Recensione –  A sette anni dal suo ultimo lungometraggio cinematografico, Shawn Levy che nel frattempo è stato produttore esecutivo e anche regista di Stranger Things, torna dietro la macchina da presa. Free Guy – Eroe per gioco è stato al cinema dall’11 agosto, è su Disney+ a partire dal 29 settembre e sarà disponibile in home video dal 6 ottobre.

«Oggi non sarà una giornata come le altre: sarà una splendida giornata!»

Guy (Ryan Reynolds) è un cassiere bancario che vive beatamente a Free City, nella sua confortevole routine. La sua quotidianità, però si interrompe quando, a causa di un incontro inaspettato, Guy inizia a sviluppare una maggiore autoconsapevolezza, che lo porta infine a rendersi conto di essere un Personaggio Non Giocante di un famoso videogame.

La pedina marginale e accessoria decide quindi di diventare l’eroe della sua storia. La trama principale si intreccia con una sottotrama ambientata nel mondo reale, dove gli sviluppatori del gioco cercano di identificare questo misterioso “Blue Shirt Guy” e capire quali siano le sue intenzioni.

Cast e critica

Protagonista della realtà virtuale è Ryan Reynolds (Deadpool), dall’altra parte dello schermo ci sono Joe Keery (Stranger Things) e Taika Waititi (JoJo Rabbit; Thor: Ragnarok); mentre Jodie Comer (Killing Eve) si alterna tra i due mondi, con due alter ego molto diversi tra loro.

Le aspettative generali non molto elevate e l’uscita nelle sale in piena estate non lo hanno certo aiutato, ma il film di Shawn Levy si è difeso piuttosto bene da critica e giudizio del pubblico, ottenendo un moderato successo, che è stato tale da persuadere Disney ad accelerarne l’uscita sulla sua piattaforma streaming. Free Guy si può definire un modesto blockbuster estivo, che non si carica di grosse pretese e non si prende neanche troppo sul serio, complice l’ormai peculiare stile autoironico di Ryan Reynolds. Del resto, i Guys, così come i Buddies e i Dudes sono tipi qualsiasi, comuni, prevedibili e decisamente non unici.

Un continuo déjà vu

Prendete Emmet di The Lego Movie, mettetelo su Oasis, come in Ready Player One; poi man mano che la storia si sviluppa, datele un’atmosfera alla Truman Show e aggiungeteci un pizzico di intreccio tra persone reali e virtuali come in Tron: Legacy. Di film sui videogiochi ad oggi ne abbiamo visti tanti, la sceneggiatura (di Matt Lieberman e Zak Penn) trae infatti molti spunti da trame già esistenti e il risultato è un mix di elementi che rimandano continuamente a qualcos’altro.

Se poi ci aggiungiamo i lampanti riferimenti alle dinamiche di Fortnite, al clima di Grand Theft Auto e alle regole di qualsiasi altro MMO (Massively Multiplayer Online game), di originale c’è poco. Naturalmente non è sufficiente piazzare sullo schermo una serie di riferimenti diversi; se non c’è una buona tessitura la storia non sta in piedi e qui questo funziona: la narrazione è ben gestita, il ritmo del racconto è abbastanza avvincente, anche se il suo svolgimento è piuttosto prevedibile.

Effetti speciali

Le scene d’azione sono moderate e ben distribuite, non sono troppe o eccessivamente forzate, come spesso accade in questo genere di pellicole, che ostentano combattimenti acrobatici con il fine unico della spettacolarità delle coreografie. E pur non essendo esaltato fuori misura, il versante degli effetti speciali fa la sua figura, denotando comunque creatività e abilità.

Attenti al gamer 

Non è necessario essere esperti di videogiochi per apprezzare questa sorta di favola moderna, anzi, forse è addirittura meglio non esserlo: la figura del gamer, infatti, è soggetta a una critica più o meno velata, che lo dipinge come un carnefice indifferente nei confronti di una popolazione di innocenti Personaggi Non Giocanti, che vive placidamente circondata da violenza, crimine e distruzione e non se ne cruccia affatto, perché non è in grado di immaginare un mondo diverso.

voto: 6

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