Recensione – Terza trasposizione al cinema di uno dei romanzi più celebri del ventesimo secolo. Il libro di Erich Maria Remarque è riportato sullo schermo con lo stesso spirito, sgomento, incredulità e brutalità dal regista tedesco Edward Berger. Nove nomination ai premi Oscar, 7 BAFTA vinti tra cui miglior film. Disponibile su Netflix dal 28 ottobre 2022.

La grande guerra

Paul Bäumer (Felix Kammerer), giovane studente galvanizzato dal discorso patriottico del suo professore, si arruola volontariamente nell’esercito imperiale tedesco. Insieme a un pugno di compagni parte per il fronte occidentale. In trincea l’euforia iniziale volge in disperazione e il primo bombardamento manda in frantumi gli ideali che gli avevano inculcato. Paul scopre l’orrore della Prima Guerra Mondiale e perde le sue illusioni con i compagni, falciati uno dopo l’altro. Tra l’ottusità dei superiori e la determinazione del nemico, marcia lentamente verso l’armistizio e la morte.

Nel 1929, a più di dieci anni dal ritorno dal fronte Erich Maria Remarque pubblica il suo romanzo più sentito e famoso. Lo scrittore ha vissuto da protagonista diciottenne quanto avviene durante la prima guerra mondiale e, in particolare nelle zone del fronte franco-tedesco. Si tratta del terzo film che traspone il noto romanzo dopo la versione del 1930 e quella del 1979.

Edward Berger, alla sua quarta direzione, cerca, riuscendoci, di riportare l’atmosfera di profonda illusione iniziale e delusione sempre maggiore che il protagonista Paul e i suoi amici son costretti ad affrontare durante gli anni al fronte.

Tra fango e sangue

La prima guerra mondiale è caratterizzata da un immobilismo estremo. Una guerra in trincea logorante e ripetitiva. Ma non per questo priva di morti, combattimenti, fango, freddo e sangue. I diversi schieramenti avanzano alternativamente, conquistano pochi metri che poi perdono alla successiva controffensiva subita. Un inutile dispendio di energie e di vite che provoca milioni di morti.

Paul e compagni, illusi e caricati da discorsi patriottici, affrontano ben presto la realtà. Una realtà senza scampo, pericolosa, piena di insidie e di paure. L’innocenza della tarda adolescenza viene corrotta da anni di terribile gioventù che il solo cameratismo salva ma che ben presto si rivela una lotta per la sopravvivenza.

“Niente di nuovo sul fronte occidentale” non si abbandona alla bellezza della tecnica e dell’estetica cinematografica come nel bellissimo “1917” di Mendes, si occupa di riportare la narrazione in modo fedele dell’atrocità reale, dell’inutilità di una guerra subita da soldati e popolazione e voluta da burocrati, politici, uomini comodamente seduti sui divani in palazzi lontani.

E morì in una giornata serena (anzi no)

Famoso è il finale del romanzo che da’ anche il titolo al romanzo stesso e che è diventato, nel corso dei decenni, un modo di dire. Il film ne rispecchia appieno anche lo spirito del finale anche se vi sono delle importanti differenze. Il giorno “qualunque” della morte di Paul è sostituito dal giorno dell’armistizio dell’11 novembre 1918. Qualche secondo prima di quelle 11 di mattina proprio a rimarcare tutta l’inutilità, la vacuità, la dimensione profondamente pacifista dell’opera.

E’ una morte serena, forse liberatoria, improvvisa ma possibile e preventivabile. Dopo anni di feroci combattimenti, di estenuanti attese, logoranti pensieri verso i familiari. La dimensione reale del conflitto con l’utilizzo per la prima volta di carri armati, aerei da bombardamento, gas tossici entra di prepotenza nel film e ricorda, ancora una volta, l’oscenità alla quale l’umanità si spinge in questa guerra. Non una lotta schematica tra bene e male come sarà quella della Seconda guerra mondiale ma una lotta per la sopravvivenza.

Chi sopravvive (forse) avanza, chi muore rimane indietro ed emblematiche sono le scene di Paul che porta in spalla l’amico ormai morto, la scena sempre con protagonista Paul dell’uccisione violenta del soldato francese, quasi una macchina resa apatica dalla violenza e dal dolore di tanti amici morti. Ma soprattutto una delle scene iniziali durante l’arruolamento. I nuovi soldati sono vestiti con gli indumenti dei soldati morti ripuliti e rammendati (spesso dimenticandosi la targhetta del precedente proprietario ancora attaccata).

Voto: 7,5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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