Recensione – Ispirato ai famosi libri di A. A. Milne ed E. H. Shepard, rivede le classiche icone dell’infanzia in chiave horror. Si tratta del primo film prodotto da Rhys Frake-Waterfield e dalla sua azienda. In Italia la pellicola è stata pubblicata direttamente in DVD e Blu-ray il 13 luglio 2023, ed è disponibile dal 27 ottobre sulla piattaforma Amazon Prime Video. Già è stato annunciato un sequel, previsto per il mese di febbraio del 2024.
Le origini del personaggio
Winnie, orsacchiotto antropomorfo, esordì nel 1924 in un racconto pubblicato da Milne nell’edizione natalizia del London Evening News, per poi diventare l’episodio iniziale del romanzo omonimo del 1926. In seguito, altri episodi vennero raccontati via radio. Il successo dell’iniziativa portò a raccogliere i racconti migliori per realizzarne un romanzo per bambini, che venne pubblicato nel 1926.
Come anche visto nel lungometraggio Ritorno al Bosco dei 100 Acri (Christopher Robin), uscito nel 2018 e diretto da Marc Forster, il nome del personaggio deriva da quello di un orsacchiotto di pezza di proprietà di Christopher Robin Milne, figlio dell’autore. Raccolte di poesie e romanzi proseguirono le vicende del personaggio, illustrate sempre da Ernest H. Shepard, che per ispirarsi frequentò per qualche tempo la casa di Milne, avendo modo di osservare i pupazzi di Christopher Robin e il boschetto vicino a casa (divenuto, nel romanzo, il Bosco dei Cento Acri).
Nel 1929 Milne vendette i suoi diritti sui personaggi ideati a Stephen Slesinger e, nel 1961, alla Walt Disney Company, che fece del personaggio il protagonista di una serie di cartoni animati, partendo dalle storie originali e creandone di nuove. Col tempo, anche grazie al merchandising costruito sia nello stile dei cartoni animati che in quello di Shepard (etichettato come “classic Pooh”), divenne una delle principali icone dell’universo Disney e uno dei suoi personaggi più redditizi.
La nuova vita di Pooh
Nel 2022 sono ufficialmente scaduti i copyright e e i diritti d’autore di Disney sul mondo di Winnie-The-Pooh, ad eccezione del personaggio di Tigro, protetto da copyright ancora fino al 2024. Così, le creazioni di Milne sono diventate di dominio pubblico. Per questo, è stato possibile trasformarne completamente la natura, virando totalmente di genere, da prodotti dedicati all’infanzia, all’horror slasher.
Come si racconta nell’incipit, raffigurato tramite illustrazioni, ispirate a quelle tradizionali del personaggio, ma deformate in chiave dark, nel Bosco dei 100 Acri un giovane ragazzo di nome Christopher Robin s’imbatté in alcune delle più insolite creature mai visti prima. Ibridi che qualcuno avrebbe descritto come orridi abomini.
Da qui parte la radicale e completa modifica del mondo creato da Milne, e per i ricordi della nostra infanzia è certamente un gran colpo. Sono proprio loro le prime vittime dell’inedito omicida Pooh.
Percorso di deformazione
Per arrivare però alla trasformazione dell’amato orsetto, vale la pena riportare le parole complete dell’incipit: le creature incontrate un giorno da Christopher Robin, gli si presentarono come Uffa, Tappo, Ih-Oh, Pimpi e il più importante tra loro Winnie-The-Pooh. Con infantile ingenuità Christopher ne ignorò la pericolosità e divenne loro amico, procurando per loro del cibo e ogni giorno che passavano insieme il loro legame diventava più forte.
“I giorni diventarono anni, e con gli anni arrivò anche la maturità.
Alla fine Christopher prese la difficile decisione di lasciare i suoi amici per andare al college e diventare medico.Li pregò di avere cura l’uno dell’altro in sua assenza. Poi però arrivò l’inverno, le notti erano fredde da morire, la terra sterile e completamente priva di cibo. Una fatidica notte, ormai sull’orlo della fame, Pooh decise che per sopravvivere il gruppo avrebbe consumato uno dei loro più cari amici.
E così, Ih-Oh non c’era più...”
Il trauma di questo atto deformò le menti del gruppo, divennero selvaggi e svilupparono un odio segreto verso tutto ciò che era umano, e in particolare per Christopher Robin, che li aveva abbandonati. Così fecero un patto: avrebbero rinunciato alla propria umanità per tornare alle loro radici animalesche, giurando solennemente di non parlare mai più.
L’orrore si fa vivo
Si arriva così al presente, tornano i colori, e siamo nel mondo della live action. Christopher (Nikolai Leon) decide finalmente di tornare, insieme alla sua ragazza Mary (Paula Coiz), nel Bosco dei 100 Acri, ed è subito chiaro che il luogo è cambiato.
Vasetti di miele quasi vuoti e coperti di sangue riempiono l’ambiente, la casa antica dei giochi appare più grande di quanto ricordato. Il luogo si presenta come uno strano parcheggio, grigio e spoglio, con roulotte metalliche, e Christopher inizia la ricerca dei suoi amici; vorrebbe presentarli alla ragazza, prima di sposarla.
All’improvviso subentra l’orrore, dei vecchi amici sono rimasti solo Pooh e Pimpi, che appaiono terribilmente deformati. I ricordi felici non esistono più, ciò che resta è solo morte e brutalità. Robin viene trascinato via, la ragazza viene uccisa, e siamo strappati insieme a lui dalla memoria della nostra infanzia. Con l’apparizione tramite giornali e false immagini di repertorio che intercalano i titoli di testa, vediamo come le morti e le sparizioni, con annesse mutilazioni, abbiano col tempo ormai invaso tutto il territorio adiacente al Bosco, luogo da cui stare lontani se si vuole sopravvivere.
Riflessioni finali
Non sappiamo quanto tempo sia passato dal ritorno di Christopher Robin al Bosco, non sappiamo dove sia finito il resto della banda dei 100 Acri. Come anche non sappiamo come potessero sopravvivere prima dell’incontro iniziale con lui. Molto della trama resta sospeso e senza chiare spiegazioni. Ci sono tutti gli ingredienti base per una buona storia horror, tuttavia manca di profondità psicologica, e di un vero legame che tenga insieme l’intero tessuto narrativo.
Anche le ragazze, che un giorno arrivano al Bosco, nuove vittime di Pimpi e Pooh, risultano solamente abbozzate nelle loro caratteristiche personali. Simpatizzare con loro risulta dunque impossibile, quindi a parte vedere l’orrore mostrato dal film, non proviamo nulla. Siamo semplici spettatori della carneficina, di una caccia all’ultimo sangue, da cui nessuno risulterà vincitore.
Pooh appare come un mostro indistruttibile ed inarrestabile. Le api gli ronzano intorno, quasi come preludio del macello e del sangue che arriverà insieme a lui. Non c’è nessuna umanità, né nel mostro né nelle sue vittime, le poche parole pronunciate risultano inutili e inconcludenti, la casualità degli eventi è ciò che porta avanti il racconto.
Arriviamo alla fine domandandoci solamente il motivo della creazione di questo film. Sperando che i bambini possano giungerne alla conoscenza il più tardi possibile, e che possano ancora a lungo giocare con la loro immaginazione nel Bosco dei 100 Acri.
Voto: 4,5