Recensione – Dopo il debutto alla regia con Lady Bird (2017), Greta Gerwig torna dietro la macchina da presa e realizza un’opera che dona nuova vita al capolavoro di Louisa May Alcott. Piccole donne, al cinema dal 9 gennaio, ha ottenuto sei candidature ai Premi Oscar tra cui miglior film e miglior sceneggiatura non originale, scritta dalla stessa Gerwig.
La storia
Meg (Emma Watson), Amy (Florence Pugh), Beth (Eliza Scanlen) e Jo (Saoirse Ronan) sono le quattro sorelle March. Sono gli anni della Guerra Civile americana e le ragazze vivono con la madre, Marmee March (Laura Dern), a Concord, una cittadina del Massachusetts, in attesa che il padre, un cappellano, torni dal fronte. Le ragazze, molto affiatate fra di loro seppur con caratteri e ambizioni differenti, cercheranno di inseguire i propri sogni anche se, a volte, dovranno scontrarsi con quello che la società e la cultura patriarcale dell’epoca vuole per loro.
Con questa nuova trasposizione cinematografica di Piccole donne, Greta Gerwig riesce nell’impresa di far rivivere il classico della letteratura firmato da Louisa May Alcott, riconfermandosi una regista di grande talento. Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1868 e diventato in breve tempo un enorme successo letterario, fin dai primi anni del Novecento ha visto numerosi adattamenti sia per il cinema che per la televisione.
Rielaborare un classico di fine Ottocento e renderlo attuale
Gerwig, già affermata attrice del cinema indie americano, con questa sua personale rappresentazione di Piccole donne mostra ancora una volta la sua bravura non solo come regista ma anche come sceneggiatrice. La scelta vincente di Greta Gerwig è da ricercarsi nella modalità in cui svolge la narrazione, in grado di mostrarci le sorelle March e tutti gli altri personaggi sotto una nuova luce. Il film infatti non segue quella linearità creata dalla Alcott, ma procede su due linee temporali distanti fra loro sette anni e include nel film diverse vicende che Louisa May Alcott racchiude nei vari romanzi dedicati alle sorelle March.
Il presente, il 1868 in cui Jo è un’insegnate privata a New York ma desiderosa di diventare una scrittrice, attraverso dei flashback lascia spazio ai ricordi e al passato, in cui le giovani sorelle March vivevano insieme nella loro casa di Concord.
Questo continuo passaggio tra un tempo e l’altro è reso visivamente anche della bellissima fotografia di Yorick Le Saux e dalla messa in scena: se il passato ha toni caldi, vibranti e luminosi il presente è caratterizzato da una luce più fredda, quasi opaca. Un presente che porta con sé la nostalgia e i ricordi legati all’infanzia. Con questa narrazione intelligente e dinamica, Greta Gerwig riesce a dare vivacità alla vicenda della famiglia March, dimostrando che alcune storie sono davvero senza tempo.
Un cast d’eccezione fra nomi noti e stelle nascenti
La sceneggiatura permette anche di far emergere su tutte la figura di Jo. Ragazza determinata, grintosa, anticonformista e sensibile, Jo March rappresenta non soltanto la sua ideatrice Louisa May Alcott ma anche la stessa Greta Gerwig. E non stupisce la scelta di affidare la parte di Jo a Saoirse Ronan, attrice che aveva già prestato il volto a Christine/Lady Bird, protagonista dell’opera prima della regista californiana.
Saoirse Ronan, candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista per la sua intensa prova attoriale, dimostra ancora una volta di avere un enorme talento e la sua interpretazione completa un cast praticamente perfetto. Laura Dern è la dolce e altruista Marmee March, le sorelle Meg, Beth e Amy sono interpretate rispettivamente da Emma Watson, Eliza Scanlen e Florence Pugh, che ha ottenuto una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Nel ruolo di Laurie troviamo invece l’inarrestabile Timothée Chalamet, mentre la fantastica Meryl Streep veste i panni della bisbetica e cinica zia March.
Una rilettura personale di Piccole donne
Greta Gerwig ha saputo creare un adattamento intelligente e moderno di una storia nota a tutti ed è proprio questa felice intuizione il punto di forza del film. La regista e sceneggiatrice ha trovato e rivisto sé stessa nelle parole della Alcott, regalandoci così una visione assolutamente personale del grande classico senza però stravolgerlo o snaturarlo.
Piccole donne non è quindi l’ennesimo e banale remake ma, al contrario, è un film che porta sul grande schermo un classico di centocinquanta anni fa rendendolo emozionante e più attuale che mai. Un’opera realizzata con rigore e rispetto, che riflette anche le scelte artistiche, le idee e gli ideali della stessa Gerwig.
Voto: 8,5