Recensione – Uno tra i primi film che è stato vittima delle restrizioni causate dalla pandemia; originariamente atteso nelle sale per marzo 2020, è uscito invece nei cinema italiani il 19 agosto durante il breve periodo di riapertura delle sale e successivamente è stato aggiunto al catalogo italiano Disney plus dal 6 gennaio 2021.
La trama
Ian Lightfoot è un elfo adolescente, timido e impacciato che vive con la mamma Laurel e l’esuberante fratello Barley, appassionato di storia, magia e giochi di ruolo. Suo padre è morto poco prima che Ian nascesse, ma prima di andarsene ha lasciato per quel figlio che non ha potuto conoscere un regalo molto speciale, da aprire non prima del suo sedicesimo compleanno: si tratta di un artefatto magico antico e potente che, se usato correttamente, permetterà a Ian di riportare in vita il padre per ventiquattro ore. Ma qualcosa va storto, l’esecuzione dell’incantesimo viene interrotta e del padre compare solo una metà. Quella inferiore. Gambe (del genitore) in spalla, Ian e Barley sono quindi costretti ad affrontare un’impresa per correggere l’incantesimo prima che esso si esaurisca, allo scadere delle ventiquattro ore.
Una storia magica ma reale
Per la prima volta Pixar approda in un universo totalmente fantasy anche se nel mondo magico di Onward si è insediato il progresso tecnologico, portatore di agi e comodità che hanno di fatto piano piano relegato la magia ai ricordi del passato, generando una realtà ibrida in parte mitologica, in parte simile alla nostra, in cui i centauri non corrono più a centodieci chilometri orari, perché possono correre con la macchina, o in cui per affrontare un lungo viaggio non è più necessario usare le ali, ma basta prendere un aereo.
Avanti
Come spesso accade negli studi di Emeryville, il regista Dan Scanlon (Monsters University) parte da un parallelo con la sua esperienza personale, segnata dalla perdita del padre in giovanissima età ed esplora il rapporto tra due fratelli che hanno bisogno l’uno dell’altro per elaborare una situazione così complessa.
Il film, il cui titolo non a caso indica ancora una volta una direzione da seguire (dopo Up), esorta a fronteggiare il dolore guardando avanti, non fermandosi o isolandosi, ma condividendolo con chi ci è accanto e ci offre un sostegno. Ormai Pixar ci ha abituati a storie che scavando nella psicologia dei personaggi, ci aiutano a interrogarci e lavorare su noi stessi e Onward, una storia familiare delicata e commovente, non è sicuramente da meno.
Di misteriosi e pericolosi sotterranei
Sullo sfondo c’è l’omaggio alla narrazione fantasy e alla cultura dei giochi di ruolo che tra gli appassionati è un vero e proprio credo: è quasi superfluo precisare che Quests of Yore, il gioco basato su avvenimenti storici di cui Barley è massimo esperto, è palesemente ispirato a Dungeons and Dragons e a Magic: ne rievoca regole, accessori, ambientazioni, e perfino celebri comparse, come il famigerato ma immancabile cubo gelatinoso.
Le voci
Nella versione originale la voce di Ian è quella di Tom Holland, mentre Barley è Chris Pratt. Di fatto il character design di entrambi i personaggi si ispira molto ai due attori nell’aspetto fisico e nella personalità. Nel cast ci sono anche Julia Louis-Dreyfus e Octavia Spencer.
In italiano, tra i doppiatori ricordiamo Sabrina Ferilli che interpreta la mamma dei fratelli Lightfoot e Fabio Volo, che da voce al ricordo del papà.
Forse a causa dell’uscita più volte rimandata, dell’apertura dei cinema a singhiozzo e del periodo poco felice, Onward ha mantenuto una sorta di basso profilo tra i titoli Pixar, venendo purtroppo ingiustamente etichettato come un prodotto “minore” della casa cinematografica statunitense. Ha ottenuto una candidatura al Golden Globe, al BAFTA e naturalmente anche al Premio Oscar, dove concorrerà insieme all’altro lungometraggio animato prodotto da Pixar nel 2020: Soul.
Voto: 7,5