Recensione – Alex Garland dirige un ottimo film di fantascienza a basso budget e con pochi effetti speciali. L’effetto speciale migliore consiste in una sceneggiatura da lui scritta che si incastra perfettamente con lo spirito del film stesso e ne esalta l’atmosfera cupa. Dopo diversi ritardi il film arriva finalmente nelle sale italiane.

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Tra tutti gli impiegati del grande motore di ricerca per cui lavora, Caleb è stato scelto per il prestigioso invito nella residenza del mitologico fondatore della società e inventore dell’algoritmo di ricerca. Arrivato in una zona a metà tra la magione irraggiungibile (lo porta un elicottero privato che si ferma diversi chilometri prima del primo edificio) e il rifugio zen, Caleb comprende di essere stato scelto da Nathan per un importante esperimento. Da decenni infatti Nathan è al lavoro sulla costruzione di un’intelligenza artificiale e Caleb deve testarla per capire se abbia raggiunto o meno il suo obiettivo. Il modello attuale con cui Caleb si confronta si chiama Ava, ha forma umanoide, pelle e circuiti, ragiona ed è conscia del suo status. Dopo i primi giorni Caleb comprende però che c’è qualcosa che non va, le frequenti ubriacature del capo, i moltissimi luoghi della magione in cui non può entrare e alcune strane confessioni di Ava compongono un mosaico più inquietante di quel che non sembrasse all’inizio.

 “Scrivi una sceneggiatura per la quale tutti pagherebbero per dirigerla e la regia sarà tua” queste le parole dette ad Alex Garland per portarlo dietro la macchina da presa dopo aver scritto sceneggiature come “28 giorni dopo”, “Sunshine”, “Non lasciarmi” ecc… Sta di fatto che “Ex Machina” risulta essere il primo film diretto dallo sceneggiatore Alex Garland e, senza ombra di dubbio, la sceneggiatura del film è la parte migliore dell’opera. Uno script preciso, solido, mai banale e sempre calibrato sia nelle battute che nei tempi.

“Ex Machina” è un film di fantascienza a tutti gli effetti ma non pone l’attenzione sugli effetti speciali o su astronavi e mondi futuri con chissà quali mezzi di comunicazione o di trasporto. Il film scandaglia l’animo umano di fronte alle innovazioni e all’esistenza dei robot ammiccando inizialmente a quell’idea di creazione della vita come dei novelli dei lambendo i confini del Frankestein moderno per poi dirigersi verso quella robotica che ricorda, nei colloqui tra Caleb e Ava quei dialoghi tra uomo e macchina che furono propri di “2001 Odissea nello spazio”.

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Non esiste un vero protagonista della vicenda, piuttosto i dialoghi a due tra i tre diversi personaggi della vicenda aiutano lo spettatore a calarsi nella vicenda, a vivere le emozioni contrastanti di Caleb, le curiosità di Ava e la solitudine di Nathan. Sono questi dialoghi i veri protagonisti di una sceneggiatura che, con una precisione maniacale dissemina gli elementi essenziali per scoprire la storia pian piano e avere un quadro finale generale con le proprie sensazioni e sentimenti.

Il regista calibra perfettamente silenzi, immagini, assenza di colori, informazioni visive e sonore e si avvale di personaggi ben scritti che pescano dall’attualità le maggiori paure. Ecco che il magnate Nathan sembra ricordare nel genio radical lo storico e compianto fondatore della Apple Steve Jobs a capo però di un’azienda che è un motore di ricerca su internet e come non pensare a Google? e con un nome che ricorda molto facebook, infatti l’azienda si chiama Bluebook. Caleb è il nerd single e impiegato modello che abdica il suo essere nerd per sfruttare al meglio la sua capacità di analisi e sintesi. Ava è l’asettico robot consapevole della sua fredda meccanica ma che scopre pian piano una dimensione del suo “io” interiore molto più umana di quanto possa aver mai pensato. Una sorta di figlia dell’androide “Data” della serie Star Trek che viene anche citata nel film.

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Un ottimo esordio alla regia per Alex Garland che, personalmente, riabilita la mia fiducia verso i film di fantascienza che trattano il mondo dei robot dopo le ultime mezze delusioni targate “Chappie” (Humandroid) e “Automata”. Da vedere e da non perdere per gli amanti del genere.

Voto: 7,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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