Recensione – “Wolfwalkers – il popolo dei lupi” è un capolavoro dell’animazione firmato da Tomm Moore che, affiancato da Ross Stewart, ci regala un lungometraggio che si affianca ai precendenti “The Secret of Kells” e “La canzone del mare” andando a creare una fantastica trilogia ispirata ai miti irlandesi. Il film è disponibile su Apple TV +
Questioni di cultura
La nostra cultura occidentale ci porta sempre più frequentemente ad elogiare film d’animazione ottenuti grazie alla computer grafica, forse perché li percepiamo più vicini alla nostra realtà e possiamo vedere chiaramente i progressi che l’animazione ha conquistato negli anni, dove anche la mimica facciale e l’anatomia dei personaggi non hanno nulla da invidiare ad attori in carne ed ossa.
Così facendo però siamo sempre più portati a percepire come diverso od attempato un film che fonda i propri principi nell’animazione artigianale, pur rimanendo la solida base della nostra amata computer grafica.
Tuttavia è giusto riconoscere i meriti anche ad un film d’animazione che sfida la moda della nostra società e ci riporta all’interno della magia che narra tenendo fede alle tradizioni e regalandoci un tripudio di colori: è questo il caso di “Wolfwalkers – il popolo dei lupi”.
Capolavoro dell’animazione
“Wolfwalkers – il popolo dei lupi” è un capolavoro dell’animazione firmato da Tomm Moore che, affiancato da Ross Stewart, ci regala un lungometraggio che si affianca ai precendenti “The Secret of Kells” e “La canzone del mare” andando a creare una fantastica trilogia ispirata ai miti irlandesi. Non a caso Tomm Moore mette al centro dei propri lavori una tradizione che sta andando sempre più nel dimenticatoio quale quella folcloristica irlandese, a lui molto cara.
Infatti il regista oltre ad essere nato in Irlanda decide di co-fondare nella cittadina in cui è cresciuto, Kilkenny, la società Cartoon Saloon, e di mettere al centro delle sue opere la tradizione irlandese con l’intento di farla conoscere al mondo, dato che tra i suoi molti riconoscimenti vanta già una candidatura all’Oscar per “La canzone del mare” , nel 2014.
Come allora si trovò ad affrontate il colosso Disney Pixar “Frozen”, quest’anno si troverà a sfidare ben due capolavori dell’animazione Disney quali “Soul” ed “Onward” da cui questa produzione non ha nulla a cui invidiare.
Conosciamo qualcosa su “Wolfwalkers – il popolo dei lupi”
Ci troviamo nel 1650 nella città di Killkenny, circondata da rigogliosi boschi che si dicono invasi da lupi. L’inglese Lord Protector, deciso a colonizzare il territorio secondo i principi dell’Inghilterra e di Dion, incarica il cacciatore inglese Bill Goodfellowe di sterminare i lupi nel bosco, diventati una minaccia per la città. La figlia Robyn, che sogna di intraprendere le orme del padre, cercherà furtivamente di seguirlo spingendosi nella foresta con il suo animale, un falco, che ferisce per errore e che viene portato via una misteriosa ragazzina, Mebh.
Soltanto qualche giorno dopo, riuscendo a tornare nel bosco, Robyn scoprirà che è stata Mebh ad aver guarito il suo animale poiché fa parte della stirpe dei wolfwalkers, e quindi non solo possiede magici poteri curativi ma quel che è più strabiliante è che mentre dorme il suo spirito vive un lupo.
Da qui veniamo trascinati in una serie di peripezie che ci avvicinano sempre più al mondo d’incanto e di tradizioni del bosco, temuto dalla città, e che la società inglese cerca di abbattere, ma in cui il diverso può serenamente coesistere ed esserne inglobato.
Un tripudio di colori
Ciò che colpisce più lo spettatore è certamente l’animazione da cui viene assorbito, anche se la sceneggiatura fonda le proprie basi sulla leggenda dei lupi mannari di Ossory, un sterminio avvenuto nel diciassettesimo secolo, è questo il punto forte grazie al flusso di energia che ci regala, mentre la trama prosegue con un moto abbastanza lineare.
Il character design, l’animazione carica di significato e minuziosa ricerca estetica collocano Tomm Moore nell’olimpo dell’animazione accanto a nomi come Hayao Miyazaki. La dualità, tra tradizione irlandese e desiderio di colonialismo inglese, tra bosco e città, tra le abitudini di Robyn costretta ad una vita urbana con le restrizioni che ne comporta ed il suo desiderio di evadere e seguire il suo istinto e desiderio di conoscenza verso il bosco, è ben intesa con contrasto anche nel mondo dei colori.
I colori della città
Infatti, mentre in città notiamo disegni con contorni neri che intrappolano il colore, figure spigolose, quasi stilizzate ed in 2D, nel bosco troviamo una dimensione diversa in cui le linee di figure e personaggi sono quasi abbozzate, in cui il colore appare libero, con molti moti rotatori ed una palette onirica. Anche i personaggi della città sono rigidi mentre quelli irlandesi sono rappresentati come tondeggianti e quindi più inclini a farsi trasportare dal flusso di colori che riporta al bosco ed alle leggende che custodisce. Una figura molto presente è quella concentrica, il branco di lupi è spesso raffigurato in un cerchio, che rimanda a protezione, infatti i lupi non sono figure da temere come spesso accade in altre favole, ma piuttosto sono loro a preoccuparsi delle inside provenienti dalla città.
Una scena che esprime bene questo concetto è quella in cui il branco di lupi corre nel bosco sotto una bellissima luce lunare, qui si nota proprio come non ci siano vincoli di linee nell’animazione e come loro corrano in un moto sinuoso, come fossero un flusso d’acqua. In questo anche le musiche di Bruno Coulais giocano un ruolo fondamentale, accompagnando con delicatezza le sequenze del film. Naturalmente anche la luce, drammatica in città quando riesce ad insinuarsi tra le strade o dalle vetrate, piuttosto che infusa nel bosco, regala tridimensionalità alla vicenda.
Il libro illustrato
“Wolfwalkers – il popolo dei lupi” sembra un libro illustrato che si rivolge sia ai più piccoli che agli adulti, donando molti spunti di riflessione. Il conflitto tra uomo e natura, il colonialismo e fanatismo religioso che cercano di cancellare le tradizioni di un popolo, ma allo stesso tempo anche l’empatia che si crea tra i personaggi ed il coraggio sono solo alcuni tra i temi trattati e che fondono mito e tradizione alla forte componente creativa e sperimentale.
Nello stile di Tomm Moore liberarsi delle proprie sovrastrutture, come quando Robyn libera la propria anima spostandola in un mondo fuori dal suo, è la chiave per accogliere bellezza e nuove abitudini. Il passato e la tradizione sono infatti visti come radici da inglobare al nostro presente e da costudire.
Unico punto negativo di “Wolfwalkers – il popolo dei lupi” è la distribuzione, sopratutto per quanto riguarda l’Italia, oltre a non essere arrivato nelle sale del nostro paese è stato defilato solo alla piattaforma Apple TV+, che offre un catalogo non aggiornato tanto quanto quello di altri servizi streaming e con un basso numero di iscritti rispetto ad altri, peccato quindi avrà poco pubblico.
“Wolfwalkers – il popolo dei lupi” è una gioia per gli occhi e l’anima.
Voto 8,5