Recensione in anteprima – Dopo otto anni dall’uscita del terzo capitolo, torna al cinema Po, il panda esperto di Kung Fu. Questo quarto capitolo rimane nel solco tracciato dai precedenti ma esplora qualche nuova strada. Rimane il divertimento ironico e ingenuo. Al cinema dal 21 marzo.

La storia

Il Maestro Shifu (Dustin Hoffman/Carlo Valli) ha una notizia per Po (Jack Black/Fabio Volo): non potrà più essere il Guerriero dragone ma dovrà scegliere il suo successore, per diventare lui stesso la guida spirituale della Valle della pace, capace di seminare saggezza e infondere speranza. Po non è contento, sia perché il ruolo di Guerriero dragone gli piace e non è pronto ad abbandonarlo, sia perché, nonostante gli sia stato consegnato il bastone della saggezza, non si ritiene in grado di assumere il ruolo di guida spirituale.

Il kung fu panda si imbatte in una volpe, Zhen (Awkwafina/Alessia Amendola), agilissima e pronta a rubare e a giocare sporco, che lo informa di un nuovo grande pericolo, ovvero la Camaleonte (Viola Davis/Laura Romano), una potente maga cattiva mutaforme, cioè in grado di assumere le sembianze di chiunque, che vuole arrivare a regnare sulla Valle della pace. Po e Volpe si imbarcano in un viaggio per raggiungere Juniper City, la città dove regna la Camaleonte, e i due padri di Po, l’oca Mr. Ping (James Hong/Oliviero Dinelli) e il panda Li (Bryan Cranston/Paolo Marchese), li seguono da lontano e di nascosto per proteggere il loro ingenuo figliolo.

Cambiare per restare

La nuova avventura di Po si innesta in una dinamica di cambiamento che attraversa la sua vita e che lui inizialmente rifiuta. Lasciare chi si è per diventare quello che si potrebbe diventare è un passaggio che necessita di un coraggio nuovo per Po, panda che, notoriamente non ha il suo coraggio in superficie.

Cambiare, comunque, non è necessariamente partire. Il film, e Po in particolare, cercano di mantenere quell’equilibrio necessario tra il cambiamento e il rimanere fedeli ai propri principi, ai propri sogni, al proprio carattere. Un percorso che, la saga affronta in questo quarto capitolo in quanto il rischio di ripetersi nuovamente sarebbe stato molto probabile.

“Kung Fu Panda 4” riesce a non abbassare la qualità della saga, non arriva alla novità e ai fasti del primo capitolo ma offre spunti interessanti e diverte come è stato anche per i precedenti sequel.

Una buona dinamicità nella regia e nella struttura del racconto fanno del viaggio di Po un’ulteriore situazione di incontro con nuovi personaggi ritrovando anche vecchi amici/nemici. La vita di Juniper City, sia quella in superficie, sia quella nel “sottobosco” malavitoso è molto interessante e divertente come la simbolica locanda del “Coniglio felice” che è sempre in bilico su un promontorio.

Cattivi maestri

Nell’incontro tra Po e Volpe si ha l’incontro tra due personaggi che hanno avuto un’infanzia di abbandono. Ciò che poi i due son diventati è stato il risultato di come quell’abbandono in fasce è stato poi risolto (o non risolto). Po ha avuto la fortuna di trovare due genitori adottivi premurosi e affettuosi. Volpe è cresciuta senza nessuno che le dimostrasse affetto sincero.

Due traumi, passati in modo diverso e che hanno caratterizzato due caratteri diversi. L’ingenuo Po pronto a fidarsi di tutti e la sospettosa Volpe che non si fida di nessuno. A dirigere, plasmare e accogliere queste due vite diverse abbiamo dei buoni maestri, i genitori di Po, e una cattiva maestra: la Camaleonte.

Specchio di un mondo che spesso cambia, spesso inaffidabile e arrivista, la Camaleonte è quel villain perfido, infingardo, silenzioso e dall’apparenza traditrice figlio dei tempi moderni. La cattiveria è profonda ma sempre celata, mascherata. In pratica un monito, anche social dove è molto più semplice mascherarsi, per cercare buoni maestri evitando quelli cattivi.

“Kung Fu Panda 4” è un buon film, divertente per grandi e piccini. Il pubblico ritrova vecchi amici e può anche riflettere, non tanto, quel “quanto basta” affinché oltre al divertimento si possa trarne qualche spunto.

Voto: 6,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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