Recensione in anteprima – Terza regia per William Eubank da sempre regista dedicato alla realizzazione di film sci-fi. Dichiaratamente ispirato ad “Alien”, persino nella protagonista femminile, “Underwater” vira verso un horror molto leggero. Incongruenze logiche, montaggio approssimativo e sceneggiatura abbastanza banale completano un film poco interessante e dimenticabile. Al cinema dal 30 gennaio.

Alien in fondo al mare

In fondo all’oceano un gruppo di scienziati sopravvive all’esplosione di una base sperimentale di perforazione. Insieme provano a raggiungere una piattaforma dismessa fornita di capsule ‘di salvataggio’. A guidarli un capitano coraggioso (Vincent Cassel) e Norah (Kristen Stewart), ingegnere a cui il mare ha già strappato il cuore. Chiuso nel proprio scafandro il team avanza verso l’obiettivo ma si accorge presto di non essere solo, un’armata di mostri marini infestano gli abissi. Nascosto nell’ombra, il nemico è un enigma vischioso che non tarderà a rivelarsi.

Per stessa ammissione della produzione, “Underwater” si ispira ad Alien. La protagonista, Norah, ricorda negli atteggiamenti e nei succinti abiti la Sigourney Weaver del film di Ridley Scott. Quello che manca è il carisma dell’attrice e un personaggio che semplicemente abbozzato non offrendo empatia al pubblico.

Vaga è anche la tensione che il film cerca di creare sfruttando elementi elementari e di sicuro impatto ma convenzionali. Nessuna spiegazione scientifica viene fornita allo spettatore, chiaro messaggio che il film si vuole concentrare su un aspetto più ludico e di intrattenimento.

Una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti

“Underwater” non lascia nessun preambolo al pubblico, i primi minuti servono subito a entrare in contatto con l’azione e, quindi con la catastrofe. Lo spettatore non sa nulla di quella che è la situazione e lo apprende solo attraverso dei trafiletti giornalistici che appaiono sullo schermo  incastrati nei titoli di testa.

Durante lo svolgersi della vicenda non si ha il tempo per approfondire la storia di ogni personaggio. Molto spesso non è importante, è vero, ma riusciremo a malapena , per alcuni, a sapere i nomi mentre il passato della protagonista e del capitano sono solo accennati e vengono solo vanamente celati.

Evidenti tagli portano l’azione all’interno e all’esterno della struttura sottomarina senza mai indicarci la modalità di entrata o di uscita dei personaggi. I dialoghi risultano estremamente poco originali e solo in un paio di punti si abbozza qualche apprezzabile spunto di ispezione interiore.

Al di là di ogni possibile scienza

Esistono delle leggi fiche che dovrebbero essere rispettate anche nei più fantasiosi film dell’orrore, della fantascienza e di tutti quei generi che, in ogni caso hanno un minimo di aggancio con la realtà.

La possibilità che degli umani possano camminare facilmente su un fondale marino a oltre dieci mila metri di profondità è quantomeno bizzarra anche con le speciali tute in dotazione. Tute che, peraltro, per resistere a quella enorme pressione dovrebbero essere talmente pesanti da non permettere quasi nessun movimento a dei fisici palestrati, figuriamoci al povero esile fisico di Kristen Stewart. Per non parlare dello spessore del vetro dei caschi.

Le motivazioni di un’installazione così in profondità sono solo intuibili mentre le qualifiche specifiche di ogni membro della squadra non sono quasi mai rivelate. La dinamica degli eventi si sussegue con apprezzabile interesse ma con delle scelte illogiche sia per quanto riguarda gli umani, sia, soprattutto per quanto riguarda le creature che li minacciano.

In pratica, “Underwater” non convince anche se le intenzioni di partenza mano delle migliori.

Voto: 4,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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