La grande abbuffata, martedì 27 ottobre, Iris, ore 23.30, Iris – Giornata dedicata al grande Ugo Tognazzi da Iris, che già dal primo pomeriggio inizia a trasmettere una maratona di suoi film, per ricordarlo a 25 anni dalla sua scomparsa.
LA GRANDE ABBUFFATA
(La Grande Bouffe, 1973, ITA, FRA)
Drammatico
Regia di Marco Ferreri
Con: Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret, Andréa Ferréol, Solange Blondeau, Giuseppe Maffioli, Monique Chaumette, Florence Giorgetti, Bernard Menez, Louis Navarre, Rita Sherrer, Michèle Alexandre, Cordélia Piccoli, James Campbell, Patricia Milochevitch, Henri Piccoli, Mario Vulpiani, Gérard Boucaron, Margaret Honeywell, Annette Carducci, Eva Simonet
Durata: 112/123/132 minuti a seconda delle versioni
Trama:
Un gruppo di ricchi borghesi (uno chef, un giudice, un pilota d’aereo, un produttore televisivo), cui si aggiunge accidentalmente una maestrina, si riuniscono in una villa fuori Parigi per una ininterrotta serie di incredibili mangiate. In realtà, il loro fine è il suicidio.
RECENSIONE
E’ il mio secondo Ferreri: di lui ho visto, anni fa, Storie di ordinaria follia con Gazzara e la Muti tratto da Bukowski.
Cosa c’è da dire su La grande bouffe? E’ un film tetro (anche la fotografia, la scenografia – la casa è il sesto protagonista – assolvono a questa funzione, perfino nelle scene nel giardino, durante le ore mattutine, la pesantezza e l’oscurità la fanno da padrone), forte, osceno, volutamente osceno, perché questo è chiaramente un J’accuse alla società borghese e consumistica, portato avanti attraverso il racconto di persone che mangiano (io, che pure amo mangiare, devo dire di essere rimasto disgustato in certi punti) e fanno sesso (o almeno ci provano), con dialoghi via via sempre più assurdi ed esasperati/esasperanti.
Tra l’altro, da apprezzare non solo il coraggio di Ferreri e dei suoi sceneggiatori (e dei produttori, anche se questo è un film più francese che italiano), ma anche di Mastroianni, Tognazzi, Noiret e Piccoli (una chicca è il fatto che i personaggi hanno gli stessi nomi degli attori che li interpretano), all’epoca star (sui generis, certo, ma sempre star erano) e che nel film compiono azioni che a delle “star” non si vedrebbe mai fare. Coraggio che ora produttori, sceneggiatori, registi, attori e attrici italiani non hanno. Dunque, un film forte, tetro, ma di sicuro interesse. (Gennaro Saviano alias Arcadia)