Recensione in anteprima – TFF 38 – In concorso – Esordio dei gemelli nigeriani Arie e Chuko Esiri, uno spaccato della città di Lagos attraverso il racconto delle vite di due personaggi che desiderano emigrare alla ricerca di un futuro migliore.
La storia
Mofe (Jude Akuwudike) e Rosa (Temiloluwa Ami-Williams) vivono a Lagos, in Nigeria. Lui lavora in fabbrica, lei fa la parrucchiera e insieme progettano di emigrare all’estero per trovare una vita migliore. Il destino ostacola però i loro piani, e quando la realizzazione del loro sogno sfuma si vedranno costretti a riconsiderare anche la possibilità di costruire nel loro stesso mondo il futuro che desiderano. Dalla Nigeria un esordio potente in cui il dramma, ma anche la pazienza e la capacità di elaborare delle soluzioni, assumono le forme della quotidianità.
Due storie, un unico tema
Il film è diviso in due blocchi netti, cui fa seguito un epilogo. Il primo blocco è incentrato su Mofe, elettricista che sogna di emigrare in Spagna, un uomo semplice, mite che si fa in quattro per occuparsi della manutenzione dell’impianto elettrico della sua azienda, fatto di macchinari vecchi e obsoleti.
Nel frattempo, provvede a procurarsi i documenti per il suo viaggio. Ma proprio un vecchio macchinario – un generatore – causerà la morte di sua sorella e dei suoi figli, dando il via a una serie di spese e intoppi burocratici che renderanno sempre più complicata la partenza di Mofe, mettendo peraltro in conflitto col proprio padre.
Il secondo blocco – forse più riuscito – racconta invece di Rosa, che di giorno fa la parrucchiera e di sera la barista, e spera di emigrare in Italia con la sorella minore Grace, la quale aspetta un bambino: il neonato sarà usato come merce di scambio per ottenere i documenti che consentiranno di partire. Rosa riceve le avances del suo padrone di casa e di un ricco americano, ma anche nel suo caso i suoi progetti troveranno molti ostacoli, primo tra i quali i problemi nella gravidanza di Grace.
Questi due protagonisti, accomunati dallo stesso desiderio, dallo stesso sogno, dalle stesse speranze, non si incontreranno mai, se non per un unico, casuale momento. I loro destini sono, in qualche modo, già segnati. Ma, di fronte all’infrangersi delle loro aspirazioni, entrambi senza abbandonare la propria dignità dovranno trovare il modo e la forza di reinventarsi.
L’affresco di una città
Attraverso le vite di Mofe e Rosa, la loro quotidianità, le loro vicende professionali e private, la loro odissea burocratica, i due registi, nativi di Lagos, tracciano un efficace spaccato di questa città, dove convivono lusso e povertà, bellezza e orrore. Girato con spirito neorealista, il film è caratterizzato da una regia attenta e sensibile, che segue i protagonisti con una delicatezza che non sfocia mai nel melodramma, ma, nonostante la tragicità degli eventi raccontati, mantiene sempre un umano distacco, rinunciando a ogni forma di enfasi, di spettacolarizzazione del dolore (si pensi al minimalismo con cui è rappresentata la morte della sorella di Mofe e dei suoi figli).
Al netto di una certa prolissità, che rende la visione un po’ ostica e pesante, “Eyimofe” è senza dubbio un’interessante opera prima.
Voto: 6,5