Recensione in anteprima – Roma ’23 – Gran Public – A dieci anni da quello che doveva essere il suo ultimo film “Si alza il vento”, il maestro dell’animazione Hayao Miyazaki torna al cinema con un nuovo lungometraggio. “Il ragazzo e l’airone” è uscito nelle sale giapponesi già nel luglio del 2023, ha partecipato a diversi festival tra cui la “Festa del cinema di Roma” e giunge in sala in Italia dal primo gennaio 2024.

La storia

La guerra del Pacifico brucia Tokyo e il mondo di Mahito, un ragazzino traumatizzato dalla morte della madre, divorata dal fuoco dei bombardieri. Due anni dopo, elaborato il lutto, suo padre lascia la città per la campagna e per la cognata, da cui adesso aspetta un figlio. Mahito fatica ad accettare una nuova mamma e una nuova vita ma qualcosa lo distrae dal dolore. Un airone cenerino e ostinato lo tormenta e ‘gli parla’ conducendolo in un mondo fantastico e nascosto, dove scoprirà il mistero della vita e della sua famiglia. Tra antenati e parrocchetti, madri e matrigne, il ragazzo troverà le risposte che cerca e il futuro che merita.

La storia è molto più di quanto possa essere scritto in poche righe di sintesi. Si tratta, in questa nuova avventura animata del maestro Miyazaki, di entrare in un mondo, anzi in un universo. Si tratta dell’universo narrativo costruito dal cineasta giapponese nel corso dei decenni. Non solo una sintesi ma anche un’espansione di quel mondo che incontra diversi universi. In bilico tra presente ed echi del passato, tra il bene e il male, tra una strada da scegliere e una strada obbligata, tra una scelta e una decisione esiste un equilibrio da trovare.

Un multiverso interiore

Miyazaki ci immerge sin da subito nel mondo di Mahito. L’incendio iniziale è espressione visiva del turbamento che accompagnerà il protagonista per tutto il film. Lo smarrimento che si evince anche dai tratti grafici, poco delineati è il trauma che fa smarrire a Mahito il suo punto di riferimento, la madre che, nel corso dei due anni successivi cercherà di ritrovare.

La figura del ragazzino tranquillo e rispettoso che vediamo in Mahito nasconde un disequilibrio tra sogni e realtà. La comparsa dell’airone, animale che inizialmente non comunica e che pian piano si rivela per quello che sarà realmente è fondamentale per il percorso narrativo dell’intera vicenda.

L’airone è il mezzo, la chiave, che permette a Mahito di addentrarsi in una specie di multiverso molto particolare. Un multiverso che prende spunto dalle opere di Miyazaki e che ne rispetta la storia ed è allo stesso tempo fantasia, paura, in un vortice quasi psichedelico. Ma è anche un multiverso dell’animo interiore di Mahito. Le sue speranze, i suoi sogni, la ricerca della madre e dell’affetto perduto.

Il coraggio del confronto

“Il ragazzo e l’airone” è un film che mette in pratica uno scontro tra Mahito e l’airone ma è anche un incontro. Dall’incontro tra realtà e speranza scaturisce, anzi deve scaturire un confronto. Questo confronto è ben organizzato all’interno del film e ci si arriva con il giusto tempo, con un ritmo perfettamente calcolato sia nella sceneggiatura, sia nelle immagini che vengono proposte.

La ricerca di un equilibrio, di una serenità per andare avanti passa attraverso un percorso di formazione che Mahito intraprende e che sembra suggerire allo spettatore.

Con una grafica tipica delle opere di Miyazaki, la presenza dei temi tipici del maestro in “Il ragazzo e l’airone” viene ampliata nel concetto, stratificata nel risultato, approfondita nella dimensione. Un’opera che non si ferma, come spesso accade, alla semplice e sola visione in sala. Rispettoso anche delle tradizioni giapponesi, forse sfuggenti agli occidentali, “Il ragazzo e l’airone” è un’odissea di emozioni che riconcilia con la natura e il futuro nella speranza di poterlo costruire migliore.

Voto: 8,1

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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