Recensione – Film del 2021 scritto e diretto da Ramin Bahrani (“Fahrenheit 451”), tratto dall’omonimo romanzo di Aravind Adiga del 2008, vincitore del premio Book Prize. Un titolo da non sottovalutare in vista della premiazione degli Oscar, il film è candidato nella categoria Miglior Sceneggiatura non originale.
L’animale raro
“Nella giungla qual è il più raro animale, colui che si mostra solo una volta ogni generazione? La Tigre Bianca.”
Questa citazione dal film descrive bene quale potrebbe essere il destino del nuovo film di Ramin Bahrani agli Oscar 2021: una Tigre Bianca in mezzo ad altri adattamenti ben più famosi tra i candidati di quest’anno a Miglior Sceneggiatura non originale. Un titolo da non sottovalutare di cui vi consiglio la visione su Netflix in vista della premiazione degli Oscar.
La Tigre Bianca (The White Tiger) è un film del 2021 scritto e diretto da Ramin Bahrani (“Fahrenheit 451“), tratto dall’omonimo romanzo di Aravind Adiga del 2008, vincitore del premio Book Prize. L’adattamento è una coproduzione americana e indiana. La fedeltà al paese di origine dell’opera è totale. Il film per la prima ora è recitato in buona parte in lingua hindi, per poi lasciare sempre più spazio all’inglese. Gli attori sono tutti indiani, Adarsh Gourav (Balram) addirittura al suo primo ruolo da protagonista. Spiccano poi Rajkummar Rao (Ashok) e la più conosciuta Priyanka Chopra (Pinky Madam) (protagonista della serie tv Quantico), le due star del cinema di Bollywood che figurano anche come produttori esecutivi.
La storia
L’imprenditore indiano Balram Halway, detto la Tigre Bianca, scrive delle lettere al primo ministro cinese che è in procinto di visitare l’India.
Gli racconta di come ha compiuto la sua scalata sociale, partendo dal suo povero villaggio sulle rive del Gange, appartenendo a una delle caste più basse del paese, fino ad arrivare alla luccicante New Delhi come autista di un ricco uomo d’affari. Qui assiste alla progressiva e inarrestabile corruzione del suo padrone, ne assimila la mentalità e intuisce che il modo per liberarsi dalla gabbia della miseria (la Stia) è rubare e mettersi in proprio.
L’India dei due paesi
“L’India è due paesi in uno; un’India di Luce e un’India di Tenebre.”
La Tigre Bianca mette in risalto la doppia identità dell’India. Un paese che sta vivendo in questi anni un boom economico. All’apparenza potrebbe risultare ricco e potente (l’India della capitale Delhi e di Bangalore, considerata la Silicon Valley Indiana), ma al suo interno presenta ancora una netta frattura, una disparità sociale devastante, dove le caste agiate si approfittano delle caste più povere.
L’unico modo che ha un ragazzo che viene dalle Tenebre (così il protagonista definisce i villaggi poveri dell’India) di emergere è quello di farsi furbo, di apprendere più informazioni possibili dal mondo circostante e di usarle a proprio vantaggio. Altrimenti si rimane intrappolati per sempre come polli nella stia.
Ramin Bahrani riesce a cogliere l’essenza del romanzo e a trasmetterla perfettamente a livello visivo. La Tigre Bianca è un dramma cupo attraverso il quale vediamo le condizioni di vita della maggior parte della popolazione dell’India, non l’India di facciata, ma quella più profonda che vive nelle tenebre.
Voto: 7,5
Il trailer
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