Recensione in anteprima – Venezia 79 – In concorso – Darren Aronofsky torna in competizione alla Mostra del cinema di Venezia a 14 anni di distanza dal trionfo con “The Wrestler” e dopo aver portato al Lido “Il cigno nero” e “mother!”. “The Whale” porta sul grande schermo (in formato 4:3) una pièce teatrale di Samuel D.Hunter. Al cinema dal 23 febbraio.

La storia (teatrale)

Charlie (Brendan Fraser) è un uomo obeso di una cinquantina d’anni. Vive solo, passa le giornate seduto sul divano tenendo corsi di scrittura online, guardando la tv e mangiando compulsivamente. Nella sua vita ci sono Liz (Hong Chau), amica infermiera che si prende cura del suo stato di salute sempre più precario, e la figlia Ellie (Sadie Sink), diciassettenne che ha abbandonato quando era bambina per seguire l’amore della sua vita, Adam, il cui successivo suicidio è alla causa della sua obesità. Sentendo la morte avvicinarsi Charlie decide di spendere il tempo che gli resta per riconciliarsi con Ellie, la quale non gli ha mai perdonato la sua scelta…

Oltre a queste poche figure familiari c’è la presenza di un giovane missionario di nome Thomas (Ty Simpkins) che si introduce sempre di più nella casa di Charlie. Rappresenta quella spiritualità persa, quell’ingenuità che si scontra con la schiettezza di Ellie e la concreta situazione di Charlie.

Il film è stato realizzato quasi interamente in periodo pandemico e l’unità di luogo, oltre che funzionale risulta coerente con la pièce teatrale.

Il formato 4:3 usato per il film incastra ancora di più Charlie nella sua condizione, lo rende ancora più ingombrante, senza spazio, con pochissima manovra, ad esaltare la potenza della stessa gabbia da lui creato. Solo la parola, di cui è maestro, viaggia con più spazio, libera tra Bibbia e Moby Dick, una sua vera ossessione e, in fin dei conti, sua stessa rappresentazione.

Incastrato nell’amore perso

Registrato in un unico ambiente e cioè l’appartamento in cui Charlie è costretto a rimanere a causa della sua mole, il film crea totale empatia con il pubblico. Commozione e partecipazione si innestano nello spettatore grazie alla prova magistrale di Brendan Fraser. Una sceneggiatura non impeccabile ma interessante racconta l’ultima settimana di Charlie che si arricchisce della presenza della figlia diciassettenne abbandonata all’età di 8 anni e di altre figure prima escluse dalla sua vita.

“The whale” è la perdita dell’amore che si fa immagine concreta e ingombrante, paralizzante, letale. Charlie cerca di ristabilire rapporti, di fare l’ultima cosa giusta nella sua povera, schifosa (per il suo aspetto) vita. Impossibile non piangere, non commuoversi per quell’immobilità così reale fuori e pachidermica dentro l’animo di Charlie mentre quella stessa anima cerca lo slancio per elevarsi a una situazione migliore.

Charlie soffre ed ha sofferto, si è abbandonato a riempire quel suo vuoto d’amore con qualcosa d’altro, il cibo, a chili, a quintali, trasformandosi in quella balena del romanzo che, in questo caso, sta uccidendo lentamente se stesso. Charlie ha perso la moglie, sua figlia, la famiglia che ha abbandonato e l’amore Adam che aveva pensato di aver ritrovato… ha perso tutto, tutto quell’amore di cui una persona ha bisogno.

Peggio della morte

Perdere l’amore della persona amata è anche peggio della morte e solo la consapevolezza di avere ancora poco da vivere crea in Charlie quella voglia di gridare, a suo modo:

“…fammi fare almeno una cosa buona”

alla figlia Ellie, l’unica figura che cerca di approcciarsi a Charlie in modo sincero, non ipocrita né tantomeno compassionevole.

L’interpretazione di Brendan Fraser costretto a chili di ingombrante trucco è ottima. Un attore ritrovato che dimostra ancora una volta il suo talento. La sua performance viene esaltata anche dalla regia, con telecamera spesso addosso, e altre volte libera quasi di riprendere quelle chiacchierate fiume con gli altri personaggi. Sadie Sink si dimostra quel talento giovane che il mondo ha apprezzato in “Stranger Things” e completa molto bene le scene creando un legame con Charlie molto interessante e poco scontato.

“The Whale” è un film da vedere per chi soffre nello spirito e non solo nella non accettazione del proprio corpo. Ma è un film che può parlare molto anche a chi sta bene, perché certe volte l’indifferenza a certe sofferenze non è da sottovalutare.

Voto: 8,3

Box Office

data pos. titolo data uscita paese distributore inc.giorno spet. g. inc. tot. spet.tot.
22/02/2023 THE WHALE 23/02/2023 USA I WONDER PICTURES S.R.L. 5207 645 5207 645
23/02/2023 3 THE WHALE 23/02/2023 USA I WONDER PICTURES S.R.L. 53630 8393 58837 9038
24/02/2023 3 THE WHALE 23/02/2023 USA I WONDER PICTURES S.R.L. 89466 13536 148303 22574

 

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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