Recensione in anteprima – Roma 13 – Alice nella città – Guido Chiesa torna con una commedia che vede protagonista l’inedita coppia Fabio De Luigi e Micaela Ramazzotti e che arriva nei cinema a partire dal 31 ottobre.

La storia

Gabriele (Fabio De Luigi), ex rocker e ora negoziante di strumenti musicali, divorziato, è un papà premuroso e concentrato esclusivamente su Sofia (Caterina Sbaraglia), la figlia di 10 anni. Quando gli amici gli presentano delle possibili nuove compagne lui parla della figlia, azzerando ogni chance. Un giorno però nella sua vita ricompare Mara (Micaela Ramazzotti), che non vede da 10 anni e che nel frattempo è diventata un’importante fotografa. Lui se ne innamora perdutamente ma c’è un grosso ostacolo da superare: lei non vuol sentire neanche parlare di bambini. Gabriele decide quindi di nasconderle la presenza di Sofia. L’impresa però non sarà per niente facile.

Guido Chiesa si cimenta per la seconda volta con il remake italiano di un film in lingua spagnola: infatti, dopo aver curato la regia di “Belli di papà”, remake di un film messicano, questa volta è il turno di un soggetto di origine argentina (“Se permetti non parlarmi di bambini!”, uscito nelle nostre sale nel settembre 2016), anche se, è giusto chiarirlo, la sceneggiatura è stata comunque scritta da Nicoletta Micheli, Giovanni Bognetti e dallo stesso Guido Chiesa.

Una commedia che vorrebbe andare oltre, al di là dei cliché

Il risultato è una commedia piacevole, simpatica e fresca, seppure priva di particolare originalità, che sfiora con intelligenza dei temi più delicati, seri e reali, quali l’inserimento di una nuova figura all’interno di un nucleo familiare, la famiglia cosiddetta “allargata” e, infine, la volontà di non avere figli.

Lui, padre separato, che vive esclusivamente per la figlia – in una relazione quasi morbosa – e non vuole storie con altre donne (seppure siano passati 7 anni dalla separazione con la ex moglie (Caterina Guzzanti).

Lei, una donna affermatasi sul lavoro, che sceglie di non avere figli e ha un atteggiamento molto duro nei confronti dei bambini. Una donna childfree, per utilizzare un termine che si sente molto nel film.

A farne le spese ci sono, però, sempre loro, i bambini appunto. Costretti, troppo spesso, a crescere in fretta per adattarsi ai tempi e ai nuovi spazi.

In realtà, i protagonisti, ciascuno con modalità differenti, hanno paura di mettersi in gioco. La prima a sbloccarsi, con la libertà e genuinità di cui solo i bambini sono capaci, sarà proprio Sofia, la cui graduale accettazione di Mara porterà anche gli adulti ad aprirsi e a permettere di sperimentare quanto gli altri possano donarti.

Un’interpretazione brillante, ironica e divertente

Ti presento Sofia è un film che si fa apprezzare anche grazie ai protagonisti: si evidenziano in primis le doti interpretative di De Luigi e Ramazzotti.

Lo stesso Guido Chiesa aveva detto, nel presentare il film alla VIII edizione di Cinè – Giornate di Cinema:

“Rivedrete il De Luigi a cui siete abituati, ovvero brillante, ironico, divertente, ma in vesti inedite di padre premuroso e affettuoso, alle prese con temi delicati. Un ruolo molto nelle sue corse e sulla scia di una tradizione italiana di attori capaci di passare dal comico al drammatico con disinvoltura”.

In seconda battuta, non si può non evidenziare la prova attoriale della bravissima Caterina Sbaraglia, efficace e fondamentale nel ruolo della piccola Sofia (molto divertenti i piccoli siparietti in coppia con Fabio De Luigi), personaggio attorno a cui ruota tutta la struttura narrativa della storia, e non ci si può esimere dal dare una nota di merito, con tutto il suo carisma di padre artista in giro per il mondo, a Shel Shapiro, di cui troppo spesso il cinema si dimentica.

Nel cast ci sono anche: Andrea Pisani (Classe Z, I babysitter, Belli di papà), Chiara Spoletini, Daniele De Martino e Bob Messini (La pazza gioia, Tutta la vita davanti, Caterina va in città, Gli amici del Bar Margherita).

Ti presento Sofia centra il proprio obiettivo di essere una commedia sentimentale, adatta a tutta la famiglia. Il  risvolto drammatico fa riflettere, (ri)considerare le priorità e guardare gli eventi sotto una lente differente.

Voto: 6,8

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *