Recensione – Il regista nordirlandese Kenneth Branagh porta sul grande schermo il conflitto tra protestanti e cattolici che iniziò quando lui era bambino. Si tratta di un film molto intimo che, attraverso gli occhi di un bambino di 9 anni, presenta uno spaccato della vita dell’artista. Poetico, delicato e con un’ottima fotografia il film commuove, intenerisce e affascina. Candidato 7 premi Oscar tra cui Miglior Film il film è nelle sale dal 24 febbraio.

La storia nella storia

In un incipit a colori il film ci mostra con immagini aeree e panoramiche la città del titolo come appare oggi. In breve ci catapulta nella scena affascinante in bianco e nero di un quartiere popolare della Belfast dell’agosto 1969. Mentre Buddy (Jude Hill) gioca con gli amici nella strada dove abita, un gruppo di protestanti sferra un attacco contro i cattolici che vivono lì, urlando la loro volontà di cacciarli.

E’ l’inizio di quelli che passeranno alla storia come i “Troubles”, il conflitto trentennale nordirlandese tra la maggioranza protestante e i cattolici. Buddy è un bambino di famiglia protestante. Come i suoi familiari non vede motivi per odiare, cacciare o combattere i cattolici, con cui convive nello stesso quartiere e studia nella scuola.

Ha un fratello già adolescente e un padre che lavora come elettricista in Inghilterra e torna ogni due settimane a casa. La madre di Buddy cresce i figli praticamente da sola, tra i sacrifici necessari a pagare i debiti che il marito ha accumulato con il fisco.Il clan di Buddy è arricchito anche da una cugina più grande che lo coinvolge in avventure da teppista, dagli zii presenti e, soprattutto dai nonni che lo consigliano su come farsi notare dalla compagna di classe di cui si è innamorato.

Un film intimo

Kenneth Branagh dirige un film che affonda le radici nella sua personale storia di bambino. Il piccolo Buddy, un bravissimo Jude Hill all’esordio cinematografico, è proprio il regista stesso che ripercorre un anno della sua infanzia e lo fa attraverso accadimenti personali e più generali.

Il regista sceglie un tono leggero e a tratti scanzonatorio ma non nega il tono drammatico inerente alla situazione di tensione tra protestanti e cattolici. Una tensione non pienamente compresa da Buddy, subita su diversi piani e che lega ancor più fortemente la sua vita a quella della sua famiglia.

Un interessante argomento che fa da collante in tutto il film è il rapporto tra Buddy e i suoi nonni. Giocherellone e complice con il nonno e un po’ più autoritario ma sempre affettuoso da parte della nonna, una straordinaria, ancora una volta Judi Dench. Nel film molte sono le attrici e gli attori di Belfast o, comunque nati in Irlanda del Nord, una caratteristica che coinvolge anche il settore tecnico. La bellissima colonna sonora, per esempio è firmata da Van Morrison.

Piccoli e grandi amori

A margine degli argomenti principali del film si fa spazio anche la prima cotta amorosa di Buddy. Presentata con garbo, tenerezza, un pizzico di ingenuità fa da contraltare alla relazione tesa che hanno i suoi genitori costretti a far fronte a delle decisioni importanti.

Oltre a questo piccolo primo grande amore viene riversato nel film tutto l’amore di Branagh per la sua Belfast, troppo presto abbandonata e mai dimenticata. L’affetto verso quella sua vita spensierata e anche il timore per una nuova casa, una nuova lingua e quell’essere discriminato o vittima di bullismo (come avverrà nella realtà per il regista) per il suo accento e provenienza.

La bellissima fotografia incornicia una città operosa, piena di vitalità, si mette al servizio delle interessanti inquadrature dal basso che il regista sceglie in alcuni particolari momenti importanti. E altri amori da citare sono quello per l’arte cinematografica citata direttamente attraverso la visione di famosi film al cinema da parte di Buddy o indirettamente creando inquadrature e situazioni che ricorda “Nuovo Cinema Paradiso”, “Il miglio verde”, “Jo-Jo Rabbit” e quell’atmosfera da ricordi di vita di “Roma” e “E’ stata la mano di Dio”.

C’è anche l’amore per il teatro in una particolare scena del film dove Buddy, la nonna e gli spettatori sono sempre in bianco e nero mentre la scena a teatro è a colori col dettaglio colorato degli occhiali della nonna.

Belfast è un film da vedere, un film che riconcilia con la bellezza del cinema e del saper raccontare storie vere, sentite, intime.

Voto: 8,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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