uscita vera e propria di Fanny dal luogo di lavoro, dai suoi orari estremamente programmati. Alain è presentato dalla sceneggiatura come una persona molto meno inquadrata in uno schema fisso: è scrittore, non ha orari d’ufficio, non ha, apparentemente, una città fissa in cui stare. Viaggia, evade con la fantasia scrittoria e, con la realtà logistica.

Questa dinamica di sottili e delicati equilibri tra vita matrimoniale e avventura extraconiugale diventano un esercizio serio sul quale interrogarsi anche a livello non solo di semplice evasione ma di qualcosa di più concreto. E il film da commedia si trasforma velocemente ma con metodo in thriller.

Un thriller con finale a sorpresa

Il fim si trasforma in un leggero e vivace thriller quando Jean inizia ad accorgersi di più della moglie, non la da’ per scontata e, ovviamente non ne comprende le assenze. Nella mente di Jean si instaurano tutti i sospetti e le azioni che ne conseguono sono lo specchio di quanto lui, con una posizione da ricco borghese, realizzato lavorativamente, guardi tutti (quasi) sempre dall’alto al basso. Cerca quindi di ritornare nel pieno controllo della sua relazione con la moglie.

Il suo matrimonio da salvare è si sentimentalmente coinvolgente ma è anche una questione di salvaguardia del proprio “io ferito”. Geloso di sua moglie ma allo stesso tempo del suo “trofeo” in quanto moglie molto più giovane di lui, innesca una serie di mosse e contromosse dall’alto del suo potere e il regista, grazie a una buona sceneggiatura, rende il tutto molto fluido.

In una Parigi adorabile nei colori autunnali che diventa anche perfetta scenografia esaltata da una curata fotografia il film scorre molto fluidamente, diverte, fa anche riflettere e soprattutto è un ottimo ritorno di quel Woody Allen che parla di rapporti umani e di coppia come non si vedeva da tempo.

Voto: 7,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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