Recensione in anteprima – A quattro anni dal secondo capitolo, la nuova saga del Wizarding World arriva a metà del suo percorso, con un film pacato e riflessivo, che si distacca sempre di più e in maniera sempre più evidente dal tema degli animali fantastici e si orienta significativamente verso i protagonisti umani della vicenda. Al cinema dal 13 aprile.

Tra Snasi, Fenici e Qilin

Il bestiario fantastico del Wizarding World vedrà quest’anno poche aggiunte oltre agli ormai familiari Snasi e Asticelli… del resto, gli animali sono stati veri protagonisti solo nel primo film, insieme a Newt Scamander: il timido e impacciato magizoologo non può che indietreggiare al cospetto di un giovane, ma già celebre e rispettato Albus Silente, o a quello del superbo e temibile mago oscuro Gellert Grindelwald.

La trama

Dopo aver guadagnato nuovi seguaci, Gellert Grindelwald (Mads Mikkelsen) si prepara a prendere il controllo del mondo magico, mentre Albus Silente (Jude Law) cerca di rompere il patto di sangue che impedisce loro di combattere e organizza un complesso piano per fermare il rivale affidandosi al magizoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne), a suo fratelle Theseus (Callum Turner),alla sua assistente Bunty (Victoria Yeates), alla professoressa Eulalie Hicks (Jessica Williams), a Yusuf Kama (William Nadylam), e a Jacob Kowalski (Dan Fogler).

“Reparo”

Con la fine del secondo film, mentre l’inquadratura si allontanava lentamente dalle torri del cupo castello di Nurmengard, l’impressione globale era che Yates e Rowling avessero fatto il passo più lungo della gamba, con rivelazioni sconcertanti, trame che si intrecciavano e infittivano senza un apparente motivo valido, più domande e dubbi che risposte e certezze.

Trattandosi di una saga di cinque film, si sono riservati il tempo e il modo di correggere il tiro, facendo qualche passo indietro rispetto a certe scelte forse un po’ troppo ambiziose, o semplicemente troppo lontane dal tracciato originale. Di fatto l’epilogo della storia è già universalmente noto.

La sceneggiatura è sicuramente meno appesantita, più lineare e meno confusionaria, complice il ritorno di Steve Kloves: lo storico sceneggiatore della saga di Harry Potter aveva già dato ampia prova di saper tradurre le idee di J.K. Rowling in testo cinematografico e forse è proprio lui che è mancato nei due capitoli precedenti. Permane comunque un fitto alone di mistero, per tutto il film si ha la sensazione che stia per accadere qualcosa di straordinario, un grande colpo di scena, che non arriva mai.

Una saga sovraffollata

Un altro fattore che contribuisce a generare spaesamento e confusione è che molti dei (troppi) personaggi introdotti nel secondo film scompaiono o non vengono valorizzati, quindi ancora una volta ne vengono presentati di nuovi, mentre la quasi totale assenza di Tina Goldstein, una tra i protagonisti dell’inizio della saga, è motivata piuttosto debolmente.

Paradossalmente quello che disturba meno la trama è proprio la sostituzione dell’interprete di Grindelwald: l’allontanamento di Johnny Depp a causa delle sue vicende giudiziarie era già stato annunciato tempo fa, così come la sua sostituzione con Mads Mikkelsen, che aveva dichiarato fin da subito di non avere nessuna intenzione di copiare il suo predecessore, ma di voler prendere una via propria, del tutto diversa.

Un nuovo Grindelwald

E così non si cerca di spiegare perché il mago oscuro abbia ora un aspetto decisamente diverso, è una trasformazione che passa inosservata, quasi naturale, viene da pensare che nel mondo dei maghi sia normale per una persona che tra l’altro è addirittura ricercata, cambiare i suoi connotati di tanto in tanto. Dove il Grindelwald di Johnny Depp era freddo e altezzoso e usava le parole come principale strategia di leadership, quello di Mads Mikkelsen matura in una superbia più austera e silenziosa, non ha bisogno di troppi giri di parole.

Non ha bisogno nemmeno di apparire eccentrico: assomiglia di più a un politico impietoso e senza scrupoli. In effetti anche la sua controparte, Jude Law continua a confermarsi come un’ottima scelta per il giovane Albus Silente: ci sono degli attimi in cui la gestualità, gli sguardi, il modo di rivolgersi agli altri, richiamano la recitazione di Michael Gambon, lo stesso rapporto che ha con Newt ricorda a tratti quello che avrà anni dopo con Harry Potter.

Animali Fantastici – I Segreti di Silente è da considerarsi un episodio riparatore a tutti gli effetti, più prudente e riflessivo, per quanto cupo e minaccioso, come il silenzio prima della tempesta. Il giudizio resta per questo leggermente sospeso, perché se alcuni errori sono in parte stati rettificati, la tempesta arriverà a momenti e adesso bisogna evitare di commetterne altri.

Voto: 6,8

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