Recensione (senza spoiler) – Il settimo capitolo di Star Wars arriva finalmente nei cinema di tutto il mondo e lo fa con quel JJ Abrams che non delude le aspettative altissime sul suo lavoro e conferma di essere uno dei pochi registi in grado di lavorare su una saga senza stravolgerla e in continuità con il passato.
Luke Skywalker è scomparso. La mappa con il luogo in cui si è nascosto suscita l’attenzione di molti: di Primo Ordine, organizzazione paramilitare che si richiama all’Impero Galattico cercando di restaurarne l’autorità, e della Resistenza, gruppo di repubblicani decisi a contrastare l’autoritarismo di Primo Ordine. Quando Kylo Ren, malvagia pantomima di Darth Vader, scopre che la mappa si trova all’interno di un droide, si scatena una caccia all’uomo senza tregua, che coinvolgerà Finn, uno Stormtrooper che ha deciso di non uccidere, e Rey, una ragazza che vive rivendendo cianfrusaglie recuperate da astronavi.
Questa recensione è in un certo qual modo “doppia”, nel senso che viene scritta dopo aver visto il film due volte, la prima all’anteprima stampa al cinema Orfeo e la seconda nella magnifica sala Energia del multiplex Arcadia di Melzo (ricordiamo essere l’unica sala in Italia che è stata scelta da Tarantino per la proiezione di Hateful Eight in 70mm). Il perché è presto detto: avere la possibilità di testare audio, video, pubblico e reazioni già a una seconda visione senza l’impatto della prima viziato dall’attesa, giustamente e opportunamente pompata da un marketing pubblicitario senza eguali.
Anche tra i “colleghi” critici la tensione prima dei titoli di testa si avvertiva come mai in altre occasioni e la liberazione arriva dal consueto incedere della musica tipica di Star Wars, con i titoli che scorrono verso il fondo, inclinati e che ci raccontano un po’ più della vicenda rispetto alla striminzita sinossi presente nei pressbook.
JJ Abrams, il regista, forte di una considerazione negli ambienti hollywoodiani come pochi possono vantare, non è nuovo a trattare saghe. Suo è il reboot di Star Trek e, qui, ha l’onore e l’onere di riportare sul grande schermo, la saga, probabilmente più seguita della storia del cinema. Un obiettivo centrato, diciamolo subito togliendoci subito dall’impiccio finale sul considerare il film riuscito o meno.
Star Wars VII, è proprio come promette il suo titolo: “Il risveglio della forza”. E’ proprio un risveglio di tutta un’atmosfera che era stata persa nella trilogia prequel. Quella atmosfera che ha reso Star Wars unico e spartiacque nel cinema di fantascienza o meglio del fantasy in generale.
Mentre il regista si rifà al climax del primo Star Wars, poi rinominato “Una nuova speranza”, si avvicina molto a definire non un sequel vero e proprio ma un remake camuffato, o un reboot dai natali che affondano nella nascita dell’impero e della repubblica riportando in auge i vecchi protagonisti che vengono ovviamente accolti con un applauso quando compaiono sul grande schermo. Quel “Chubbe siamo a casa” che vediamo già nel trailer è realmente quanto i fan vogliono sentire: tornare a quanto hanno amato della saga relegando i prequel lontano lontano.
Ed ecco allora che il film, non privo di difetti, primo tra tutti un 3D fatto bene ma non essenziale e che fa cadere JJ Abrams nello stesso errore che fu fatto per Star Trek e cioè un 3D in post produzione voluto dai produttori, si dimostra ben bilanciato, accattivante, di facile coinvolgimento, spettacolare. Forse manca un po’ di anima profonda, sacrificata per lasciare spazio a diverse battaglie aeree (ricordiamo che stiamo parlando di Star Wars) e a qualche interessante duello con le famigerate spade laser. Senza approfondire troppo al fine di evitare spoiler, segnaliamo un inseguimento aereo con una manovra molto spettacolare che certifica ancora di più la differenza tra JJ Abrams e George Lucas.
Sono cambiati i tempi sia per il cinema che per le vicende e si deve notare, si nota infatti una visione un po’ più disneyana, e non si tratta della solita visione, si tratta della volontà di ampliare la platea dei possibili spettatori: non solo i fans e quindi il film si potrebbe vedere anche senza gli altri sei (o almeno senza i primi tre capitoli) ma anche gli altri soprattutto il pubblico più giovane, giovanissimo, con famiglie annesse, ed ecco l’introduzione del droide BB8 che strappa più di una risata e ispira coccole più di un cagnolino di casa. Vi è anche una sincera e precisa volontà di rendere le donne, Rey soprattutto, molto più protagoniste del film rispetto al poco spazio che Leia e socie avevano avuto nei precedenti 6 capitoli.
La pellicola ha dei chiari intenti, fondere, a 30 anni di distanza sia sull’arco temporale della vicenda che su quello filmico due generazioni di interpreti e personaggi di Star Wars. Vi è una sorta di passaggio di consegne a volte ricercato con giusto equilibrio, altre volte un po’ forzato con evidenti buchi di sceneggiatura e logici che solo i successivi capitoli potrebbero riempire. Ecco allora che i nuovi personaggi son ben caratterizzati e lasciano dietro di sè quel minimo di mistero che alimenterà non solo il capitolo VIII e IX ma soprattutto l’attesa tra i capitoli stessi.
Se il cast originario sembra come ritrovatosi per una piacevole scampagnata, con un Harrison Ford evidentemente divertito dal dover reinterpretare il ruolo che l’ha fatto conoscere al grande pubblico, di diversa valutazione risulta il cast dei giovani attori. Per una Daisy Ridley, che interpreta una combattiva e affascinante Rey in modo convincente, abbiamo però un Adam Driver che viene penalizzato notevolmente dal doppiaggio del suo Kylo Ren sia quando ha la maschera che, quando giocoforza se la toglierà. Sintetizzando, non ci ha convinto.
Ci sarebbe da scrivere ancora molto su questo episodio ma non possiamo dilungarci oltre senza rischiare di anticipare dei colpi di scena ben congegnati anche se un po’ prevedibili. Concludiamo dicendo che “Star Wars VII, il risveglio della forza” ha tutti gli elementi per soddisfare le esigenze e le aspettative dei fans e di coloro che fans non lo sono ancora. Ha tutte le carte in regola per essere apprezzato come film a sè stante ma ha quell’indubbio fascino di amalgamare bene i personaggi vecchi e nuovi. Un buon prodotto che pecca di qualche forzatura, di qualche passaggio a vuoto ma che può tranquillamente essere classificato come un ritorno alle origini. La forza è stata risvegliata da un sonno lungo 32 anni.
Voto 7,7
Fom per chi? Adolescenti, giovani, adulti, fans della saga ma anche no
Fom perché? Film di formazione dei nuovi personaggi, il lato oscuro della forza, le tentazioni questi i principali argomenti interessanti per un dibattito.