Recensione in anteprima – Venezia 79 – In concorso – Al suo settimo lungometraggio, Luca Guadagnino traspone il romanzo “Fino all’osso” di Camille DeAngelis, avvalendosi nuovamente della collaborazione di Timothée Chalamet dopo “Chiamami col tuo nome”. E di nuovo parla d’amore.
La trama
Il primo amore sboccia tra Maren (Taylor Russell), una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee (Timothée Chalamet), un vagabondo dai sentimenti profondi. I due si incontrano e intraprendono un’odissea lunga mille miglia che li porterà attraverso le strade secondarie, i passaggi segreti e le botole dell’America di Ronald Reagan. A dispetto degli sforzi profusi, tutte le strade riconducono al loro terrificante passato e a un’ultima battaglia che determinerà se il loro amore potrà sopravvivere alla loro alterità.
Amore e Cannibalismo
Al suo settimo lungometraggio, Luca Guadagnino traspone il romanzo “Fino all’osso” di Camille DeAngelis, avvalendosi nuovamente della collaborazione di Timothée Chalamet dopo “Chiamami col tuo nome”. E di nuovo parla d’amore: perché sì, Maren e Lee, i due protagonisti, sono due cannibali che uccidono le persone e ne divorano i corpi; eppure, sebbene non manchino sequenze di tensione e di violenza, l’atmosfera generale è quella del road movie intimista e romantico.
Sulla scia delle coppie protagoniste di film come Gangster Story di Penn, Gang di Altman o La rabbia giovane di Malick, Maren e Lee viaggiano attraverso l’America e si macchiano di crimini atroci, ma in fondo cercano solo il proprio posto in un mondo che li respinge e trovano la pace solo nel reciproco amore.
Una fusione di generi
Il film è un apprezzabile tentativo di fondere in un tutt’uno generi diversi (horror, coming of age, road movie, melodramma), anche se questa alternanza di registri narrativi a volte è troppo netta e non sempre armonica. Dove Guadagnino eccelle è ancora una volta nell’eleganza visiva, che ci consente di ammirare i passaggi dell’America rurale e riesce a rendere poetiche scene disgustose.
Ma è notevole anche la direzione degli attori: se Chalamet ormai è perfettamente a suo agio nel ruolo del giovane tormentato e ribelle, e Mark Rylance è sempre più una garanzia (il suo Sully è il personaggio più interessante di tutti), la vera sorpresa è la giovane protagonista Taylor Russell, capace di reggere il film sulle proprie spalle.
A dispetto della forza dell’idea di base, “Bones and all” presenta uno sviluppo abbastanza convenzionale e pecca nella gestione di alcuni personaggi, ma al netto delle imperfezioni rimane senza dubbio un’opera intensa e conturbante.
Voto: 7