Recensione in anteprima – RomaFF16 – Selezione ufficiale – “Gli occhi di Tammy Faye” è il film d’apertura della sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma con protagonista assoluta Jessica Chastain. Un biopic troppo fermo a un’impostazione classica che solo apparentemente fa risaltare la bravura del cast. Oltre a Chastain, ottima la recitazione di Andrew Garlfield e di Vincent D’Onofrio.
Da una storia vera
1952. Tammy Faye (Jessica Chastain), ancora bambina (Chandler Head), ha una folgorazione in chiesa mentre sta guardando il crocifisso. Nel 1960, al North Central Bible College a Minneapolis conosce Jim Bakker (Andrew Garlfield), che diventerà suo marito e con il quale avrà due figli. Nel corso degli anni ’70 e ’80 la coppia crea il più famoso canale televisivo religioso degli Stati Uniti che diventa il punto di riferimento per molti fedeli con il loro programma The PTL Club, conosciuto anche come The Jim an Tammy Show, in cui entrambi trasmettono il loro amore per la fede, intrattengono il pubblico con dei numeri musicali e parlano di sesso, omosessualità e Aids.
Soprattutto Tammy riesce ad avere un legame immediato con i suoi telespettatori perché parla a persone di ogni ceto sociale. Il loro successo e la loro ricchezza, culminati con il parco a tema cristiano Heritage USA, si sgretolano poco a poco a causa di irregolarità finanziarie, scandali personali e l’intervento del potentissimo e ultraconservatore reverendo Jerry Falwell che li manda in rovina.
Lo spunto finale
Iniziare a parlare del film partendo dal finale non è sicuramente cosa gradita ai più. Per non rovinare l’epilogo non si parlerà di cosa accade anche se la vicenda è abbastanza nota. Si tratta dello spunto ironico e di sbeffeggiamento che poteva essere colto e ampliato per tutto il film o buona parte di esso. L’ironia è rivolta all’America con tanto di bandierone srotolato sullo sfondo. E’ uno dei pochi affondi di Michael Showalter al suo sesto lungometraggio.
Il regista dell’apprezzato e riuscito “The Big Sick” del 2017 non riesce a mordere, ad affondare il colpo per tutte le due ore di durata del film che, si ripete in alcune parti. La vicenda dei due coniugi Bakker e di quanto siano diventati importanti per la tv americana si concentra proprio sulla loro vita di coppia, sul cambio di età e consapevolezza del personaggio di Tammy Faye. Sfiora e intacca solo superficialmente tutti i temi che i due affrontavano nelle loro trasmissioni con evidente e rivelata ipocrisia.
Sesso, omosessualità, droga, Aids, ricchezza sono poco presenti nel film. Solo una parte dedicata al rifiuto della povertà è marcata con una buona insistenza ma non si sviluppa mai il discorso svelandone evidenti contraddizioni con la religione vera e propria che, nelle parole e nei fatti è (o dovrebbe essere) rivolta appunto ad aiutare i più poveri e non ad arricchire le persone.
Jessica Chastain (in maschera) show
“Gli occhi di Tammy Faye” si concentra molto poco, come detto, su temi sociali. Il film affonda e sprofonda nella bravura del cast. Ottima è l’interpretazione di Andrew Garlfield che aggiunge un ulteriore tassello alla sua carriera di attore drammatico svestendo definitivamente i panni del supereroe Marvel che troppo spesso ha imprigionato altri attori.
Ma la prova di Garlfield non è la migliore del cast. Meglio di lui fa, senza dubbio, Jessica Chastain che regge gran parte del film grazie alle sue straordinarie doti. La Chastain viene aiutata da un trucco che ne risalta la freschezza e giovinezza quando deve interpretare una giovane studentessa e da maschere che accentuano i tratti del viso conferendole la giusta vecchiaia nelle ultime scene.
Il film si trasforma pian piano in uno show personale dell’attrice. Jessica Chastain oltre a recitare canta in modo molto convincente e prende parte al film anche come produttrice. Solo in una particolare scena il regista riesce a regalarle uno spunto per parlare della considerazione della donna nella tv degli anni 70-80. L’occasione viene colta e, come detto in precedenza, non approfondita.
In generale il film appassiona e ha nel cast il punto di forza ma, probabilmente, lo spettatore, soprattutto americano, si aspetta più profondità per certi temi ritornati d’attualità.
Voto: 6,7