Recensione in anteprima – Settimo film della serie cinematografica che ha visto la luce del grande schermo nell’ormai lontano 1996. Le caratteristiche tipiche ereditate dalla serie tv del 1966 rimangono. Tom Cruise veste nuovamente i panni di Ethan Hunt insieme al ritorno di altri attori e personaggi. Terza regia consecutiva di Christopher McQuarrie. Al cinema dal 12 luglio.

La storia (spezzata)

Un sottomarino sovietico viene affondato da un proprio torpedo: lanciato contro una minaccia fantasma, gli viene poi ritorto contro dall’intelligenza artificiale infiltrata a bordo del sistema. È solo una delle azioni di quella che viene definita “entità”, una IA divenuta senziente su cui tutti vogliono mettere le mani, ma a sua volta decisamente capace di difendersi e di contrattaccare. Il montare della crisi coinvolge così l’IMF ed Ethan Hunt (Tom Cruise), che inizia la sua nuova impossibile missione, sempre al fianco dei fidati Benji (Simon Pegg) e Luther (Ving Rhames), andando a salvare l’amica Ilsa Faust (Rebecca Fergusson). Presto Ethan si imbatterà nella ladra Grace (Hayley Atwell), ritroverà la Vedova Bianca (Vanessa Kirby), e dovrà vedersela con gli agenti al servizio dell’Entità, ossia la letale Paris (Pom Klementieff) e un vecchio nemico di nome Gabriel (Esai Morales).

Un cast estremamente nutrito e ben assortito che viene coinvolto in una storia sicuramente accattivante e piena d’azione ma che già dal titolo annuncia la sua storia non conclusiva. L’inizio immerge, letteralmente, lo spettatore in un’azione tattica vecchio stile, quasi da guerra fredda per le dinamiche. L’incipit, volutamente poco chiaro innesca i classici meccanismi di reclutamento di Ethan Hunt per la “Mission Impossible” di questa nuova avventura.

Camuffamenti, giochi tattici, illusionismo, magie e astuzie, mentalismo e tanto altro rendono partecipe lo spettatore in un groviglio di spie, controspie, giochi di potere e di sovvertimento dello stesso tali da non identificare con certezza la parte dei buoni e quella dei cattivi. Un braccio di ferro infinito tra due e più forze che diverte, entusiasma e forse a volte fa venire un gran mal di testa.

Dramma e comicità

La saga di Mission Impossible è caratterizzata da grandi e numerose scene d’azione. In questo nuovo capitolo l’azione non manca ma si presentano allo spettatore anche il lato drammatico della vita di Ethan Hunt e la comicità nella quale si trova in alcune situazioni.

Ci deve essere una naturale attrattiva tra il cinema e le location italiane in questa stagione cinematografica. Dopo le corse folli tra le strade di Roma in “Fast X”, la Sicilia (e Sicuracusa in particolare) inglobata in “Indiana Jones e il quadrante del destino“, in “Dead Reckoning” torna la bellezza di Roma, zona centrale con alcuni dei suoi monumenti celebri e si fa spazio anche Venezia.

E’ proprio l’azione che si svolge a Roma che porta al film la parte più comica, divertente e leggera del film. Si tratta di una buona costruzione delle scene che si susseguono in questo lungo e ben orchestrato inseguimento. La vecchia cinquecento ma, in questo caso, elettrica e scattante diventa una sorta di “maggiolino tutto matto” involontario e divertente. Mentre Venezia si impregna della parte più drammatica dell’intero film. Palcoscenico estremamente affascinante di un teatro drammatico naturale.

Passato che ritorna…

Il dramma che si fa spazio nella mente e nel cuore di Ethan Hunt proviene dal suo passato. Dalle scelte fatte e dalle perdite che ha dovuto affrontare. Ritorna un vecchio fantasma del suo passato, quel Gabriel che, in realtà lo spettatore non ha mai conosciuto e che conosce solo in questo capitolo.

Un passato che si intrufola nel presente, che lascia vacillare Ethan Hunt quel tanto che basta per renderlo più umano, fallibile e incerto nelle decisioni. Poca roba sia chiaro, l’uomo delle missioni impossibili rimane sempre ben concentrato sul suo principale obiettivo che, spesso viene ricalibrato di volta in volta.

Futuro che diventa presente

Il presente è dato dagli storici amici e compagni di avventura di Ethan Hunt, tutti presenti e solidali. Di nuovi se ne affacceranno dando vita a un cast in questo film che sembra essere perfettamente calibrato. Su tutti svettano la bellezza e bravura delle quattro interpreti femminili: Pom Klementieff, Vanessa Kirby, Rebecca Ferguson, Hayley Atwell.

L'”entità”, l’intelligenza artificiale, rappresenta un membro del cast, un villain invisibile. Intelligenza che sarebbe stata distopia negli anni 60, fantascienza persino nel 1996 (già protagonista assassino in un episodio della serie “X files”).  Con l’IA di nuova generazione dei nostri giorni il tema diventa invece presente e di attualità.

Una trattazione a parte merita il cliffhanger che segna la fine della parte uno. Rispetto a tanti altri risulta poco efficace. Sicuramente una delle parti più deboli del film che, proprio grazie al finale poteva anche non avere la dicitura di “parte uno”. Il film in ogni caso diverte, è ben interpretato, si perde un po’ troppo in alcune scene troppo lunghe con spiegazioni reiterate.

Voto: 7,5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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