Recensione – 30 anni – Michael Douglas, Kathleen Turner e Danny De Vito in una divertente e frizzante tragicommedia americana dal forte sapore anni 80. Le liti, il divorzio, i dispetti e gli scontri ma anche l’affetto indelebile – e non espresso – di una coppia di coniugi. Tratto dall’omonimo libro di Warren Adler, la pellicola usciva nelle sale l’8 dicembre 1989.
Guerra aperta
Washington, Stati Uniti. L’avvocato divorzista Gavin D’Amato (Danny De Vito) sta affrontando un caso di divorzio di un cliente ostinato a dividersi dalla moglie. Vedendolo così testardo decide di raccontargli di due clienti avuti precedentemente. Tempo prima, l’avvocato Oliver Rose (Michael Douglas) si rivolge al suo amico di famiglia, l’avvocato D’Amato, per chiedergli di avviare le pratiche di divorzio.
Fino a quel momento la famiglia Rose ha passato 18 anni di felice matrimonio, iniziati dai tempi in cui lui studiava all’università e lei era una bella giovane ginnasta. Felicità incoronata da due figli, una femmina Carolyn (Heather Fairfield) e un maschio Josh (Sean Astin). Tuttavia dopo un ipotetico infarto di Mr Rose, la moglie Barbara Rose (Kathleen Turner) si accorge che una vita senza il marito non era un così grande dispiacere.
Da qui, partono le pratiche di divorzio e i coniugi si dichiarano guerra aperta per l’abitazione. Né lui né lei vogliono lasciare la loro casa ed è così che stipulano un accordo di convivenza forzata rendendosi di fatto separati in casa. Ma a partire da quel momento inizia la vera faida familiare: scherzi, ripicche e cattiverie di ogni tipo sono all’ordine del giorno e gli unici a soffrirne sono i figli. Nemmeno l’intervento dell’avvocato Gavin D’Amato riesce a portare da una riconciliazione dato che ormai le diversità sembrano insormontabili. La furia della coppia è inarrestabile da portare alla distruzione della bella casa che condividono e ad un inaspettato epilogo…
Una coppia scoppiettante..e non solo
Per la regia ed interpretazione di Danny De Vito nei panni dell’avvocato D’Amato – famoso attore italo-americano noto per i suoi ruoli in innumerevoli tipiche commedie familiari americane – ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’ (1975), ‘The Big Kahuna’ (1999).
La pellicola è stata prodotta dalla James L Brooks Arnon Milchan e distribuita dalla 20th Century Fox, ottenne un buon successo al box office, 160 milioni $ (USA) e numerose nomination tra cui i Golden Globes del 1990.
‘La guerra dei Roses’ è cult degli anni 80 con una frizzante coppia, dialoghi incalzanti e grottesche gag divertenti. La coppia di protagonisti vede un ben collaudato duo composto da due grandi icone di quell’epoca: Kathleen Turner – conosciuta ai più per i suoi ruoli ne ‘Chi ha incastrato Roger Rabbit’ (1988) e ‘La Signora Ammazzatutti’ (1994). Io personalmente me la ricordo bene nei panni della madre severa e ottusa ne ‘Il Giardino delle Vergini Suicide’ (1999) regia di Sofia Coppola.
Mentre Michael Douglas è attore che ha bisogno di poche presentazioni, figlio d’arte conosciuto in tutto il mondo per suoi numerosi successi, indimenticabile nei panni di Gordon Gekko in ‘Wall Street’ (1987).
In questa pellicola vediamo nuovamente tutti e 3 gli attori recitare insieme dopo ‘All’inseguimento della pietra verde’ (1984) e io sequel ‘Il gioiello del Nilo’ (1985) – due film che fanno l’occhiolino ai ‘Predatori dell’Arca Perduta’ (1981) di Spielberg.
Oltre alla triade è da segnalare anche Sean Astin che interpreta Josh, uno dei due figli Rose. Attore americano, alcuni se lo ricorderanno nei ‘Goonies’, un altro indimenticabile cult anni 80, ma è soprattutto noto ai più per aver interpretato, qualche anno dopo, ‘Sam’ fedele amico di Frodo Baggins nella trilogia colossal de ‘Il Signore degli Anelli‘.
Oltre l’ironia…
Questo film si presenta come una leggera e divertente commedia ideale per una serata spensierata o una domenica pomeriggio ma al di là del divertimento e delle continue guerre grottesche, la pellicola apre allo spettatore degli spunti di riflettere su due temi di fortissima attualità nella società attuale: il matrimonio e il divorzio.
In realtà la storia si focalizza su tutto ciò che ci sta prima e in mezzo: prima c’è l’innamoramento e la felicità dell’unione e dei figli poi subentrano le difficoltà, le parole non dette, i litigi e le lotte.
Il messaggio che viene trasmesso allo spettatore attraverso una sorta di narratore onnisciente, l’avvocato Gavin, è che le continue lotte conducono solo a negative conseguenze e porta al suo cliente proprio l’esempio dei coniugi quasi a dimostrazione di ciò. Una buona pellicola.
Voto 6,5
“Una volta nella vita capita un film che ti fa sentire come se ti innamorassi di nuovo per la prima volta. Questo non è quel film”