Recensione in anteprima – Venezia 78 – Fuori concorso- Yvan Attal, il regista e attore francese di origine israeliana presenta alla 78esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia il suo ultimo film che porta al cinema il romanzo di Karine Tuil, anche scrittrice della sceneggiatura insieme a Yael Langmann e lo stesso regista. Al cinema dal 24 febbraio.

La storia

Alexander (Ben Attal) è un figlio di buona famiglia, suo padre (Pierre Arditi) famoso giornalista televisivo e sua madre (Charlotte Gainsbourg) intellettuale femminista. Lui studia negli Stati Uniti e davanti a sè ha una brillante carriera. Il suo ritorno a Parigi per trovare i suoi che vivono separati è segnato da una festa tra vecchi compagni di scuola. Alexander ci andrà con Mila (Suzanne Jouannet) la giovane figlia del compagno della madre. Alexander accetta una stupida scommessa e questa leggerezza lo porterà ad un rapporto sessuale con Mila che avrà inattese conseguenze. Mila denuncerà Alexander per stupro e il lungo processo che ne seguirà porterà ad una valutazione dei vari profili che sedimentano nella vicenda.

Il film esce in Italia con il titolo “L’accusa” tradotto dalla designazione internazionale ma “Les choses humaines” come titolo originale è ben più centrato alla vicenda del film. Il film di Attal, infatti, non è un film processuale anche se gran parte delle scene avvengono in aula. Cerca di coinvolgere la vita dei due ragazzi e delle loro famiglie all’interno di un discorso più ampio. Non solo riguardo al reato contestato.

Diverse realtà per diverse verità

Questo coinvolgimento di intere famiglie in quanto accaduto è quanto avviene nella realtà e se da una prima ricostruzione della vicenda possiamo apprezzare una realtà e una verità che spesso, purtroppo, abbiamo visto, con lo svolgersi del film la situazione cambia. Proprio grazie al contributo più ampio della visione della vicenda da parte di Alexander e delle famiglie coinvolte.

Il racconto, che, nella prima parte è lineare e sequenziale, nella seconda parte da ampio spazio a una narrazione frastagliata e frammentaria dovuta alla ricostruzione, sotto diversi punti di vista, della stessa serata. Buona parte della seconda metà del film si svolge in aula. Un’aula affollata e nella quale, durante il processo, vengono messi a conoscenza anche fatti e comportamenti non correlati con il reato contestato. Una dinamica tutta processuale, non nuova e che solo alcune volte si eleva dalla noiosa ripetizione di accusa, difesa, controaccusa.

Oltre alle realtà e verità delle persone coinvolte direttamente o indirettamente vi è anche una realtà da non sottovalutare: quella dei social media, di internet. Una realtà che costruisce una propria verità, nuovamente frammentata e contraddittoria dividendosi in gruppi contrapposti e al limite del fanatismo da supporter.

Un equilibrio voluto, senza schierarsi

“Les choses humaines” sembra inizialmente schierarsi dalla parte di Mila ma cerca di non essere scontato. Se da una parte c’è la giusta e dovuta condanna dello stupro come atto violento e punibile, la sceneggiatura e il film stesso presentano anche un’altra interpretazione, quella di Alexander.

Le due realtà vengono poste in equilibrio e il film non parteggia per nessuna delle due proprio perché il suo intento non è giudicare ma aprire il dibattito, aprire con sforzo il confronto tra le parti in causa e chiarire come sono andate realmente le cose. Purtroppo non sempre il film riesce nel suo intento rimanendo per questo sempre fedele al suo equilibrio ma senza approfondire anche altri elementi in gioco: le differenze di ceto tra i due, le differenti storie familiari, il diverso approccio alla vita di entrambi, il femminismo, il potere tradizionale dell’uomo in quanto tale, ecc

“L’accusa” come da titolo italiano è un film che può piacere e che lascia molti interrogativi. E’ ben realizzato anche se non sempre risulta scorrevole, interessante e centrato negli obiettivi che cerca di porsi anche senza alte pretese.

Voto: 6,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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