Recensione in anteprima (senza spoiler) – Ventisettesimo film del Marvel Cinematic Universe, sequel di “Spider-Man Far From Home” e terzo capitolo del Peter Parker con le sembianze di Tom Holland. Alla regia, nuovamente e per la terza volta, John Watts. Un film che non delude le maggiori attese dei fan. Che emoziona e che troverà estimatori e detrattori. Al cinema dal 15 dicembre.
Una storia che continua
In seguito agli eventi di Spider-Man: Far from Home, la vita di Peter Parker (Tom Holland) viene stravolta dopo che Mysterio rivela al mondo l’identità di Spider-Man. Peter chiede aiuto a Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) affinché usi la magia per far dimenticare a tutti che Peter Parker è Spider-Man, ma l’incantesimo non va come previsto e Peter si ritrova a dover affrontare nemici provenienti da altri universi e a scoprire cosa significa davvero essere Spider-Man.
Il film parte subito senza titoli di testa e come se fosse senza soluzione di continuità rispetto al precedente capitolo. Ritroviamo esattamente Spider-Man nello stesso istante nel quale l’avevamo lasciato alla fine del precedente film.
La storia quindi continua, piano piano cresce anche perché totalmente incentrata sulle difficoltà del Peter Parker ormai “smascherato” che cerca di porre rimedio a tutte le difficoltà che questa situazione comporta. Quasi a seguire un iniziale smarrimento del protagonista, la trama ha bisogno di rimettere in ordine i pezzi cercando di creare via via sempre più interesse e intrecci.
Giochi di parole e delusioni
Peter Parker affronta il suo ultimo anno di liceo e deve preparare l’ammissione all’Università, un passaggio che affronta insieme ai suoi fidati amici “MJ” (una sempre straordinaria Zendaya) e Ned (Jacob Batalon). I tre, messi in crisi di popolarità e condannati dai social per la situazione si trovano a fronteggiare diversi rifiuti
“Aspettati una delusione così quando succederà non rimarrai deluso”
Queste le parole che vengono ripetute in diverse occasioni soprattutto da “MJ”. I tre hanno superato le difficoltà dell’infanzia e dell’adolescenza e si trovano a combattere una nuova battaglia. Dentro di loro, e, ovviamente, fuori.
In un clima sempre abbastanza divertente ma meno propenso a disseminare la sceneggiatura di battute necessariamente comiche “Spider-man No Way Home” è anche il nuovo incontro tra Spider-man e Dr. Strange. Ampiamente anticipato da rumors, presenza dell’attore Benedict Cumberbatch e presenza nel trailer i due hanno scambi di battute come tra fratello maggiore e minore, o tra zio e nipote. In un’ideale proseguimento di quel rapporto tra Spider-man e Ironman anche se qui il rapporto cambia e da mentore si trasforma in alleanza e divergenza.
“Ti posso chiamare Stephen (Strange)?”
“Mi suona sempre strano quando mi chiamano così”
Purtroppo non abbiamo assistito alla proiezione in lingua originale ma quello che in italiano è stato doppiato con Stephen probabilmente, anzi ci aspettiamo che sia in realtà “Strange” per creare un gioco di parole banale e molto telefonato che, forse, può divertire i più piccoli.
Da grandi poteri… gli Avengers
Una delle frasi più famose del fumetto e dei film incentrati sull’uomo ragno recita che
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”
Una regola che spiega bene cosa voglia dire essere un supereroe. Questa regola viene nuovamente messa a dura prova. Per tutto il film John Watts riesce a calibrare bene scene di azione, introspezione dei personaggi, relazioni tra gli stessi e grandi scene adrenaliniche. Non sempre questo equilibrio riesce perfettamente e soprattutto la prima parte del film fatica ad ingranare.
Si notano le assenze, come, per esempio, quelle degli Avengers. Forse siamo sempre troppo abituati nell’immaginare un MCU nel quale tutti possono sempre arrivare in soccorso di tutti ma ogni film ha una storia a sé ed è un (quasi) perfetto incastro con tutto l’universo narrato anche con qualche film che di quell’universo creato dai film Marvel non ne fa parte, o meglio non ne faceva parte.
“Hai fatto parte degli Avengers? Chi sono un gruppo musicale?”
Regia e cast
Poche note si possono esprimere sulla regia. Non perché sia cattiva. Tutt’altro. Si tratta di una regia che svolge bene il suo lavoro e ci presenta Peter Parker per quello che è: un giovane adulto che deve intraprendere la sua strada. L’alchimia con M.J. e quindi tra Tom Holland e Zendaya è molto ben visibile mentre poca familiarità e amalgama la troviamo con tutti gli altri amici a scuola che erano stati molto più presenti nei capitoli precedenti.
Il film è a tratti spettacolare e punta molto sull’effetto emozione pur non risultando nel complesso troppo emozionante. Forse siamo troppo abituati a film di questo tipo e non son più una novità ma risate e lacrime possono fare capolino sovente tra gli spettatori. Una ottima colonna sonora che richiama le tipiche musiche dai vari “Spiderman” completa e sottolinea passaggi importanti o semplici scene di raccordo.
Sin dall’annuncio del cast e dalla presenza del dottor Strange, i fan (e non solo) hanno sempre pensato che questo nuovo capitolo di Spider-man potesse interessare anche gli altri 5 film prodotti da Sony/Columbia. Non stiamo qui a descrivere come e in che modo ma basterà scrivere una cosa che ormai era stata data per scontata: “Spider-man No Way Home” pesca ampiamente in questi film riportando personaggi, situazioni, descrivendo quanto successo e giocandoci molto.
Operazione nostalgia e oltre
Per apprendere appieno tutti i riferimenti è necessario aver visto anche i film diretti da Sam Raimi e da Marc Webb. Questo nuovo capitolo infatti evidenzia un’operazione nostalgia che piacerà molto ai fan dell’uomo ragno di Andrew Garfield e soprattutto di Tobey Maguire.
Non è solo un fan service che scaturisce applausi in diversi punti ma è anche una voglia di andare oltre il combattimento tra il supereroe e il villain. I cattivi infatti “tornano” tutti, persino il più carismatico grazie alla bravura di Willem Dafoe.
Non è semplice lotta tra superpoteri, è anche e soprattutto lotta per diventare grandi facendo delle scelte, difficili, impreviste e che portano dolore personale. La capacità di andare oltre, di crescere per il bene non solo proprio ma per il bene delle persone che si amano.
“Spider-man No Way Home” è una degna conclusione di questa simbolica trilogia durante la quale Peter Parker (non il supereroe) parte dalle mura amiche di casa (Homecoming) per poi andare lontano (Far from home) e infine per non avere quasi una casa. Un capitolo atteso e basilare per la nuova fase dell’MCU, centrale per avviare una nuova lunga storia che si intreccerà nuovamente con altri supereroi.
Riuscire a far coesistere e incastrare le vicende di 3 differenti saghe incentrate su Spider-man non era impresa facile considerata la diversa produzione. Ovviamente lo stratagemma utilizzato, e ampiamente lecito per chi conosce il fumetto, ha semplificato il tutto.
Ovviamente bisogna rimanere in sala fino alla fine dell’ultimo titolo di coda
Voto: 7,3