Recensione in anteprima – Roma ’23 – Progressive – Dopo il successo di critica de “Il cieco che non voleva vedere Titanic” del 2021 Teemu Nikki torna al cinema con un film molto particolare. Il regista finlandese ci presenta una storia al limite del surreale con toni divertiti e divertenti. Al cinema dal 4 luglio.

La storia

Risto (Pekka Strang) e Arto (Jari Virman) sono vicini di casa ma non potrebbero essere più lontani di così: il primo è un impresario di pompe funebri schiavo della ludopatia, ha una moglie da cui si sta allontanando, una suocera alcolizzata e un figlio per cui è presente solo a volte; il secondo è un mite educatore in una scuola per l’infanzia, convive con la ricercatrice Saija (Pihla Penttinen) e i due cercano da tempo di arrivare ad una gravidanza. La ruota gira per entrambi nel modo più inaspettato quando Risto si ritrova schiacciato dai debiti e ad Arto viene diagnostica una condizione più unica che rara, cioè l’essere dotato di solo il 15% del cervello. Da vicini di casa, Risto e Arto, divengono così una strana coppia di becchini che deve svolgere il lavoro sporco per un’attività illegale molto particolare.

Il regista ha dichiarato di aver preso spunto da tre diverse notizie per organizzare la storia completa del suo film. Ha, per sua stessa ammissione, shekerato quelle tre notizie e, come spesso accade nei suoi film, ha osservato che interazioni comiche, drammaturgiche potessero prendere vita.

Realtà e fantasia

Il risultato in “La morte è un problema dei vivi” guarda sia alla comicità sia alla realtà di due personaggi estremamente diversi ma accomunati da una situazione sociale con poco slancio emotivo. Risto non ha più una vita affettiva, Arto lavora coi bambini ma non riesce a diventare padre. Due situazioni subite dai protagonisti e che innescano un’amicizia bislacca, sbilanciata, ma che si rivela, per certi versi sinceri.

Questa la realtà proposta nel film. Una situazione tra i due che potrebbe accomunare tante altre dinamiche sociali che potrebbero avere riscontro anche tra il pubblico. Ma poi Teemu Nikki aggiunge quegli elementi che sono fantasia e che si posizionano borderline tra ciò che potrebbe succedere e quanto è estremizzazione di una realtà nascosta, pericolosa, figlia del web e dei nostri tempi.

Il triste divertimento

Per tutta la durata del film il pubblico è in presenza di un divertimento “triste”. Si sorride per la particolare condizione di Arto, si sorride anche per l’eclettica situazione relazionale di Risto. Son situazioni che, a ben vedere, dovrebbero generare empatia per le difficoltà nelle quali fan piombare i due protagonisti.

Eppure il film non vuole essere mai volutamente drammatico. Nella situazione da commedia divertente che si intreccia con il black humour c’è comunque da riflettere sulle dinamiche che i due uomini devono affrontare. E’ una ricerca della felicità che ha la morte come sfondo. Una vera scommessa su quanto possa essere cinica e fredda la vita.

L’ottima alchimia tra Pekka Strang e Jari Virman crea una coppia perfetta per questo film. La buona regia e la sceneggiatura ben bilanciata fanno di “La morte è un problema dei vivi” un film divertente e originale. Sulla falsariga de “Il cieco che non voleva vedere Titanic”

Voto: 6,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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