Recensione – 20 anni – Vent’anni fa, nel 2002 usciva il primo lungometraggio prodotto dai Blue Sky Studios, in co-produzione con 20th Century Fox Animation, e distribuito dalla 20th Century Fox. Negli Stati Uniti il film è uscito il 15 marzo 2002, mentre in Italia è arrivato sul grande schermo il 24 aprile. Stiamo parlando di L’era Glaciale, un successo di animazione che è diventato un longevo franchise.

Milioni di anni fa…

In Nord America, nel Paleolitico, la minaccia di un’era glaciale dà inizio a una migrazione di massa verso sud, per fuggire dal grande freddo. Manfred, un mammut bisbetico e solitario non crede a questa storia e non prende parte alla migrazione. Mentre cammina ostinato in direzione contraria a tutti gli altri animali si ritrova a fare amicizia con Sid, un bradipo goffo e logorroico che è stato abbandonato dalla famiglia e con Diego, una tigre dai denti a sciabola di cui non è facile fidarsi, prima di tutto perché è un predatore e poi perché si comporta in modo misterioso. I tre stringono una strana alleanza ognuno per uno scopo diverso, ma quello che all’inizio è per tutti e tre un rapporto di convenienza, diventa poi un legame così profondo che è impossibile da tradire.

Una grande famiglia allargata

A livello di CGI forse il primo lungometraggio di Chris Wedge non è particolarmente brillante, ma dopotutto l’enorme successo che ha avuto non è mai stato ricondotto alla qualità o al prestigio dell’animazione. L’Era Glaciale ha conquistato il pubblico grazie al carisma dei personaggi e alle loro storie, soprattutto nei primi capitoli. I temi centrali di questo buffo road movie sono famiglia e amicizia, ma ad un certo punto convergono in quello della grande famiglia allargata: non a caso quando Diego incontra per la prima volta Manny e Sid e li vede alle prese con un piccolo orfano umano, si rivolge in tono provocatorio alla strana coppia dicendo: “Capisco, non potendo averne uno vostro, adottate”. Dietro la battuta si cela un argomento estremamente moderno e ancora oggi discusso.

Tanto va lo scoiattolo alla ghianda…

L’elemento veramente iconico, che lega tutti i film della saga però, è l’infinita caccia alla ghianda dello sfortunatissimo scoiattolo Scrat, che all’inizio doveva essere solo una gag introduttiva per il primo film, poi sappiamo tutti come è andata a finire. Pur non dicendo mai una parola, Scrat è diventato a tutti gli effetti un personaggio principale, amato da adulti e bambini. Addirittura, la Blue Sky Studio lo ha reso sua mascotte ufficiale e in questa vece, gli ha affidato l’importante compito di salutare il pubblico dopo l’annuncio della sua chiusura nel 2021 a causa della crisi provocata dalla pandemia. In un breve video di addio pubblicato solo qualche settimana fa su YouTube, il nostro eroe mangia finalmente la sua tanto agognata ghianda e se ne va, proclamando silenziosamente la fine di un’era.

Voci leggendarie

John Leguizamo, il doppiatore originale di Sid, ha provato ben trenta voci diverse, prima di arrivare a quella definitiva. Studiando i bradipi ha scoperto che questi animali spesso conservano il cibo in bocca, così ha deciso di provare a parlare come se stesse mangiando, solitamente un limone, che oltre a riempire la bocca la rendeva più umida e la faceva salivare, giungendo così alla versione buffa e sputacchiante, perfetta per il personaggio, a cui poi anche Claudio Bisio, il doppiatore italiano, si è ispirato.

Di fatto, il cast vocale è un altro importante fiore all’occhiello del franchise: oltre a Leguizamo e Bisio, ci sono altri grandi nomi sia nel cast statunitense che in quello italiano: Ray Romano e Leo Gullotta danno la voce a Manny e Denis Leary e Pino Insegno a Diego. Nel corso della saga Gullotta è stato sostituito per due film da Filippo Timi: il quarto Continenti alla deriva e il quinto, In rotta di collisione, ma torna nell’ultimo capitolo uscito su Disney Plus, Le avventure di Buck, con grande gioia del nostalgico pubblico italiano.

L’Era Glaciale è stato candidato come miglior film d’animazione ai Premi Oscar 2003, ma quell’anno la statuetta fu assegnata a La città incantata. La colonna sonora di David Newman, che contiene anche il famoso brano “Send Me on My Way” dei Rusted Root ha contribuito a rendere il primo capitolo indimenticabile.

Voto: 7,5

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