Recensione in anteprima – Venezia 78 – In concorso – Film d’apertura della 78esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia anno 2021. Regia di Pedro Almodovar con protagonista Penelope Cruz. Una storia di nascite e ricordi. Memoria storica per un presente e un futuro in continuo cambiamento. Al cinema dal 28 ottobre.
La storia
Compagne di ‘gravidanza’ in una clinica di Madrid, Janis (Penelope Cruz) e Ana (Milena Smit) diventano madri lo stesso giorno. Janis è una fotografa affermata, Ana un’adolescente anonima. La nascita di due bambine crea un legame forte che evolve in maniera simmetrica. Janis ha deciso di crescere da sola la figlia che l’amante, un antropologo forense, non ‘riconosce’ come sua, Ana, ‘abbandonata’ dai genitori sempre altrove, fa altrettanto. Ma il destino è dietro l’angolo e finirà per incontrarle di nuovo dentro una Spagna che fa i conti col passato e il DNA nazionale.
Pedro Almodòvar torna al Lido con un nuovo film con protagoniste le donne, sia per quanto riguarda la nascita sia per quanto riguarda il ricordo storico di una nazione, la Spagna, che solo recentemente ha riscoperto il giusto tributo a tutti i suoi combattenti per la libertà.
La nascita viene descritta più volte. Una nascita “parallela” come a identificare una nascita reale e una (ri)nascita virtuale della nazione spagnola dopo il 2007. Un travaglio che affonda le sue pene e sofferenze in un passato che sta iniziando ad essere raccontato e ricordato.
Il ritorno all’universo femminile
Pedro Almodovar riprende i suoi temi più cari sprofondando nell’universo femminile. Le donne, che danno vita, sono presenti in tutte le scene i rappresentano i personaggi principali relegando i personaggi maschili a comparse.
E’ una scelta autoriale, consona e coerente alla filmografia del regista spagnolo che utilizza nuovamente Penelope Cruz come protagonista principale. Una buona interpretazione dell’attrice che incarna perfettamente la madre single del secondo millennio che si deve barcamenare tra lavoro e pannolini. Totalmente indipendente, estremamente padrona della sua vita anche nel rapporto sentimentale fugace.
E’ un universo femminile totale anche nei rapporti di lavoro, nei rapporti familiari che presentano padri totalmente assenti non solo a livello empatico ma anche a livello di presenza fisica.
La ricerca delle radici
Se le figure maschili sono totalmente assenti nel film e vengono ridotte a presenze non propriamente edificanti, è invece la memoria storica degli uomini del passato che viene dapprima accennata e poi perseguita nel finale.
E’ una ricerca delle radici che scava, in modo letterale e temporale nella storia delle famiglie private di tanti mariti, padri, nonni, zii, cugini, fratelli. Una restituzione dovuta ma che spesso viene persa di vista e mal si amalgama con la trama “parallela” delle due madri.
Una buona interpretazione delle attrici, delle belle profondità di scrittura del personaggio di Janis e, parzialmente, di quello di Ana non bastano a coprire passaggi di trama troppo semplificati e veloci. In alcuni punti infatti il film pecca di eccessiva semplificazione sia pratica sia logica disperdendo un po’ il bel messaggio di nascita e rinascita di una nazione.
Voto: 6