Cannes 2022 – Anche quest’anno proponiamo in questi articoli dedicati una selezione delle recensioni dei film che vengono presentati al Festival Internazionale del Cinema di Cannes 2022. Ringraziamo gli amici di Movieplayer.it che son alla Kermesse francese. 

Coupez! di Michel Hazanavicius (Recensione di Luca Liguori di Movieplayer.it)

La recensione di Coupez!, il nuovo film di Michel Hazanavicius presentato come apertura al festival di Cannes 2022.

Che al Festival di Cannes piacciano gli zombie è cosa appurata da tempo. In questo senso non può stupire la scelta di questo Coupez!, remake francese di un piccolo grande cult giapponese di qualche anno fa, come evento di apertura per l’edizione numero 75. Ancor di più se a dirigerlo c’è un regista molto legato alla kermesse quale Michel Hazanavicius (The Artist) o se consideriamo che il tema degli zombie è in realtà solo una scusante per parlare di (meta)cinema, di amore per l’arte e dei set cinematografici come una grande famiglia.

Partiamo innanzitutto da una premessa importante per chiunque non conosca questo film o l’originale Zombie contro zombie del 2017: questo Coupez! non è veramente un film di zombie, e certamente non è un film horror. Si tratta, a tutti gli effetti, di una commedia che ci mostra il backstage della (sconclusionata) realizzazione di un film sugli zombie. Diciamo che potremmo riassumerlo quasi come un incrocio tra l’italianissima serie Boris e L’alba dei morti viventi di Edgar Wright. È importante specificarlo perché, nel caso aveste la fortuna di arrivare completamente ignari alla visione di questo film, i primi 30 minuti vi potrebbero far pensare di trovarvi davanti al più amatoriale degli Z movies, quasi al livello di quelli che magari si potrebbero fare con un gruppo di amici, una telecamera e qualche litro di sangue finto.

(continua)

Esterno notte di Marco Bellocchio (Recensione di Giuseppe Grossi di Movieplayer.it)

La recensione di Esterno notte: Marco Bellocchio torna a Cannes per raccontare il sequestro di Aldo Moro attraverso tanti punti di vista su una tragedia italiana che sanguina ancora.

Un cadavere nel bagagliaio di una vecchia Renault. Un uomo scuro in volto, tenuto in ostaggio che mostra una copia de La Repubblica davanti al logo delle Brigate Rosse. Il ricordo di Aldo Moro sarà legato per sempre a queste due immagini. Due fotografie emblematiche, tragiche, impregnate di un dolore che stenta ad andare via. Perché l’uccisione di Moro in quel fatidico maggio del 1978 è una ferita che non si è mai rimarginata, e sanguina ancora. Apriamo la nostra recensione di Esterno Notte provando a immaginare cosa abbia spinto Marco Bellocchio a tornare dentro quella ferita. Dalle parti di quel sequestro Moro ormai quasi vent’anni dopo il suo Buongiorno, Notte. Forse perché quel lutto ha macchiato per sempre la politica italiana. Forse con Moro si è spenta per sempre la fiducia nella cosa pubblica. Bellocchio torna negli angoli bui del nostro Paese con tanta voglia di approfondire fatti e sentimenti di chi quella storia l’ha vissuta.

Per questo Esterno Notte nasce come mini-serie composta da 6 episodi, per poi diventare un doppio film previsto in sala il 18 maggio e il 9 giugno (arriverà comunque in televisione il prossimo autunno). C’era bisogno di tempo e spazio per l’approccio scrupoloso di Bellocchio, che torna al Festival di Cannes per regalarci nuove immagini emblematiche, capaci di raccontare un uomo mentre sta abbracciando un’epoca intera.

(continua)

Tchaikovsky’s wife di Kirill Serebrennikov (Recensione di Giuseppe Grossi di Movieplayer.it)

La recensione di Tchaikovsky’s Wife: Kirill Serebrennikov torna in concorso a Cannes con la tragica vita di Antonina Miliukova, la donna che sposò Tchaikovsky firmando la sua stessa condanna.

Con un velo davanti agli occhi. Ci viene presentata così Antonina Miliukova. Vestita a lutto per un funerale che potrebbe essere il suo, morta dentro da tanto (troppo) tempo. Un velo che la donna non si toglierà mai, perché il suo sguardo sarà sempre coperto da qualcosa dall’inizio alla fine. È il primo pensiero che ci viene in mente scrivendo la recensione di Tchaikovsky’s Wife, nuova fatica di Kirill Serebrennikov che torna in concorso al Festival di Cannes appena un anno dopo il suo folle Petrov’s Flu. Perché non è solo un’immagine ricorrente ma quella che riesce a raccontare meglio un film dedicato agli occhi offuscati dall’amore (?) di una donna condannata all’infelicità. Una condanna quasi autoinflitta, perché in tanti hanno avvisato la giovane Antonina del dramma a cui stava andando incontro: sposare Pyotr Tchaikovsky, il geniale compositore dall’anima inquieta e dal cuore in tumulto. Più forte di qualsiasi timore, la protagonista assoluta di Tchaikovsky’s Wife procede imperterrita verso il suo muro del pianto, legandosi a un marito che non lo amerà mai. Nemmeno per un attimo. È a questa figura tragica che il regista russo dedica un’opera piena di angoscia, perfetto ritratto di un amore tossico e lacerante.

(continua)

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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