Recensione in anteprima – Noto soprattutto per la fortunata miniserie cinematografica “Paddington”, Paul King si cimenta con il personaggio Willy Wonka nato dalla penna di Roald Dahl nel 1964. “Wonka” si ricollega come prequel ai due precedenti film ispirati al romanzo. Per stessa ammissione dei produttori e del cast il film si ispira maggiormente all’originaria pellicola del 1971. Il risultato è lontano e scostante ma utile a definire un nuova favola moderna del periodo natalizio. Al cinema dal 14 dicembre.

La storia

Il giovane Willy Wonka (Timothée Chalamet) arriva in città con pochi denari e una tavoletta di cioccolata nel cilindro. Il suo sogno è aprire una grande cioccolateria nella piazza in cui però coesistono già tre mastri cioccolatai che fanno cartello fra di loro e non ammettono un nuovo concorrente: soprattutto uno che con i suoi cioccolatini riesce a far volare i clienti.

Willy soggiorna presso una locanda la cui proprietaria gli fa firmare un contratto pieno di clausole che lo vincolano a lavorare per anni nella sua lavanderia, dove soggiornano anche altri malcapitati ingannati allo stesso modo in epoche diverse. Fra di loro c’è Noodle (Calah Lane), una ragazzina che è stata recuperata dall’ostessa nel cassonetto dei panni da lavare e che è costretta a ripagare tanta generosità con il ruolo di schiava della locanda. Al gruppetto non resta che unire le forze e tenersi stretti i propri sogni, sperando un giorno di realizzarli tutti.

La storia, è, a tutti gli effetti un prequel della storia conosciuta da oltre mezzo secolo e descritta nel celebre romanzo di Roald Dahl del 1964 già trasposto al cinema nel film del 1971 con Gene Wilder e con il remake del 2005 diretto da Tim Burton. Una fantasia che risponde, probabilmente, alla curiosità della vita di Willy Wonka prima di diventare quel cinico proprietario della fabbrica di cioccolato più stravagante e impenetrabile che mai.

Wonka da (s)vendere

Il film del 2005 di Tim Burton ha cercato di creare una spiegazione all’indole di Willy Wonka proponendo una sua infanzia da figlio di dentista e bambino con una vita difficile. Una parentesi che qui diventa film sulla gioventù di Willy, lontano dalle ombre (parecchie) e luci donatele da Tim Burton sotto le vesti di Jonny Depp e più vicino, invece, al Willy interpretato da Gene Wilder.

Ma il Willy Wonka interpretato da Timothée Chalamet è qualcosa di diverso. La sceneggiatura di Paul King e Simon Farnaby lo alleggeriscono anche troppo del cinismo, dell’arroganza e della supponenza che, quanto basta sono presenti nel personaggi del romanzo e dei film precedenti. Una libera interpretazione del Willy precedente all’imprenditore relegato nel suo regno .che lo spettatore conosce e che funziona bene addosso all’attore franco statunitense ma non restituisce lo spessore necessario ad andare oltre la favola.

Si tratta, probabilmente, di una precisa scelta di “vendibilità” del prodotto. “Wonka”, proprio come il cioccolato che deve trovare i suoi clienti, vende un Willy molto più accessibile alle nuove generazioni indirizzando lo sguardo principalmente al pubblico delle favole disneyane, al colorato e zuccheroso mondo dell’intrattenimento dolce, accondiscendente, sicuro.

Paddiwonka di Natale

Willy Wonka appare così un giovanotto sempre allegro, positivo, un mago, un illusionista che non usa sotterfugi ma crea davvero le sue illusioni, le sue strane tipologie di cioccolato. Un giovane venuto dalla povertà, con un’idea geniale, uno spirito che non si abbatte davanti a nessuna difficolta e che cerca sempre soluzioni. Un personaggio a tratti troppo ingenuo tanto da essere preda dei cattivi di turno. Personaggi ben caratterizzati, estremamente pesanti nei pensieri, nei vestiti, nelle azioni.

La regia di Paul King è ben indirizzata a creare una favola che immerge lo spettatore nella fantasia del suo protagonista e le atmosfere sono tipiche di quella Londra già abilmente narrata in “Paddington”. Un film che si presta bene a essere intrattenimento del periodo natalizio. Un musical che non sempre riesce a seguire un ritmo adeguato e costante. Due le canzoni che vengono riportate in auge dai film precedenti con quel motivetto relativo agli Umpa Lumpa che rimane in testa a lungo.

In verità in “Wonka” è presente solo un Umpa Lumpa, sorprendentemente interpretato da Hugh Grant con un accento British che non piacerà ai puristi ma estremamente efficace. Timothée Chalamet propone una buona interpretazione così come è da rimarcare la prova di Olivia Colman in un ruolo che la avvicina molto alla Signora Trinciabue di “Matilde 6 mitica”. Gradevole il cammeo di Rowan Atkinson

“Wonka” è un film da vedere a Natale, non è al livello dei precedenti film. Propone un inedito Willy Wonka che piacerà a molti ma risulterà indigesto ai puristi del romanzo. Ogni tanto però anche il cinema ha bisogno di una zuccherosa dolce leggerezza.

Voto: 6,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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