Recensione in anteprima – Arriva nelle sale italiane il lungometraggio in stop-motion e live action con protagonista la “conchiglia Marcel” che prende spunto dall’acclamato cortometraggio omonimo di tre minuti del 2010. Regia sempre di Dean Fleischer Camp e soggetto e sceneggiatura del regista e dell’attrice e comica Jenny Slate. Una formazione vincente al cinema dal 9 febbraio.

La storia (famosa)

Marcel (voce originale di Jenny Slate) è una creatura minuscola e strana: una conchiglia con un occhio di plastica, una bocca disegnata e scarpe da ginnastica ai piedi. Non è più grande di una noce e vive in una casa gigantesca con la nonna Connie (voce originale di Isabella Rossellini), anche lei una mezza conchiglia, solo un po’ più grande. Marcel si racconta alla camera di Dean (Dean Fleischer Camp), un regista che ha affittato su Airbnb la casa, un tempo abitata da una coppia poi separatasi: parla di sé, delle sue idee, dei suoi giochi, dei suoi piccoli stratagemmi per mangiare e divertirsi.

Dopo aver caricato su internet alcuni video, Marcel diventa una celebrità e non crede ai suoi occhi quando gli autori dell’adorato programma 60 Minutes lo contattano per esaudire il suo sogno: ritrovare la sua famiglia (cioè altri piccoli esseri animati ricavati da conchiglie o noccioline) e tornare a vivere in una comunità.

La storia del film è, in larga misura la storia reale del successo del cortometraggio ideato da Dean Fleischer Camp e Jenny Slate che, con solo tre minuti su YouTube ha avuto successo e ha fatto conoscere Marcel al mondo intero. L’idea, geniale, in questo caso, è riprendere quel successo dopo oltre dieci anni e crearne un lungometraggio infrangendo quella quarta parete creando una sorta di documentario non convenzionale.

Mokumentary

Infrangere la quarta parete è una pratica che si è vista sempre più spesso soprattutto nelle serie tv innovative come “The office”, “Park & Recreation”, “Modern family” giusto per citare i più famosi e recenti. Si tratta di mokumentary, cioè di un falso documentario su una vicenda, quella narrata, che non è mai esistita, che è frutto di racconto televisivo o cinematografico.

L’intervista fatta da Dean, come personaggio all’interno del film e come regista del film stesso, è un dialogo con Marcel. Il suo protagonista del film, la sua creatura, il suo flusso di coscienza, la somma di tanti valori, paure, emozioni, che sono proprie di un bambino curioso, di un essere che vuole crescere da solo, o quasi.

Grazie a una tecnica che mescola abilmente stop-motion, un minimo di computer grafica e riprese reali live action Dean pungola Marcel a presentarsi, a parlare di sé. E’ una ricerca di relazione e condivisione che parte dalla difficoltà di Marcel a “uscire dal proprio guscio”, dalle proprie abitudine per rischiare e mettersi in gioco.

Comunità e racconto fiume

La paura della solitudine, la mancanza dei suoi genitori, degli affetti più cari, del chiasso della sua comunità, spingeranno Marcel alla ricerca di quanto perso, di quanto strappato dalla sua quotidianità. E’ un passaggio che cresce consapevolmente durante tutti i 90 minuti del film. Forse un po’ troppi perchè l’iniziale interesse per la vita di Marcel nella sua casa si dissolve leggermente in una verbosità eccessiva. Marcel è petulante come ogni bambino che, crescendo chiede al mondo, parla del mondo, parla di sé.

Ma poi il film riacquista subito interesse quando Marcel si apre, suo malgrado, al mondo. Dapprima dalla finestra social di YouTube, e poi dalla finestra di casa. Una chiara, anche se un po’ velata, accusa all’effimera (e stupida) popolarità che può dare un video e alla mania di protagonismo degli improvvisati followers.

“Marcel the shell” è un film d’animazione che parla al cuore degli spettatori. Molti input, messaggi, pensieri, non sono immediati ma cercano (e spesso ci riescono) di scavare a fondo riguardo all’importanza delle relazioni umane, di quanto possono essere mutevoli e di quanto è necessario salvaguardarle e darne importanza. Non si è mai un’isola, non si è mai solo una conchiglia sicura nel suo guscio.

Voto: 7,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *