Recensione in anteprima – Venezia 78 – Fuori concorso – Dopo “Gli infedeli” e “Lasciami andare” del 2020, Stefano Mordini torna subito sul grande schermo con una sua nuova opera. Si tratta di “La scuola cattolica” presentato fuori concorso alla 78esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia e tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati vincitore del premio Strega 2016. Un film duro, spietato e che mette in scena il massacro del Circeo ma manca la connotazione politica, sociale e di indagine dei personaggi. Al cinema dal 7 ottobre.
La storia (da un fatto di cronaca vera)
Che cosa sono stati gli anni Settanta in una certa città, un certo quartiere, una certa scuola? Ha provato a raccontarlo in un romanzo di oltre mille pagine Edoardo Albinati, che nel 1975 era un adolescente romano di buona famiglia e frequentava un liceo privato del quartiere Trieste, isola di privilegio in cui i genitori medio e altoborghesi “mettevano al riparo” i loro figli dal clima politico del tempo.
Quell’anno alcuni ex studenti della stessa scuola avrebbero compiuto uno dei delitti più efferati della storia italiana, il massacro del Circeo, e Albinati, nel suo romanzo fiume vincitore del Premio Strega 2016, avrebbe raccontato quella mala education capace di generare mostri.
Il film non dura eccessivamente secondo gli standard di questi ultimi tempi, “solo” 106 minuti che, nella scelta pesano perché il film non ha il tempo di sviluppare tutte le tematiche e gli aspetti di una società complessa di quegli anni. “La scuola cattolica” ha una narrazione circolare, inizia con la scena della donna che chiede aiuto all’interno di un bagagliaio di un’auto parcheggiata. Molti di coloro che hanno vissuto quegli anni sicuramente ricordano la foto apparsa nel tg e sui giornali dell’epoca. E’ la fine della vicenda del massacro del Circeo.
Deviazioni oltre il consentito
Con continui e poco felici flashback il film presenta alcuni personaggi chiave dell’intera vicenda aiutandosi con una voce fuori campo. Lo spettatore però non comprende appieno la situazione perché non vengono approfonditi i personaggi e ci si concentra sul quadro della situazione, o meglio sulla cornice senza trovare una strada sicura e organizzata per narrare la storia.
La sceneggiatura, ben curata nei dialoghi, sicuramente non lascia spazio allo spettatore per comprendere la situazione politica e sociale di un’intera nazione e nemmeno la situazione delle scuole private in quegli anni. Dopo la scena iniziale il film vira verso una sorta di commedia adolescenziale per i rapporti umani che sembrano instaurarsi ma con troppa facilità ci si immerge nel dramma e nelle sadiche scene finali. Queste rendono bene l’idea della violenza e del profondo disagio mentale dei protagonisti di quegli atroci eventi.
Un’occasione persa
Il film di Stefano Mordini spreca un’occasione molto importante per allacciarsi a temi attuali che riguardano la realtà della donna e della visione maschilista dell’epoca rapporta a quella dei nostri giorni. Questo aspetto, molto importante, proprio perché da questo efferato delitto prenderà vita una discussione politica e sociale durata più di 20 anni, non viene citato. Passa tutto troppo sotto traccia e solo lo spettatore informato dei fatti o che ha vissuto gli anni 70 può rendersene conto.
“La scuola cattolica” ha una buona messa in scena, difetta molto nell’approfondimento dei fatti e dei personaggi nonostante abbia un cast molto ben assortito dal quale spicca Benedetta Porcaroli che da prova, anche in questo film, di essere una delle migliori attrici della sua generazione.
Voto: 5