Recensione in anteprima – Il film è la versione live-action del famoso cartoon Disney del 1989. Questa nuova versione risulta un remake che ricalca totalmente la storia (e spesso anche le scene) della versione animata. Vengono aggiunti più di 50 minuti di scene e canzoni complicando inutilmente la vicenda e rallentando un ritmo che, per un musical, non è sicuramente un buon biglietto da visita. Al cinema dal 24 maggio.

La storia

Ariel (Halle Bailey) è una sirena, una delle sette figlie del Re Tritone (Javier Bardem), ma ha una passione per il mondo di superficie che il padre non gradisce. Rischia la vita tra gli squali per esplorare i relitti in fondo al mare e raccogliere oggetti della terraferma, per lei molto misteriosi. Quando durante una tempesta salva un bel marinaio, che è anche un principe, ne resta perdutamente innamorata.

I divieti del padre servono solo a spingerla in direzione di Ursula (Melissa McCarthy), la strega del mare, che le offre di renderla umana in cambio della sua voce. Ariel accetta e avrà solo tre giorni di tempo per baciare il principe Eric (Jonah Hauer-King), un’impresa ulteriormente complicata dal sortilegio della strega, che gioca sporco e le ruba anche la memoria…

La storia è esattamente quella del film d’animazione del 1989, già conosciuta e ripresa (con finale nettamente diverso) dalla favola scritta dal danese Hans Christian Andersen. Alla regia Rob Marshall già regista, in casa di Disney di un’altra riproposizione: il sequel del 2018 de “Il ritorno di Mary Poppins”.

Aggiunte (non) determinanti

“La sirenetta” versione 2023 cerca di aggiornare alcune delle situazioni del film animato del 1989. La fisionomia di Sebastian, il nuovo volto di Ariel che tanto ha fatto discutere sin dalla scelta della sua interprete a causa del colore della sua pelle.  Polemiche stucchevoli a parte, i 50 minuti in più di questa nuova versione son parzialmente giustificati con l’aggiunta di alcune scene, qualche nuova canzone e una ridefinizione degli intrecci.

Aggiunte all’originale che non risultano determinanti e che, spesso, risultano ininfluenti per non dire inutili. La storia è sicuramente preservata in tutti i suoi passaggi e quanto viene aggiunto risulta realmente un di più che allunga il minutaggio del film senza portare  nessun beneficio al film. A livello economico è un autogol economico in quanto la lunghezza priva di uno spettacolo al giorno che sarebbe risultato proficuo per famiglie e adolescenti, target principali di questo prodotto.

A livello recitativo il cast se la cava egregiamente e la regia è discreta senza, colpevolmente, sfruttare tutto quel patrimonio di industria Disney che invece è stata portata al cinema da Avatar per quanto riguarda le riprese sott’acqua. A primeggiare, senza però avere uno spazio consono, risulta la prestazione di Melissa McCarthy.

Ritmo lento … ma almeno si canta

Nella versione italiana chi doppia le parti recitate di Ariel (Sara Labidi) è doppiatrice diversa da chi doppia le parti cantate (Yana_C). Lo stesso succede anche per Eric, dialoghi doppiati da Federico Campaiola, canto da Simone Iuè. Mentre Sebastian ha la voce del cantante Mahmood mentre la voce di Ursula è di Simona Patitucci che diede la voce ad Ariel nel film del 1989.

Gli adattamenti dei testi sono gli stessi dell’originale e, con una maggiore definizione, in live-action il risultato, a volte, è straniante in quanto il labiale del canto in inglese differisce da quanto si sente in italiano. Problema che si evidenzia nei primi piani.

Tutto sommato “La Sirenetta” versione 2023 lascia inalterato il fascino della storia ma il tutto avviene con un ritmo rallentato e annacquato. Il pubblico canterà di nuovo le famose canzoni, i bambini del nuovo millennio potranno cantarle per la prima volta o a seguito della visione del classico del 1989 in streaming. Ma questo film non aggiunge niente di nuovo, risulta un passo indietro e forse anche un mezzo passo falso nel ringiovanire e riproporre grandi successi Disney.

Voto: 6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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