Recensione in anteprima – Venezia ’23 – In concorso – Quinto lungometraggio per Saverio Costanzo che torna in concorso alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dopo 9 anni da “Hungry Hearts”. Il regista propone l’avventura di una notte di una giovane romana che attraversa tutti gli ambienti sani e poco sani della Cinecittà degli anni cinquanta. Al cinema dal 14 dicembre.
La trama
Roma, anni Cinquanta. La diciottenne Mimosa (Rebecca Antonaci) si reca a Cinecittà con la sorella Iris (Sofia Panizzi) per partecipare ai provini delle comparse di un kolossal americano girato all’epoca della Hollywood sul Tevere, e a sorpresa viene scelta per un ruolo minore. La star del film, Josephine Esperanto (Lily James), prende a cuore l’innocenza della ragazza e la sua estraneità a quel mondo di finzione, e trascina Mimosa con sé in una notte brava attraverso i luoghi della “dolce vita” romana, fra attori hollywoodiani e faccendieri che ronzano attorno al microcosmo del cinema.
La ragazza viene catapultata suo malgrado, ma non senza momenti di euforia, in un universo privo di regole (e di scrupoli) animato da narcisismi e rivalità, ma anche da una fame di vita che vede nella nuova arrivata una fonte di linfa vitale. Arriverà l’alba a concludere questa rocambolesca avventura notturna?
Tutto in una notte
Come spiegato dal regista Saverio Costanzo, che ha dedicato il film alla memoria del padre Maurizio, inizialmente “Finalmente l’alba” doveva essere incentrato sull’omicidio della giovanissima Wilma Montesi, avvenuto nell’aprile del 1953, una vicenda che rappresentò per l’Italia il primo caso di assassinio mediatico. In seguito, però, il progetto ha preso un’altra piega ed è diventato
“un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore”.
Il caso Montesi rimane comunque sullo sfondo e, oltre a contestualizzare la storia in un preciso momento storico, funge anche da monito per la protagonista Mimosa, che dopo essere rimasta colpita dalla notizia si ritroverà a pensare a Wilma anche durante le sue disavventure notturne, nel corso delle quali ripercorrerà in qualche modo le tracce della coetanea.
Il film diventa così un vero e proprio racconto di formazione, un viaggio di un giorno e una notte che, come da tradizione, rappresenterà per Mimosa la scoperta di lati di sé che non immaginava di avere, lo sgretolamento della dorata immagine del mondo del cinema da lei tanto sognato e in generale il suo ingresso nell’età adulta. Il tutto, comunque, senza perdere quella purezza che la contraddistingue e che attrae come una calamita i ricchi e corrotti personaggi dello spettacolo che incontra nelle sue peripezie, i quali su di lei proiettano le proprie fantasie e i propri rimorsi.
Tra passato e presente
Guida spirituale di Mimosa nel corso della nottata è il personaggio di Willem Dafoe, proprietario di una galleria d’arte nonché autista delle star. Altri due interpreti americani incarnano il mondo del cinema dell’epoca: la brava Lily James è Josephine Esperanto, diva volubile e capricciosa ma tremendamente affascinante, che prende Mimosa sotto la propria ala per farne il proprio giocattolino (dice a tutti che la ragazza è una nota poetessa svedese) ma finisce per rimanere soggiogata dalla sua innocenza; Joe Keery (lo Steve Harrington di “Stranger Things”) è invece Sean Lockwood, attore fascinoso ma insicuro. In rappresentanza dell’Italia, ecco Alba Rohrwacher, poco credibile a dire il vero nei panni di Alida Valli.
Ma in “Finalmente l’alba” i personaggi sono tanti, e non tutti perfettamente a fuoco.
Al centro, comunque, rimane sempre Mimosa, ben interpretata dall’esordiente Rebecca Antonaci. La sua è una storia forse già vista, con una conclusione troppo didascalica e un po’ kitsch nel suo voler essere simbolicamente memorabile. Allo stesso modo, sono innegabili certe lungaggini che rallentano troppo il ritmo e appesantiscono il racconto, al quale prima dello sbarco nelle sale gioverebbe qualche taglio in sede di montaggio. Eppure, al netto di tutte le imperfezioni, “Finalmente l’alba” è comunque cinema ambizioso, che guarda ai grandi film del passato (“Bellissima”, “Io la conoscevo bene”…) per affrontare tematiche contemporanee. L’operazione non è del tutto riuscita, ma è comunque apprezzabile.
Voto: 6,5