Recensione – Il remake in live action del Classico Disney del 1998, diretto da Niki Caro ha bypassato i cinema ed è arrivato direttamente su Disney Plus il 4 settembre con accesso VIP, mentre a partire dal 4 dicembre il film è stato introdotto nel catalogo di tutti gli abbonati, senza costo aggiuntivo.

La trama

Quando gli Invasori del Nord, guidati dal feroce Bori Khan (Jason Scott Lee) minacciano di assediare l’intero Impero Cinese, l’Imperatore (Jet Li) decreta che ciascuna famiglia debba arruolare un uomo nell’Armata Imperiale per difendere il Paese. Mulan (Liu Yifei), la figlia maggiore della famiglia Hua, decide di partire di nascosto al posto del padre, ex soldato ormai vecchio e malato. La ragazza si presenta al campo di addestramento con il nome di Hua Jun e si sottopone al durissimo allenamento previsto dall’esercito, mentre è dilaniata da un costante conflitto interiore: è giusto mentire al suo Paese e mettere a rischio l’onore della sua famiglia per proteggerla?

Addio Mushu

Gli obiettivi di questo lavoro sono chiari: da una parte c’è la volontà di focalizzarsi sulla protagonista, sulla sua crescita ed evoluzione, sulla sua forza e sull’equilibrio dei suoi valori. Ci si vuole avvicinare al genere Wuxia, quello che narra degli eroi marziali cinesi, prendendo in prestito alcune delle sue principali caratteristiche visive, come la resa dei combattimenti quasi acrobatici. Si vuole rendere la storia più solenne, più seria e questo impone non solo lo smantellamento di tutte le gag, ma anche l’eliminazione del personaggio di Mushu, così come di tutte le canzoni, i due veri punti di forza del lungometraggio animato del 98.

Mulan contro Mulan

L’altra principale intenzione è quella di approfondire maggiormente la cultura cinese, così tanto stereotipata nel nostro mondo occidentale. È probabilmente anche per questo che viene introdotto il qi, un concetto filosofico della tradizione cinese, giapponese e coreana che approssimativamente si può descrivere come un’energia vitale che permea tutte le cose e che scorre dentro di noi, dando origine a tutte le funzioni fisiche e psicologiche del nostro organismo. Un concetto che però viene banalizzato, appiattito, occidentalizzato.

Qui il qi sembra un superpotere, una forza alla Star Wars che solo pochi eletti sono in grado di dominare. E quindi, questa volta più che negli altri casi, viene da chiedersi che ruolo abbia questo remake. Nel film d’animazione Mulan era speciale perché era una ragazza come le altre che lavorando duramente, anche più degli altri, riusciva ad ottenere un successo fuori dal comune. La Mulan del 2020 parte favorita, perché è privilegiata, ha un dono, infatti già prima dell’addestramento è più forte di molti uomini. La sua crescita non è altrettanto vertiginosa, la sua impresa non è altrettanto difficile, ma soprattutto il suo gesto di sacrificio in favore del padre non è altrettanto folle, con un potere così grande dalla sua parte.

I personaggi secondari

In ogni caso la protagonista non è la sola che vincerebbe uno scontro con la sua controparte animata: Shan Yu era un villain decisamente più spietato e soprattutto più minaccioso e spaventoso di Bori Khan. Nel film d’animazione le razzie degli Unni sono scene crude e violente, la sequenza della bambola di pezza nelle grosse e grigie mani del loro capo mostra che la sua fredda brutalità non si mitiga neanche davanti a bambini innocenti.

Eppure, nel corso del live action si presentano diverse occasioni di approfondire la caratterizzazione dei personaggi secondari, occasioni per lo più mancate, di cui cade vittima anche l’alleata di Bori Khan, la strega mutaforma Xianniang.

Cosa funziona?

Gli unici veri punti di forza del film di Niki Caro sono gli effetti speciali, la scenografia e i costumi: sono questi gli aspetti che danno colore e vitalità alla storia, che la localizzano in modo preciso e accurato e che non a caso hanno procurato alla produzione due candidature ai premi Oscar.

Boicottaggi e polemiche

Come se tutti i suoi difetti non bastassero, Mulan ha subito un notevole boicottaggio causato prima dalle dichiarazioni dell’attrice protagonista Liu Yifei, che appoggiavano le violente repressioni operate dalla polizia durante le manifestazioni di Hong Kong del 2019; e successivamente anche dalla comparsa tra i ringraziamenti nei titoli di coda, delle autorità della provincia dello Xinjiang, dove sono state girate alcune scene e dove sono tuttora in atto gravi violazioni dei diritti umani ai danni delle popolazioni Uigure.

Voto: 5,8

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