Recensione – Vincitore del Premio degli Spettatori Armani Beauty come Miglior film per la sezione Orizzonti Extra a Venezia78, “Il cieco che non voleva vedere Titanic” è un inno alla vita e alla passione per il cinema, che la riempie e la colora in modi inaspettati. A cavallo tra i generi, è insieme un dramma, un thriller e un film d’amore, sempre venato di ironia. Disponibile sulla piattaforma IWonderfull di I Wonder Pictures e su Amazon Prime Video con abbonamento premium.

Immagini da ascoltare

Jaakko (Petri Poikolainen) è cieco e paralizzato a causa della sclerosi multipla, vive orgogliosamente da solo in un monolocale pieno di film, ma necessita di assistenza per le sue condizioni di salute. E’ innamorato di Sirpa (Marjaana Maijala), anche lei malata e lontana, con cui condivide la passione per il cinema: si sentono al telefono tutti i giorni, non si sono mai incontrati, ma lui la immagina bella e statuaria come la Sigourney Weaver di Alien. Un giorno Jaakko vince del denaro e decide di andarla a trovare. Il tragitto prevede diversi mezzi da cambiare e l’aiuto di cinque sconosciuti per arrivare a destinazione.

L’interprete di Jaakko, Petri Poikolainen è realmente cieco e affetto da sclerosi multipla: il regista finlandese Teemu Nikki esalta la sua performance portando lo spettatore a fare esperienza del mondo dalla sua prospettiva e dalla sua dimensione sensoriale. La locandina e i titoli di testa sono in Braille, la camera stringe sul volto o su particolari del protagonista impedendoci di vedere altro, i contorni dell’inquadratura sono sfuocati, la regia esalta i suoni, le voci, in quanto la componente uditiva è normalmente più sviluppata nelle persone cieche, ponendo lo spettatore di fronte a una vera e propria sfida visiva.

Allora conosciamo l’universo di Jaakko attraverso la voce dolce e appassionata di Sirpa, le parole meschine dei vicini di casa che non vediamo mai ma che lo chiamano “mostro”, la voce metallica del telefono che ricorda a Jaakko che è l’ora delle medicine, gli insulti di chi vuole approfittare della sua cecità…

Cinefilia

Il film è pieno di citazioni e rimandi cinefili nelle conversazioni tra i protagonisti (Alien, Il mostro della laguna nera, Ricomincio da capo, Qualcuno volò sul nido del cuculo…): Jaakko ha perso la vista per l’inarrestabile progredire della malattia e sogna tutte le notti di correre in un bosco, per lui il cinema è ricordo vivo di una vita com’era prima che qualcosa la cambiasse per sempre.

Quella cineteca casalinga, stipata sugli scaffali del soggiorno, dice tutto di lui: il cinema amato da Jaakko è un cinema d’autore che si contrappone con orgoglio al mainstream (il Titanic del titolo, che lui si rifiuta di vedere e la cui cassetta tiene caparbiamente ancora avvolta nella plastica) segnandone la distanza, sono nuovi e vecchi film che acquistano il valore della definizione di sé e della memoria, del proprio modo di essere oggi e nel tempo.

Cinque sconosciuti

E proprio come in un film Jaakko vive la sua rocambolesca avventura per raggiungere Sirpa, che fa virare Il cieco che non voleva vedere Titanic dalla storia d’amore, al dramma e al thriller, portando il protagonista a incontrare e ad aver bisogno degli sconosciuti che noi vedremo solo attraverso i suoi occhi. La storia ci dà lo spaccato di un mondo tanto sgradevole quanto – purtroppo- realistico, in cui la sopraffazione dell’uomo sull’uomo e in particolare sul più debole, è pratica quotidiana e diffusa.

La messa in scena di una quotidianità in cui il contesto e le relazioni sociali sono i veri fattori disabilitanti per le persone a prescindere dalle loro condizioni psicofisiche, è resa nelle sue molteplici sfaccettature (dalla solitudine cercata e imposta, dalla sofferenza fisica e mentale, al diritto all’amore e all’affettività, fino al processo di indipendenza e inclusione sociale) non è mai didascalica bensì attenta e rispettosa, trattata addirittura con ironia mai fuori luogo, a partire da un titolo così paradossale all’apparenza.

Jaakko non è mai sottomesso, ha sempre la battuta – e la citazione cinematografica – pronta, anche sulla propria condizione, per quanto profondamente sofferta. Continua a chiedere aiuto, a mostrare fiducia nell’essere umano e nella vita, nonostante tutto. Continua a cercare la libertà, urlata, ripetuta come un mantra, senza arrendersi per portare fino in fondo quanto ha deciso, facendo di questo film teso e coinvolgente quasi una lezione e un potente inno alla vita, che innesca una riflessione non banale e senza moralismi sul modo in cui ognuno di noi la affronta e si rapporta agli altri.

Voto: 7,4

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