Recensione – 20 anni – Un film dalle tematiche complesse e drammatiche, ma di stringente attualità. Parliamo di American History X, pellicola diretta da Tony Kaye nel 1998 che giungeva nelle sale italiane il 27 Agosto dell’anno seguente.

Una storia americana

Derek Vinyard (Edward Norton) viene scarcerato dopo tre anni da una condanna per l’omicidio di due ragazzi neri che stavano per rubargli l’automobile. Una reazione spropositata ma perfettamente coerente con le convinzioni neonaziste di Derek, leader di un gruppo di violenti adepti di una setta che si rifà al suprematismo bianco, all’antisemitismo e alla sopraffazione del diverso, nell’America delle periferie dove il multiculturalismo è di fatto impossibile da realizzare.

Al suo ritorno a casa, in una famiglia divisa e scontrosa anche per le sue colpe, Derek trova il fratello più giovane, Danny (Edward Furlong), che ha iniziato a frequentare gli stessi spregevoli amici neonazisti tanto da scrivere a scuola una tesina sul Mein Kampf.  Per questo, il direttore scolastico Sweeney gli chiede di rifarla, ma con la storia di Derek, per iniziare a elaborare la questione dal punto di vista più personale e far rinsavire Danny rispetto alla figura del fratello. Derek, però, è finalmente cambiato: il carcere e le dure esperienze al suo interno gli hanno aperto gli occhi, e ha così ripudiato il triste passato.

Il seme dell’odio 

Scritto da David McKenna, American History X è un film che non può lasciare indifferenti: per l’intensità della storia che racconta, e per la gravità dei temi che affronta. Tony Kaye, regista britannico che era qui alla sua opera prima, ha scelto una tecnica di ripresa nervosa proprio per descrivere la tensione che si può percepire continuamente durante il film, a ogni azione dei personaggi in scena. Lo sviluppo dell’opera si può comunque considerare su due piani incrociati ma distinti.

La narrazione procede infatti tra il presente e il passato, innanzitutto con il nuovo Derek ma anche con quello di prima. I flashback lo mostrano quando guidava spedizioni “punitive” contro negozianti e individui, quando sfidava e batteva gli afro-americani per scacciarli dalle zone che frequentava, per cercare una rivalsa dopo che il padre, pompiere (e anch’egli razzista), era stato ucciso da uno spacciatore nero.

E questo aveva scatenato l’odio razziale dell’uomo, assunto a capo di una gang come moltissime che la cronaca statunitense descrive di continuo. E certamente il film attinge dalla realtà, in particolare dai fatti che accadono nel profondo Sud degli USA dove i residui della mentalità razzista contro ispanici e neri si mescolano con derive neonaziste, rendendo invivibili le città per le minoranze perseguitate e disprezzate.

Padri che inculcano teorie distorte ai figli che a loro volta le trasmetteranno ai propri, così come per il più giovane Danny, plagiato da gente miserevole e spregevole. Ma la successiva redenzione di Derek, che tenterà di salvare il fratello, è quel barlume di speranza che qualcosa potrebbe cambiare, dopo tanta cieca violenza, verso un mondo dove il perdono per i carnefici e l’integrazione apparirebbero possibili. Nonostante le carenze delle famiglie, delle strutture scolastiche, e di una società posseduta dai demoni neri
dell’intolleranza.

American History X: la conferma di un grande talento

Dal cast di American History X non può che spiccare Edward Norton. L’attore statunitense, qui al suo quinto film, aveva già conquistato una nomination all’Oscar con Schegge di paura (1996) ma è indubbio che il ruolo di Derek lo abbia consacrato come uno dei talenti più interessanti del panorama internazionale. Negli anni immediatamente successivi sarebbero poi arrivati anche Fight Club (1999) e La 25^ ora (2002), altri due titoli d’autore di enorme rilievo, che raccontano come le scelte interpretative di Norton non siano mai casuali. Un attore che raramente ha frequentato il cinema commerciale (ricordiamo L’incredibile Hulk del 2007 con Marvel Studios) ma si è comunque ritagliato uno spazio importante nel tempo (vedi le collaborazioni con Wes Anderson).
Rendere al meglio un personaggio difficile e controverso come quello di Vanyard richiedeva, del resto, una prova attoriale straordinaria, che valse a Norton la seconda candidatura all’Oscar (la terza arriverà con Birdman nel 2015).

American History X, nel suo estremo realismo, è dunque un film che, a vent’anni dall’uscita, parla di argomenti tristemente all’ordine del giorno, ma racconta anche come l’odio possa essere coraggiosamente superato.

Voto: 8

Di Giuseppe Causarano

Giornalista cinematografico presso diversi siti e testate italiane, mi dedico da sempre alle mie più grandi passioni, il Cinema e la Musica (in particolare le colonne sonore), che rappresentano i miei punti di riferimento personali. Tra i miei interessi anche i principali eventi internazionali dell'attualità, dello spettacolo, dello sport (soprattutto motori, calcio e ciclismo) e della cultura in generale.

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