Recensione in anteprima – Produzione americana, regista francese, attore principale scozzese per descrivere un viaggio in aereo che parte da Hong Kong per volare verso il Giappone e naufraga in una non meglio identificata isola delle Filippine. Si tratta di un film prettamente action con Gerard Butler protagonista nei panni a lui più consoni. Belle le adrenaliniche sequenze sull’aereo ma niente più. Al cinema dal 25 gennaio.

La storia

Brodie Torrance (Gerard Butler) è un pilota di aerei di linea dal passato militare, che ora vola su tratte secondarie a causa di una rissa con un ubriaco che l’ha fatto declassare. Non l’ha presa male però: il suo vero dolore è la perdita della moglie e la sua principale preoccupazione è tornare dalla figlia per l’inizio del nuovo anno. Purtroppo sulla sua rotta c’è una tempesta e la compagnia aerea, per risparmiare sul carburante di un volo poco frequentato, gli impone di volare sopra la perturbazione, che si rivela però peggiore del previsto e finisce per far precipitare l’aereo in un’isola delle Filippine in mano alla guerriglia separatista. Una terra di nessuno dove Brodie si dovrà alleare con Gaspare (Mike Colter), un latitante accusato di omicidio che viaggia in manette insieme ai passeggeri.

Quando si parla di viaggi, di un nutrito gruppo di persone di diversa cultura e nazionalità, di un’avventura imprevista come il precipitare e salvarsi su un’isola sconosciuta sicuramente ci sarebbe molto materiale per poter scrivere una bella sceneggiatura per un film corale o, meglio per una serie tv di parecchie stagioni.

Ci viene subito alla mente la serie tv “Lost” anche se in questo film non ci sono enigmi. La realtà si palesa molto presto e si tratta di una realtà che fa virare il film, come ci si aspetta, in una sorta di sopravvivenza del gruppo. Una sopravvivenza legata allo schema classico dell’uno, o due poco armati contro miliziani violenti e armati fino ai denti.

Daniella Pineda as Bonnie Lane, Gerard Butler as Brodie Torrance, and Yoson An as Samuel Dele in PLANE. Photo Credit: Kenneth Rexach

Telefono senza fili

“The plane” rappresenta la peggiore situazione a cui un volo può andare incontro in caso di atterraggio di fortuna. E’ facile pensare che, arrivare su un’isola sconosciuta, che è terra di miliziani pronti a monetizzare gli ostaggi, torturarli e ucciderli sia vista come una sorta peggiore del morire nello schianto a terra del velivolo.

Il film però lascia aperta una surreale speranza. Ovviamente l’isola non ha la linea telefonica, non c’è campo per il cellulare, la radio, grazie a una spiegazione che lo spettatore non è tenuto a sapere se plausibile o meno, non funziona. Un telefono però c’è, quel telefono senza fili che sembra essere la sceneggiatura, classica, il bene contro il male, la forza di un uomo solo che in poche ore diventa un esperto combattente in un territorio a lui sconosciuto.

Tutto è talmente pilotato a distanza da una sceneggiatura prevedibile e non priva di momenti poco logici che lo spettatore sembra essere quasi invitato a non pensare e a godersi il film come puro intrattenimento. Vengono così sacrificate tutte quelle ricchezze di storie dei passeggeri, dell’equipaggio e dello stesso protagonista che vengono solo sfiorate.

Cosa si salva

Nemmeno i guerriglieri sono esenti da poca profondità. Sappiamo poco di loro e lo spettatore, per le violenze che vede e presunte è chiamato subito a schierarsi. Ma il volto del villain potrebbe essere intercambiabile con qualsiasi altro suo seguace e il risultato non cambierebbe.

“The plane” però, stranamente, attrae l’attenzione dello spettatore e non annoia mai. A tratti sembra di vedere un episodio della serie “Disastri ad alta quota” o serie gemelle e la breve durata del film, poco più di 100 minuti, aiuta a tenere desta l’attenzione e a condensare molta azione.

L’azione, soprattutto quella sull’aereo prima e dopo l’impatto risultano molto ben dirette. Il suono e le riprese molto addosso ai piloti, ai passeggeri cercano di immergere lo spettatore nel film come se fosse a bordo. E ci riescono. Ecco, probabilmente cosa salvare di un film che non dice niente di originale, non vuole farlo e vuole solo intrattenere.

Voto: 5,5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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