Recensione in anteprima – Venezia 79 – In concorso – E’ stato presentato alla 79esima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia l’atteso film ispirato alla vita di Marilyn Monroe con protagonista una straordinaria Ana de Armas e destinato a d approdare direttamente sulla piattaforma Netflix dal 28 settembre. Un film complesso, per certi versi inquietante e soprattutto divisivo.

La “storia”

Chi era Marilyn Monroe? Quanto di Norma Jeane Mortenson Baker, nome di battesimo della bambina destinata a diventare una diva planetaria, è sopravvissuto alla macchina dei sogni, oltre che ad una serie di terribili traumi personali? È la domanda che si pone Andrew Dominik, regista e sceneggiatore di Blonde, che è basato sul romanzo omonimo di Joyce Carol Oates, sempre definito dalla sua autrice come fiction invece che biografia. Anche Dominik crea un racconto di (semi)invenzione che non nomina nessuno dei coprotagonisti della storia di Marilyn, come gli ex mariti Joe DiMaggio (Bobby Cannavale) e Arthur Miller (Adrien Brody) o il presunto amante John F. Kennedy. Per contro la diva ha un vero nome e cognome, anzi due: quello con cui è nata, e quello con cui ha dato luce alla nuova sé, facendone un’icona mondiale.

Marilyn Monroe è interpretata da una splendida Ana de Armas e il film, fin nella trama sopra descritta, non vuole e non può essere un documentario sulla vita della diva né, tantomeno, una trasposizione al cinema dei fatti realmente accaduti soprattutto nella vita privata. Chi andrà a vederlo su Netflix con l’intenzione di vedere ripercorsa, a tappe, la vita di Marilyn rimarrà parzialmente deluso perchè il film è letteralmente un viaggio all’interno dell’animo, della mente, del cuore e delle inquietudini sempre più ingombranti della protagonista.

Il formato di riproduzione dell’immagine scelto, spesso mutevole e che spazia tra 16:9 e 4:3, bianco e nero e scene a colori accentua questa irrequieta esistenza a volte precisa e diretta altre volte sbandante verso eccessi, condizionamenti e osannazione del pubblico.

Tutti volevano “Marilyn”…

Nei primi minuti del film vediamo una Marilyn bambina con ancora il nome di Norma. La sua infanzia difficile tra un padre mai conosciuto (e spesso erroneamente identificato anche dalla stessa madre), una madre con problemi di alcol e poco empatica e tanti altri problemi di relazioni familiari, creano quella che si potrebbe definire una sorta di eroina.

Marilyn nasce dopo Norma, a causa dell’infanzia di Norma, la soppianta, ne è la vetrina, il modello da esibire, la “bambola” che tutti vogliono, che tutti ammirano, che tutti vorrebbero “usare”. Marilyn cresce tra gli sguardi di un mondo femminile sotto shock per quell’ondata di strabordante, provocante e ammiccante bellezza e un mondo maschile letteralmente famelico di immagini, baci, vicinanza, visione della loro diva.

Nel film è abbastanza chiaro che Marilyn sembra avere una doppia identità, Marilyn è la donna perfetta , bellissima, disponibile e sempre allegra e superficiale che tutti desiderano. Così Norma viene quasi annullata e urla con atteggiamenti, esperienze e legami ingenui nella sua vita privata. Una vita che, nel film, viene ricostruita, romanzata, allucinata da visioni, flashback, trip visivi.

… lei voleva essere Norma (le)

Nel film, come probabilmente nella vita della diva, c’è però Norma, nome originario di Marilyn. Spesso lei si vuol far chiamare così proprio come a distaccarsi dall’immagine pubblica che non è molto adesa ai sogni e ai progetti di Norma.

Ci sono molte “M” nella vita di Norma Jean. La prima “M” è quella Marilyn così ingombrante che ruba la scena a Norma anche nella vita privata. La seconda è quella “M” di “madre” in una duplice visione: la madre che, in pratica ha avuto per poco e le ha dato poco affetto e la madre che Norma aspira ad essere con la voglia di avere un figlio che, spesso viene totalmente incompresa dal partner di turno.

Per un po’ Norma si identifica in un’altra “M”, quella di “Magda” protagonista delle vicende dello scrittore, altra “M”, Miller. In un crescendo anche artistico e sempre più inquietante il film “Blonde” esaspera anche visivamente il turbamento di Marilyn/Norma. Molti sono i rimandi Lynchani in una sorta di “chi ha ucciso Marilyn, anzi Norma“.

“Blonde” è un film che, sicuramente, dividerà il pubblico per il modo particolare e, a volte esplicito, con il quale le vicende (romanzate o meno) vengono presentate. Un film che, forse, soffre un po’ dell’eccessiva lunghezza concentrandosi troppo e ripetendosi spesso nel vittimismo. Un film che non si intitola “Marilyn”, “Monroe” o “Norma” ma “Blonde”… il colore finto dei capelli. Un film che andrebbe visto al cinema.

Bellissima interpretazione di Ana de Armas in una perfetta e credibilissima “riproduzione” di Marilyn ma anche tutto il resto del cast ha un buon impatto sul film.

Voto: 7,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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